I 29 Paesi relatori eseguono due programmi di monitoraggio ai fini della relazione: un programma nazionale, progettato da ciascun paese, e un programma coordinato a livello UE, nell'ambito del quale tutte le autorità preposte al controllo alimentare monitorano lo stesso "paniere" di prodotti alimentari. Un totale combinato di 80.967 campioni di un'ampia varietà di prodotti alimentari, lavorati e non, sono stati analizzati per rilevare l'eventuale presenza di 685 pesticidi. I risultati principali sono riportati di seguito:
- il 97,4% dei campioni analizzati rientrava nei limiti di legge;
- il 54,6% era privo di residui rilevabili;
- l'1,5% superava nettamente i limiti di legge, tenendo conto dell'incertezza di misurazione, dando così l'avvio a sanzioni legali o amministrative nei confronti degli operatori del settore alimentare responsabili;
- residui di più di un agrofarmaco (residui multipli) sono stati rilevati nel 27,3% dei campioni.
Per il programma coordinato a livello UE, gli Stati relatori hanno sottoposto a test 11.582 campioni di 12 prodotti alimentari: mele, cavolo cappuccio, porro, lattuga, pesche, segale o avena, fragole, pomodori, latte vaccino, carne di maiale e vino. I risultati hanno evidenziato che il 99,1% dei campioni analizzati conteneva livelli di residui entro i limiti ammissibili e che quasi il 53% dei campioni non conteneva residui misurabili.
Rispetto ai risultati del 2010, quando erano stati analizzati gli stessi prodotti alimentari, eccetto il vino, la percentuale di campioni che superano i limiti di legge è diminuita per tutti i prodotti esaminati.
L'EFSA ha utilizzato i dati del programma di coordinamento dell'UE per valutare l'eventualità che l'attuale esposizione alimentare ai residui di pesticidi rappresenti un rischio per la salute umana a lungo termine (cronico) o a breve termine (acuto). Secondo le conclusioni dell'Autorità, è improbabile che la presenza di residui di pesticidi negli alimenti abbia un effetto a lungo termine sulla salute dei consumatori. Per quanto concerne l'esposizione a breve termine, il rischio per i cittadini europei esposti a livelli nocivi di residui attraverso la dieta è stato giudicato basso.