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Gli operatori del Caab sul piede di guerra

"Progetto FICO a Bologna, i grossisti: "Chi paghera' il nostro trasferimento?"

Scintille a Bologna tra gli operatori del mercato ortofrutticolo e i vertici del Caab–Centro Agro Alimentare di Bologna. La causa: il trasferimento di tutti gli operatori dagli spazi attualmente utilizzati a una nuova area, il tutto per far posto al Parco Tematico Eataly World - Fabbrica Italiana Contadina (F.I.CO.), il grande Parco a valenza nazionale e internazionale dedicato alla valorizzazione delle eccellenze delle filiere agro-alimentari italiane.


Come dovrebbe apparire il Parco Tematico Eataly World.

"Non siamo contro F.I.CO.; anzi ben venga, crediamo sia una grande opportunità per tutti", hanno spiegato ieri i vari operatori del mercato (c'erano tutti a parte tre) nel corso di una conferenza stampa, la prima dedicata appunto alla vicenda. Sono partiti con toni misurati, ma decisi: "Le nostre rimostranze – hanno spiegato – non sono anti-F.I.CO., ma sono solo per far valere i nostri diritti".

Nelle idee dei promotori il F.I.CO. dovrebbe essere, una volta realizzato, una gigantesca vetrina per il made in Italy agroalimentare. "Dovrebbe coinvolgere da 5 a 10 milioni annui di visitatori, un terzo dei quali stranieri, con imponenti flussi didattici e con la previsione di un migliaio circa di nuovi posti di lavoro diretti e 5mila nuovi posti di lavoro nell'indotto. Il progetto utilizzerà strutture già esistenti con costi di territorio/cementificazione pari a zero, e con sostenibilità pari al 100% grazie all'impianto fotovoltaico del Caab (16.000.000 Kwh), il più vasto su tetto attualmente esistente in Europa", aveva spiegato Andrea Segré, presidente del Caab, annunciando l'approvazione del progetto da parte dell'assemblea del Centro Agro Alimentare bolognese, poco più di un anno fa.


Come dovrebbe apparire il Parco Tematico Eataly World.

Le "strutture esistenti" citate sono gli 80mila metri quadrati di quello che oggi è il mercato ortofrutticolo. Ergo, perché il progetto vada in porto, gli operatori dovranno spostarsi, ed è qui che iniziano i problemi. "A suo tempo – ha ripreso il gruppo degli operatori – la società del Caab ha richiesto il nostro parere e un beneplacito sul progetto, confermando il trasferimento a costo zero per noi. Con un po' di remore abbiamo accettato, a patto che il nuovo mercato fosse quantomeno come l'attuale, e dotato degli stessi servizi". Tra giugno e luglio 2013 si è così arrivati alla firma di un pre-accordo.

"Nelle varie fasi – hanno ripreso – ci siamo però resi conto che tutte le promesse fatte venivano piano piano rimangiate e, a fine 2013, siamo arrivati alla firma di un nuovo accordo quasi sotto minaccia di un trasferimento di forza"; 3 operatori allora si sono rifiutati di firmare immediatamente questo nuovo accordo.

Però "il nuovo accordo era troppo vago – hanno continuato i grossisti – e lasciava aperti scenari inaccettabili", primo fra tutti che le spese per il trasferimento fossero alla fine a carico degli operatori, con spese variabili tra i 50mila e i 100mila euro (alcuni stimano anche sui 300mila euro!). "Più di una volta abbiamo chiesto chiarimenti, ma le risposte sono sempre arrivate con il contagocce - hanno specificato – Ai primi di agosto abbiamo chiesto un incontro chiarificatore con il Caab, ma nessuno ci ha risposto: in compenso siamo stati convocati per un faccia a faccia, disertato, per ieri (martedì 9 settembre, il giorno prima della conferenza stampa, NdR), solo una volta che si è diffusa la notizia della conferenza stampa...".


Planimetria del Parco Tematico Eataly World.

Su tutto è poi arrivata la proverbiale goccia che ha fatto traboccare il vaso, pochi giorni fa: l'intervento sui media di Andrea Segrè, presidente del Caab, il quale ha presentato il progetto F.I.CO. come una contromisura per i grossisti alle prese con la crisi, fotografando una situazione in cui ogni 6 mesi fallisce un'impresa di vendita all'ingrosso. "Nulla di più falso – hanno ribadito ieri gli operatori del mercato – F.I.CO. non è stato pensato assolutamente per noi, anzi. Semmai è vero il contrario. L'unica cosa che chiediamo è un po' di chiarezza, una trasparenza che finora non c'è stata, a partire dai costi di trasferimento: noi non siamo disposti ad accollarceli. La situazione d'incertezza ci sta tenendo bloccati; non possiamo nemmeno fare progetti per il futuro né investimenti".