Tomato Cult... e il pomodoro diventa social
La riprova è venuta da Ragusa, dove, nella suggestiva cornice dell'Antico Convento dei Cappuccini, a Ibla - nominata dall'Unesco patrimonio dell'Umanità - si è svolto un incontro, in data 11 aprile 2014, dagli spunti di grande interesse.
Occasione è stata la presentazione alla stampa e al pubblico di un nuovo portale, denominato "Tomato Cult" (www.tomatocult.com), che la MedHermes di Ragusa ha voluto dedicare alla cultura (o al culto, traducendo alla lettera dall'Inglese) del pomodoro. Una breve ma esaustiva introduzione al progetto si trova su YouTube.
Clicca sul tasto Play per il filmato di presentazione:
L'obiettivo dichiarato del blog (suddiviso in 4 aree: Produttori - Chef - Ricette - Cult) è certo ambizioso, ma comunque raggiungibile: costruire una vera e propria community di appassionati (del resto, il titolo esatto dell'evento ibleo è stato "Tomato Cult: il pomodoro diventa social"), fan, cultori, fedeli e seguaci dell'ortaggio, vera star internazionale della cucina.
Sopra e sotto: il tavolo dei relatori; da sinistra a destra: Chef Francesco Cassarino, Alfredo Amoroso (General Manager MedHermes), il giornalista Carlo Lo Re e Milo Dimartino (graphic designer - nella foto qui sopra) o Anna Linda Scuderi (tecnologa alimentare - nella foto qui sotto).
"Un alimento nobilissimo che negli ultimi anni in molti hanno provato a far fuori, ma senza minimamente riuscirvi, tanta è la sua oggettiva centralità nei piatti di tutto il mondo", ha spiegato Francesco Cassarino, chef ragusano di fama, proprietario del celebre ristorante "Caravanserraglio".
La sala della conferenza di presentazione.
Tomato Cult parlerà anche delle diverse varietà di pomodoro dell'area mediterranea. La MedHermes Srl, società ragusana che si occupa della ricerca, produzione e commercializzazione di sementi ibride di ortaggi da frutto, guarda infatti a un mercato ben oltre i confini italiani. Il suo general manager, Alfredo Amoroso, ha le idee molto chiare in merito alla mission che la società si propone. "Serve condividere un percorso che, e questo è assai importante da evidenziare, è anche culturale, un percorso da compiere nel Mediterraneo, partendo dal seme e costruendo pian piano un vero e proprio processo di filiera, dal produttore al consumatore finale, anche attraverso la distribuzione organizzata."
Alfredo Amoroso.
Amoroso ha specificato come la MedHermes guardi anche molto a un'agricoltura che sia realmente sostenibile, "nel pieno rispetto di un protocollo fra chi produce e chi acquista. Perché la sicurezza alimentare deve venire prima di tutto. Per questo noi trattiamo solo ed esclusivamente semi rigorosamente non OGM e abbiamo un basso utilizzo di fitofarmaci".
Foto di gruppo con i membri delle imprese: MedHermes (Sicilia) e le spagnole Casi, Ecosur e Vicasol. Clicca qui per un ingrandimento.
Per inciso, proprio sui semi la MedHermes ha fatto un grosso investimento in termini di tutela del germoplasma, una banca delle sementi in grado di assicurare la perpetuazione nel tempo delle tipiche colture mediterranee, preservandole da quelle calamità potenzialmente in grado di causarne l'estinzione.
Da sinistra a destra: Francisco Lozano Ramon, Stephan van Marrewijk, Carlo Lo Re e Juan Miguel Aguero Gonzales.
Alla tavola rotonda di Ibla hanno preso parte anche gli esponenti di tre importanti realtà cooperative iberiche nel campo della produzione e commercializzazione del pomodoro, tutte originarie di Almeria, in Andalucia: la Casi-Cooperativa agricola San Isidro, un colosso da 140 milioni di euro l'anno di fatturato e 220mila tonnellate di prodotto venduto; la Vicasol, 170mila tonnellate e 550 soci, e la Ecosur, che già nel brand chiarisce la sua netta scelta biologica e di rispetto dell'ambiente.
Autore: Carlo Lo Re