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El Nino e' tornato e restera' a lungo: rischio di eventi climatici estremi in tutti i continenti

L'estate 2015 potrebbe essere la più calda di sempre e così anche l'autunno e l'inverno: a marzo, infatti, in linea con le previsioni sul clima, è tornato El Niño, l'anomalo surriscaldamento delle acque dell'Oceano Pacifico nei pressi dell'equatore. L'ultima volta era successo nel 2009-2010 e quest'anno sembra durerà ancora per molto.

In climatologia, El Niño-Oscillazione Meridionale, conosciuto anche con la sigla ENSO (El Niño-Southern Oscillation), è un fenomeno climatico periodico che si verifica nell'Oceano Pacifico centrale in media ogni cinque anni, ma con un periodo statisticamente variabile fra i tre e i sette anni. Quando il riscaldamento interessa la fascia equatoriale del Pacifico orientale, si generano eventi climatici estremi, la cui forza distruttiva dilaga senza risparmiare alcun continente.

Da marzo a oggi già si contano molti effetti dannosi alle coltivazioni, specie in Africa, il primo continente influenzato da El Niño. In diverse nazioni africane la stagione delle piogge è risultata infatti ritardata. In Kenya ci sono state perdite nelle produzioni di leguminose, mais e patate, mentre nell'Africa orientale ci sono tutte le condizioni per un'esplosione delle più pericolose malattie delle piante. Le bizze del meteo causate da questo fenomeno hanno poi creato grossi problemi anche in diverse parti dell'India, dell'Indonesia e della Cina.


Uno dei rischi associati a El Niño è il calo delle precipitazioni (siccità).

Secondo gli ultimi dati pubblicati dalla FAO agli inizi di giugno c'è un 90% di probabilità che El Niño e gli effetti collegati continueranno, nell'emisfero settentrionale, per tutta l'estate, mentre all'80% dureranno fino alla fine dell'anno e agli inizi del prossimo.

L'andamento di El Niño è tenuto costantemente sotto controllo e, nel suo rapporto, la FAO ha pubblicato quali potrebbero essere i rischi associati al fenomeno a seconda dell'area geografica e del periodo (estate e autunno-inverno). Vediamoli in sintesi.

I rischi estivi di El Niño
In estate il rischio è quello di un anno record in fatto di caldo e di un calo delle precipitazioni, se non di siccità, specie nel Sud-Est asiatico: Filippine e Indonesia. Il Nord dell'India potrebbe inoltre essere investito da una stagione monsonica con meno acqua del solito. Questa minore disponibilità idrica potrebbe avere gravi effetti sul raccolto agricolo dell'ultimo trimestre dell'anno, in particolare riso, piantato a maggio.

Minori precipitazioni anche in America Centrale e Settentrionale e in Oceania; qui a essere più colpite potrebbero essere le regioni più orientali dell'Australia, da cui proviene il 50% della fornitura alimentare del paese.

El Niño in autunno-inverno
Se durante l'estate El Niño non influisce più di tanto sull'Africa (viene colpita prima di ogni altra regione del globo, da marzo all'estate), in autunno e inverno le cose si ribaltano, con il rischio di minori piogge tra ottobre 2015 e marzo 2016, che andranno a influenzare le colture piantate proprio a ottobre-novembre, per essere raccolte da marzo. Nell'Africa orientale il rischio è opposto, con piogge che potrebbero essere molto al di sopra della media, causando alluvioni e smottamenti.

Piogge pesanti si temono, in questo periodo, anche in America del Sud, con maggiori rischi per le produzioni cerealicole argentine, brasiliane e uruguaiane: precipitazioni troppo abbondanti potrebbero tradursi anche in semine ritardate.

Nell'America del Nord, le regioni meridionali e occidentali potrebbero registrare piogge sopra la media; all'opposto delle regioni orientali e più settentrionali che potrebbero andare incontro a una stagione più secca del solito. In entrambi i casi, il rischio è quello di produzioni minori o in ritardo, ma pure c'è la possibilità di un qualche ricaduta positiva per le produzioni delle aree centrali e meridionali.

Rielaborazione FreshPlaza su varie fonti.