Agri Kiwi Expo 2016: un evento per capire dove sta andando il mercato italiano del kiwi
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In un clima di convivialità e di celebrazione del territorio più importante nella produzione actinidicola nazionale, la manifestazione ha raccolto in uno stesso luogo tanto le proposte commerciali di oltre 60 espositori (dai mezzi tecnici per l'agricoltura, alle attrezzature per la potatura o per l'impollinazione, ai vivaisti, fino a le imprese di produzione e commercializzazione del kiwi), quanto un convegno di approfondimento scientifico (grazie al coordinamento del dottor Gianni Tacconi), fino alla tavola rotonda che ha concluso la terza giornata di manifestazione, con la partecipazione di primari esponenti del settore.
Il convegno scientifico, suddiviso in tre sezioni nelle giornate di sabato 24 e domenica 25 settembre, ha toccato diversi argomenti di rilievo, quali la moria del kiwi e tutte le tematiche relative all'apparato radicale, le innovazioni nel controllo della batteriosi (dalle coperture all'uso di microrganismi utili), per concludere con approfondimenti sulla gestione dell'irrigazione e della corretta concimazione.
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I ricercatori Marco Scortichini e Gianni Tacconi in uno dei convegni scientifici ospitati all'interno della manifestazione.
La tavola rotonda dal titolo "Il kiwi nel mercato di oggi e domani", coordinata da Rossella Gigli, ha visto la partecipazione di Attilio Gullino, Michelino Zeoli, Alfio Lepidio, Giampaolo Dal Pane, Luca Bianconi, Gabriele Farinelli e Vittorio Sambucci.
La tavola rotonda del terzo giorno.
Partendo dalle considerazioni relative alle stime produttive per l'anno 2016, la discussione ha affrontato gli scenari commerciali che derivano oggi dalla perdita del mercato russo e dalla presenza di nuovi competitor, quali Grecia, Spagna, Iran, ma anche Cina e Turchia. "Gli attuali volumi produttivi vanno letti in un contesto che non è più lo stesso di un tempo", avverte Attilio Gullino.
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Attilio Gullino
Appare evidente che, mentre il mercato si restringe, l'Italia stenta a trovare un unitarietà commerciale analoga a quella di altri Paesi, come ad esempio la Nuova Zelanda, in ciò trovando difficoltà maggiori nel collocamento di un prodotto quale il kiwi verde, che oggi equivale praticamente a una commodity. Da questo punto di vista, puntare su aspetti qualitativi è sicuramente importante, ma non sufficiente per evitare di perdere una leadership che appare sempre più a rischio.
"La Grecia sta migliorando anche in termini di tecnologie di stoccaggio e dunque arriva sul mercato con il suo prodotto per periodi di tempo maggiori", sottolinea Gabriele Farinelli della Agricolli Bio, sottolineando come la certificazione biologica possa ancora distinguere il prodotto italiano e portare maggiore redditività.
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Gabriele Farinelli
"La Cina si trova nel nostro stesso emisfero ed è rapidamente giunta a 1,3 milioni di tonnellate di produzione - sottolinea Luca Bianconi di FruttaC2 - Potrebbe diventare un nostro competitor sui mercati asiatici".
Luca Bianconi
Il mercato russo, come sottolineato da Michelino Zeoli, era molto importante per la collocazione commerciale di tutto quel prodotto di seconda categoria che oggi non trova spazio sul mercato. Attilio Gullino in questo senso consiglia al settore di non guardare più alla produttività ad ogni costo: meglio raccogliere meno, ma con prodotto di livello superiore, in grado di trovare remunerazione sul mercato.
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Michelino Zeoli
"Oltre alla Russia, abbiamo incontrato crescenti difficoltà di collocamento in Nord Africa, per via dei noti problemi di liquidità e geopolitici", nota Alfio Lepidio.
Alfio Lepidio
Perfino il Cile sta incontrando difficoltà di collocamento del proprio kiwi, "perché la Nuova Zelanda sta cannibalizzando il mercato nella stagione del prodotto dell'emisfero meridionale", sottolinea Giampaolo Dal Pane.
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Giampaolo Dal Pane
Squilibrio di forze
I dati forniti da Luca Bianconi circa la concentrazione dei retailer lasciano molto su cui riflettere: oggi esistono piattaforme in grado di effettuare acquisti anche per 10mila punti vendita; per non parlare di singoli importatori che, in mercati come quelli asiatici, contano più di due o tre catene della grande distribuzione messe insieme. E' abbastanza evidente insomma lo squilibrio delle forze tra domanda e offerta.
La platea
In Nuova Zelanda, la concentrazione dell'offerta sotto un unico soggetto (Zespri) è stata una precisa scelta governativa; in Francia, l'organizzazione interprofessionale del kiwi riesce a darsi regole stringenti che hanno valore di legge. L'Italia è invece ancora lontana da un'aggregazione a livello nazionale; ci sono dei nuclei già abbastanza rappresentativi (si pensi al caso di Origine), che però non assommano l'intera offerta nazionale di kiwi.
Il problema di fondo rimane dunque che "siamo dei pesciolini che lottano contro i pescecani", come metaforicamente rappresentato da Gullino.
"Forse ancora non abbiamo ancora toccato il fondo - dice provocatoriamente Dal Pane - come avvenuto invece per il settore delle mele che, vista la crisi di alcuni anni fa, ha deciso di ristrutturarsi completamente".
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Il Prof. Costa
Un'esortazione all'aggregazione è giunta anche dal Prof. Guglielmo Costa, tra i partecipanti del convegno scientifico durante Agri Kiwi Expo, al quale, tra i molti anni, sono andati i ringraziamenti finali di Vittorio Sambucci.
I saluti e i ringraziamenti finali di Vittorio Sambucci, qui accanto alla moderatrice della tavola rotonda, Rossella Gigli.