In particolare, l'inviata Nadia Toffa ha condotto un piccolo esperimento - di nessuna valenza statistica, come lei stessa ha precisato - analizzando i livelli di residui da agrofarmaci ("pesticidi") presenti in alcuni ortofrutticoli d'importazione, scelti a campione in un mercato italiano, e analizzati per 500 diversi tipi di sostanze da un istituto accreditato. Il risultato? La metà dei prodotti testati è risultata contenente residui di pesticidi illegali o in dose superiore a quanto consentito in Italia.
Il servizio, intitolato "Quando frutta e verdura fanno male", comincia con una distinzione tra ortofrutticoli di stagione e fuori stagione. E' stato dichiarato che i primi sono coltivati in campo aperto, dove ricevono la luce diretta del sole e contengono quindi più vitamine e antiossidanti; frutta e verdura coltivati in serra (considerati nel servizio come prodotti fuori stagione) avrebbero invece bisogno di più pesticidi (e non solo!) per crescere.
A onor del vero, qui Le Iene non considerano che esistono serre moderne in grado di controllare molto meglio l'ambiente di crescita e di "dosare" perfettamente l'apporto delle sostanze nutritive. Inoltre, crescendo in ambiente protetto, le piante sono soggette a minori attacchi di virosi e parassiti, quindi - di conseguenza - hanno bisogno di minori trattamenti fitosanitari.
Quello che invece non ci sorprende più di tanto, guardando il servizio, è vedere come a domanda diretta la maggior parte degli Italiani intenti ad acquistare frutta e verdura al mercato non sappia quali prodotti siano di stagione o meno, il loro periodo di maturazione in Italia e quali siano quelli importati da Paesi esteri (banana in primis).
Con la collaborazione di vari esperti, il clou del servizio ha posto l'accento sui mancati controlli sui pesticidi utilizzati legalmente all'estero ma vietati in Italia. Alcuni di questi Paesi sono quelli africani, sudamericani, la Corea e persino gli Stati Uniti. Un esempio: in Italia, nelle banane, il Carbaril deve essere completamente assente, mentre gli Usa tollerano residui di questo principio attivo fino a 5 mg/kg, come Australia e Hong Kong.
Il problema è che così si rischia di importare e quindi acquistare prodotti che contengono sostanze che da noi sono illegali e per giunta (molto) dannose per la salute dei consumatori. Con pubbliche amministrazioni dimostratesi inerti per loro stessa ammissione, i controlli che dovrebbero essere effettuati rischiano di non essere sufficienti.
Perciò cosa e dove comprare per ridurre i rischi di pesticidi a tavola? Gli esperti intervistati nel servizio evidenziano che l'unica garanzia è acquistare prodotti:
- italiani, perché i nostri produttori devono sottostare al regolamento europeo molto restrittivo e sono costretti a utilizzare agrofarmaci a bassa tossicità;
- di stagione, perché questi avrebbero bisogno di minori trattamenti;
- e per quanto possibile acquistarli nella grande distribuzione, in quanto supermercati e marchi ortofrutticoli riconosciuti effettuano controlli aggiuntivi, necessari anche per una questione di immagine e reputazione presso il pubblico.
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