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Ager Melo: nuove strategie ecosostenibili per equilibrare il carico produttivo



In Italia, la coltivazione del melo interessa una superficie di 57.714 ettari.
In Piemonte si coltivano 5.200 ettari di melo, con una produzione di 140.000 tonnellate; in particolare, la coltivazione interessa la provincia di Cuneo con una superficie investita di 4.356 ha.

Il trend è in crescita, considerati i buoni risultati economici raggiunti in questi ultimi anni. La coltura è concentrata sulla fascia di altipiano sospesa a balconata ai piedi delle Alpi Marittime e Cozie, con la sagoma del Monviso e dell'Argentera a fare da quinte. E' un ambiente pedemontano a 400-600 m s.l.m., ma i meleti arrivano anche a 800 metri. L'altitudine struttura la polpa, rendendola più soda e compatta. L'intensa radiazione luminosa e le escursioni termiche giorno/notte colorano intensamente l'epicarpo.

Il Dott. Graziano Vittone, ricercatore del CReSo (Consorzio di Ricerca e Sperimentazione per l'Ortofrutticoltura Piemontese, Cuneo) ed esperto di frutticoltura, ha illustrato a FreshPlaza le nuove strategie ecosostenibili di diradamento nel melo volte a equilibrare il carico produttivo.

Ogni cultivar ha il suo potenziale produttivo che deve essere ripartito su ogni singolo frutto, pertanto il corretto diradamento è fondamentale per ottimizzare il rapporto fra produzione potenziale e peso del frutto desiderato. L'obiettivo del diradamento è quello di raggiungere una produzione di 60 ton/ettaro con un carico di 130-150 frutti/pianta; il diradamento è attualmente ottenuto mediante l'impiego di diverse sostanze chimiche, quali Ethephon, concimi fogliari, NAD, polisolfuro di calcio, auxine e citochinine di sintesi; tuttavia il diradamento chimico presenta alcuni limiti di efficacia, la quale non risulta costante poiché è fortemente influenzata dai fattori climatici ed agronomici.

Vittone ha detto: "Da alcuni anni, il CReSO, sta valutando alternative di diradamento ecosostenibili, tra queste, ad opera del gruppo di lavoro diretto da Lorenzo Berra, sono in studio varietà mono- ed oligocarpiche selezionate per il carattere self-thinning, cioè di autoregolazione del carico produttivo, sono infatti indicate come varietà auto-diradanti. Per quanto riguarda il melo, molto interessanti sono le varietà Crimson Crisp e Dalinette che hanno un basso fabbisogno di diradamento".

Una reale alternativa, già attuale, all'impiego di sostanze diradanti, è comunque rappresentata dall'utilizzo di macchine spazzolatrici; infatti, sin dal 2008, il CReSO si è impegnato a fondo nel testare questa tecnica veramente rispettosa dell'ambiente, operando su diverse specie frutticole, fino ad arrivare a definire i parametri operativi ottimali. Vittone ha spiegato: "Il diradamento meccanico va eseguito, sul melo, in piena fioritura, all'inizio della caduta petali del fiore centrale".


Diradamento meccanico

Nel descrivere la macchina utilizzata per il diradamento meccanico, Vittone ha indicato che la velocità di rotazione ottimale del mandrino deve essere di 220-250 giri/min con una velocità di avanzamento della trattrice di 6-6,5 km/h. I tecnici del CReSO hanno inoltre studiato l'interazione tra diradamento meccanico ed architettura della parete fruttifera. Si è osservato che, in caso di parete espansa, il diradamento meccanico è meno efficace poiché si può ottenere sia un sotto-diradamento della parte interna della parete sia un sovra-diradamento della parte esterna, mentre, in caso di parete stretta, sia ad asse colonnare sia a biasse, il diradamento meccanico è risultato efficace ed omogeneo sull'intera pianta.

Vittone ha quindi elencato i vantaggi del diradamento meccanico: "Il diradamento meccanico rappresenta una reale alternativa alle sostanze diradanti, presenta un'efficacia costante indipendentemente dalle condizioni climatiche, consente una valutazione immediata dell'effetto diradante, è impiegabile nel biologico, il tempo di intervento è da 1,2 a 1,5 ore/ettaro pertanto anche i costi di intervento sono molto contenuti. Infine, abbiamo osservato che nelle varietà soggette, come la Fuji, il diradamento meccanico riduce il problema dell'alternanza di produzione".

Come accennato, l'impiego della macchina diradante, non può essere esteso a tutte le forme di allevamento, se già non si è programmato per tempo l'adattamento delle piante a questa tecnica. In queste situazioni, non rimane che il ricorso a prodotti ad azione diradante; in quest'ottica, negli ultimi tre anni il CReSO sì è altresì occupato di testare una molecola, il Metamitron, dimostratasi efficace su tutte le principali varietà di melo. Il suo meccanismo d'azione si basa sull'effetto ombreggiante sulla pianta, cioè agisce sul fotosistema riducendo la quantità di luce utilizzabile dalla pianta ed inducendo così una parziale abscissione dei frutticini. Vittone ha spiegato: "L'efficacia di Metamitron è maggiore se viene applicata in due interventi, il primo viene eseguito quando la dimensione del frutto centrale è di 8-10 mm, mentre il secondo intervento quando il frutto centrale è di 12-14 mm. La dose da applicare è di 2,2 kg/ha per intervento, per un totale di 4,4 kg/ha. Metamitron è stata registrata solo a maggio 2014 per il diradamento delle pomacee".

I risultati descritti dal Dott. Vittone sono stati raggiunti nell'ambito del progetto triennale Ager Melo, in collaborazione con l'Università degli Studi di Bologna, Padova ed Udine, attraverso il quale è stata resa possibile una stretta sinergia fra queste strutture.

Contatti:
Silvio Pellegrino - Email: [email protected]
Graziano Vittone - Email: [email protected]
Luca Nari - Email: [email protected]
Alan Pizzinat - Email: [email protected]