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La presidente dimissionaria alla vigilia del CdA e dell'Assemblea dell'associazione

"Mercati Associati, Perbellini: "Lascio perche' non ci sono margini per il cambiamento"

"Esco arricchita da questo incontro con il settore dell'ortofrutta, non è stato tempo perduto ma di crescita personale e professionale". Così Erminia Perbellini (nella foto accanto di M.F. Coppari) commenta la sue dimissioni dalla carica di presidente di Mercati Associati, alla vigilia del Consiglio di amministrazione e dell'Assemblea dell'associazione, convocati per il 20 ottobre prossimo a Roma.

"Al momento, nell'Associazione non esistono margini che permettano di innescare il cambiamento, che invece ritengo necessario per lo sviluppo. All'interno dei mercati ci sono personalismi, giochi di poltrone e interessi di parte che non possono essere compatibili con il mondo dell'ortofrutta e la crisi trasversale che va affrontata".

"Di cose da fare ce ne sarebbero molte - dice la "signora dei mercati" - a partire dall'esigenza di tutelare i produttori, gli operatori e i consumatori, offrendo a ciascuno non solo la necessaria competenza, ma anche una maggiore consapevolezza. C'è poi bisogno di riportare all'interno dei mercati la legalità, di tutelare la qualità e la tipicità dei nostri prodotti e capire quale sia il corretto ruolo di tutti gli attori del sistema, ma anche delle Associazioni che li rappresentano. Dobbiamo essere consapevoli della peculiarità dei mercati, incontro strategico di domanda e offerta, e fare in modo di contare di più attivando ogni possibile sinergia con le Associazioni che raccolgono operatori e direttori".

"Inizia a emergere un maggiore interesse da parte della politica - osserva Perbellini - forse anche grazie a Expo 2015, che ha contribuito a dare impulso alle attività di comunicazione. Un primo motore del cambiamento che ho voluto, per dare maggiore visibilità all'Associazione, insieme alla informatizzazione, che permetterebbe un enorme salto di qualità".

"Il nostro è un ambito privilegiato, con grandi risorse. In Italia abbiamo una vastità di prodotti ortofrutticoli non paragonabile ad altri Paesi. Ma, benché definito primario, il settore agricolo è stato per anni considerato minore. Invece, nelle aziende agricole oggi si produce, si trasforma e si vende, non si tratta di economia residuale: insieme alla cultura, il nostro è il settore trainante dell'economia nazionale".

Un'ultima battuta sul ruolo delle donne, in questo come in altri settori. "I mercati hanno una forte connotazione femminile, anche solo perché chi va a fare la spesa è, per la maggioranza dei casi, donna. In Italia, però, ancora troppo spesso alle donne è concesso di lavorare, ma non di sedere nelle posizioni di comando. Nei vari incontri che ho avuto con delegazioni straniere e durante le visite all'estero, ho notato ad esempio che nei paesi dell'ex Unione sovietica spesso sono le donne a dirigere e presiedere i mercati, a tenere le trattative. La grande differenza tra uomini e donne sta nel pragmatismo: se una imprenditrice non raggiunge l'obiettivo, difficilmente resta in una situazione paludosa. Ecco spiegata la mia decisione: stare a scaldare una sedia non fa per me".