Confronto ispano-lucano su peschicoltura e punto sulla campagna italiana delle albicocche
Sisco, grande sostenitore e affinatore della forma di allevamento a "vaso catalano", coltiva oltre 150 ettari di pescheto. L'azienda Iocoli conta, secondo il periodo, circa 25/30 unità lavorative e opera su una superficie di 30 ettari, producendo ogni anno qualche centinaio di migliaio di fruttiferi in pieno campo e più di 500.000 piante fuori terra.
Lucio Iocoli (a sinistra), titolare dei vivai Iocoli di Sant'Arcangelo (PZ) e presidente del Consorzio Vivaisti Lucani, e Sisco Palau, vivaista e frutticoltore di Soses (Catalogna - Spagna). Proficuo il confronto sul campo tra la tradizione vivaistica catalana e quella lucana dei Vivai Iocoli.
Secondo Sisco per incrementare la qualità delle produzioni e abbattere i costi sono necessari: elevata densità di impianto (quasi mille piante per ettaro), scelta oculata del portinnesto, attenta ricerca della giusta combinazione varietà/caratteristiche pedoclimatiche, ottimizzazione degli apporti idrici e nutrizionali e una corretta disposizione, rispetto all'illuminazione, delle ramificazione a frutto (rami misti e brindilli).
"La combinazione tra semplicità e ottimizzazione della gestione: questo è il segreto del grande successo della peschicoltura spagnola".
La forma di allevamento a "vaso catalano" sta suscitando, negli ultimi anni, forti interessi anche tra i peschicoltori del Sud Italia.
"Per realizzare un'ottima produzione frutticola - ha dichiarato Vito Vitelli, agronomo e direttore tecnico di COVIL - è molto importante partire da materiale vivaistico di alta qualità. In vivaio le tecniche innovative devono consentire di produrre nel rispetto dei sistemi di certificazione (a garanzia degli aspetti fitosanitari e varietali) e ridurre i tempi del ciclo di produzione, al fine di abbattere i costi delle piante".
"Il vaso catalano - ha continuato Vitelli - consente di ottimizzare il rapporto tra risultati produttivi e costi di conduzione dell'impianto. Tra i vantaggi, la precoce entrata in produzione delle piante, l'aumento delle rese unitarie, il miglioramento della qualità dei frutti e l'incremento dell'efficienza delle operazioni colturali, attraverso la gestione da terra delle piante che non superano i 2,50 metri di altezza (cfr. FreshPlaza del 28/01/2015)".
Riguardo all'attuale campagna delle albicocche, Vitelli ha indicato un ritardo rispetto allo scorso anno che si aggira su dieci giorni, specie per le varietà precoci. "Per fare un esempio, negli anni passati la raccolta della varietà Tsunami (cfr. FreshPlaza del 22/05/2012) è avvenuta sempre intorno al 15-18 maggio; quest'anno invece non ci sarà prima del 28 del mese. Il ritardo è dovuto primariamente a un mese di aprile freddo con temperature in media piuttosto basse ed escursioni termiche tra giorno e notte rilevanti". L'agronomo invita anche a tener presente un altro aspetto negativo e cioè le continue piogge e il freddo registratisi durante la fioritura, che hanno avuto conseguenze sullo sviluppo del frutto, con cascola abbondante.
In termini di potenzialità delle piante, non passa inosservata, inoltre, la produzione nettamente inferiore per le varietà ad alto fabbisogno in freddo (high-chilling) e per quelle che hanno bisogno di impollinatore. "Siamo al di sotto del 50% per quanto riguarda l'allegagione - ha concluso Vitelli - La produzione delle varietà a basso fabbisogno in freddo (low-chilling) è leggermente inferiore alla media, ma risulta comunque interessante".
Contatti:
Dott. Vito Vitelli
CONSORZIO VIVAISTI LUCANI
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