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"Coltivazione del noce in Piemonte: un'alternativa possibile?": il resoconto del convegno promosso da Life"

Si può pensare al noce come a una coltivazione alternativa al "dopo-batteriosi" del kiwi nella Regione Piemonte? "Se la frutta a guscio costituisce di per sé una novità per le aree pedemontane, disporre di una filiera totalmente locale, e altrettanto motivata, potrebbe rappresentare una buona scommessa, almeno per recuperare aree ad oggi marginalizzate e improduttive, purtenendo conto dei cinque anni necessari al raggiungimento di una piena produzione. L'opportunità di coltivare noci da consumo in Piemonte mi riporta a pensare ai valorosi pionieri del kiwi che - negli anni Settanta – introdussero con coraggio quella che oggi è per noi una tradizione assodata, seppure indebolita dalla batteriosi."

Queste, le parole di Domenico Sacchetto in occasione del partecipato incontro "Coltivazione del noce in Piemonte: un'alternativa possibile?", promosso da Assortofrutta, azienda Life e Confcooperative Cuneo, condotto dal Direttore del CReSo (Centro per la frutticoltura piemontese) Silvio Pellegrino e ospitato nella sede dell'OP Piemonte Asprofrut lo scorso 13 marzo a Lagnasco (CN).



A sostegno della coltivazione del noce sono in corso attività di ricerca volte a sperimentare il comportamento di alcune varietà di interesse commerciale nell'ambito delle caratteristiche pedoclimatiche regionali. E' quanto l'azienda Life di Sommariva Perno (CN) ha da tempo avviato con il DISAFA-Dipartimento di Scienza Agrarie, Forestali e Alimentari dell'Università di Torino.

Varietà promettenti

Come illustrato dalla ricercatrice Cecilia Contessa nel corso dell'incontro: "Con il coinvolgimento ulteriore del PAF-Piemonte Produttori Associati Frutta a Guscio, abbiamo allestito due campi di confronto varietale nel Roero (zona collinare della provincia di Cuneo), con un sesto d'impianto di 7x6 metri, per testare le principali cultivar di esportazione (cioè le californiane Chandler, Howard e Tulare, così come le francesi Franquette, Lara, Fernor), in modo tale da strutturare un paragone anche su un'area più vicina per caratteristiche climatiche."




"Inoltre, grazie a incroci interspecifici con cultivar di origine nord-americana (Hartley, Pedro, Vina e Chase D9), sono stati ottenuti 80 ibridi valutati dall'azienda sperimentale dell'Università: di questi, i sei risultati migliori per adattabilità al clima piemontese e alle caratteristiche commerciali (grandi pezzature), sono stati messi a disposizione delle prove in campo per verificarne la potenzialità produttiva, anche dal punto di vista dei calibri."

"In una prospettiva temporale, nonostante la lunga gestazione della coltura (quattro anni prima di arrivare a una produzione di almeno una tonnellata per ettaro), non possiamo tralasciarne le radici locali in quanto, in passato, il noce era molto diffuso in Piemonte, anche grazie alla longevità produttiva (fino a 25 anni) di questa coltura già autoctona."


Fasi della lavorazione delle noci.

Allevamento della coltura e gestione dei costi
Mentre il Piemonte mette al vaglio il noce come coltura del futuro, nel Nord-Est italiano si parla a tutti gli effetti di una coltivazione già esistente, come descritto dal Prof. Moreno Toselli del Dipartimento di Scienze Agrarie dell'Università di Bologna: "Le interessanti case history del Veneto e dell'Emilia Romagna - sempre legate alla sperimentazione di cultivar californiane e francesi - hanno messo a nudo le forme di allevamento più idonee per una precoce entrata in produzione, sperimentando differenti innesti, così come diverse tecniche di potatura, impollinazione, irrigazione e difesa fitosanitaria (in particolare, da batteriosi, antracnosi, marciume radicale fibroso, cidia e mosca del noce)."

"Rispetto alla sostenibilità economica degli impianti - ha proseguito Toselli - va detto che il 2013 ha rappresentato un'ottima annata, movimentata da una vendita esclusivamente diretta, senza bisogno di intermediari, fino al tutto esaurito, con una resa commerciale di 5 euro al kg, che evidenzia la tenuta economica del prodotto, sempre sopra i 2,5 euro. Certamente l'incidenza maggiore sui costi si deve alla manodopera, mentre il risparmio maggiore è dato dalla vicinanza all'impianto di essiccazione utilizzato (meglio ancora se interno all'azienda). L'ammortizzazione dei costi risulta ancor più facile se l'impresa produce anche nocciole, visti i parametri comuni da osservare tra le due colture a guscio. In tal senso, le gestioni associate e cooperative assicurano la migliore gestione dei costi."


Da sinistra a destra: Davide Cimatti (Coop Centrale Adriatica), Davide e Umberto Sacchi (Life), Alberto Manzo (Mipaaf), Domenico Sacchetto (Assortofrutta) e Silvio Pellegrino (CReSO).

Noci e salute
Grazie a un cocktail "bioattivo" di nutrienti, le noci abbassano il colesterolo e il rischio di tumore; ma non solo. La diminuzione del 20% della mortalità portata da qualsiasi causa attraverso il consumo regolare di una modica quantità di noci, o di altra frutta oleosa (provato da un ampio studio curato dai ricercatori della Harvard School of Public Health di Brigham) può essere la spiegazione da attribuire alla continua destagionalizzazione nell'acquisto della frutta a guscio (noci in testa), nonché al fisiologico aumento nei consumi, a beneficio di un crescente utilizzo in cucina, oltre al fuori-pasto (es. prodotto monodose già sgusciato), come pure al trasformato (es. crema spalmabile di noci), che rendono possibile un mercato anche per i calibri minori. Ma le noci sono portatrici di un'ulteriore buona notizia: sempre lo stesso studio attesta che quanti le assumono regolarmente sono anche più snelli rispetto a quelli che non ne consumano, constatazione che esorcizza l'idea che le noci alimentino il peso corporeo.



Secondi i dati commerciali presentati da Davide Cimatti, Responsabile del comparto frutta secca di Coop Centrale Adriatica, nel triennio 2011/13 il delta percentuale sulle vendite delle noci Made in Italy (noci Lara del Veneto e noci di Romagna) è passato da incremento di valore del 18,02% (2012) a un ulteriore aumento del 4,34% sul 2013; ugualmente, per quanto riguarda il prodotto di provenienza estera, il 2012 ha decretato un boom del +83,81% a valore, con un nuovo aumento del 21,44% a consuntivo dell'anno scorso. Meglio le noci straniere di quelle nostrane, dunque?

Commenta il dato Umberto Sacchi di Life: "Oggi, in Italia, la produzione riesce a soddisfare meno del 20% del fabbisogno interno: parliamo di circa 14/17 mila tonnellate contro una domanda che si aggira sulle 50 mila ton. Nella geografia produttiva mondiale del noce, il nostro Paese risulta undicesimo a (nell'ordine) Cina (leader assoluta con quasi 1 milione e 700 mila ton di prodotto), USA, Turchia, Ucraina, Francia, India, Romania, Cile, Grecia e Serbia (dati FAO 2010)."



"Sul mercato domestico, poi, la copertura della quota mancante è soddisfatta prevalentemente da Paesi extra-UE, in particolare dagli Stati Uniti, dal Cile, dall'Argentina e dall'Australia, mentre il principale fornitore del bacino europeo è la Francia, cui si sono recentemente accodate l'Ucraina e la Bulgaria."

Sacchi sottolinea: "Questa è la risposta produttiva che – ad oggi – il Made in Italy del noce è in grado di dare, a fronte di una domanda interna (riferita a tutte le merceologie della frutta secca) che sta crescendo a due cifre e in modo sempre più continuativo nel corso dell’anno. Per Life, questa vigoria si traduce in un +13% a valore annuo (dati 2013) e in un +10% a volume, in cui certamente alle noci spetta la parte del leone. Ecco perché, come azienda del territorio piemontese, aspiriamo a farci promotori attivi di questa filiera."

E un primo esempio in proposito - neppure troppo timido – già esiste, nell’ambito del brand territoriale "Ortoqui", lanciato a maggio 2013 da Coop Consorzio Nord Ovest, e così documentato dal portavoce Franco Oliveri (settore ortofrutta): "Su 20 milioni di euro che rappresentano il fatturato produttivo legato alle aziende e cooperative agricole fornitrici del Consorzio, oltre 12 milioni sono riferiti al settore primario piemontese, in cui la frutta a guscio rappresenta sicuramente una delle promesse commerciali emergenti."


Da sinistra: Davide e Umberto Sacchi, Domenico Sacchetta, Domenico Paschetta e Silvio Pellegrino.

Schierata a favore di una filiera del noce Made in Piemonte, anche la voce dell'Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo (CN), che ha messo in rilievo il connubio tra innovazione colturale ed evoluzione della biodiversità ambientale. Parole di incoraggiamento, infine, anche dal mondo istituzionale, partendo dall'Assessore regionale all'Agricoltura Claudio Sacchetto, il quale ha interpretato la conversione al noce come "cantiere" da sviluppare e sostenere nel futuro PSR-Programma Sviluppo Regionale.

Stesso entusiasmo anche da parte del Dirigente Ministeriale Alberto Manzo del Mipaaf-Dipartimento delle politiche competitive, della qualità agroalimentare, ippiche e della pesca, il quale ha così commentato la giovane start-up agricola piemontese: "Nella mia lunga esperienza con le filiere agricole minori, sicuramente quella della frutta in guscio rappresenta la pagina più interessante e carismatica, come già lodevolmente dimostrato dalle nocciole, cui è stato dedicato anche un buon sostegno economico sui fondi pubblici."

"Questa è la volta delle noci, non finanziate dall'ultimo Piano Nazionale della Frutta a Guscio, ma che potranno sicuramente esordire con una rinnovata attenzione sul prossimo PSR. Un'operazione che, pertanto, ha tutte le credenziali per andare a buon fine perché – oltre al valore economico – l'associazionismo agricolo è unanime sulla validità di questo progetto, che in Piemonte muoverà le sue gambe anzitutto grazie al prezioso lavoro di ricerca genetica dell'Università (DISAFA), che da anni opera a stretto contatto con le imprese del territorio."

Interessante, infine, la foto-testimonianza della raccolta meccanica della frutta a guscio come esempio di innovazione, proposta da Marco Crucicchi della Samac Macchine Agricole di Capranica (VT).

Contatti:
Davide Mario Sacchi
Responsabile Marketing & Comunicazione
Life s.r.l.
via Aie 28
12040 Sommariva Perno (CN)
Tel.: (+39) 0172 46221
Fax: (+39) 0172 46214
Email: [email protected]
Web: www.lifeitalia.com