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Basilicata: alla riscoperta del Fungo Cardoncello grazie al CO.RI.MI-Consorzio Ricerche Micologiche

In Basilicata sono numerosissime le specie di funghi eduli che crescono spontaneamente nelle diverse nicchie ecologiche del territorio, e che rappresentano una risorsa economica oltre a un ineguagliabile patrimonio socio-culturale.


Sopra, il presidente del CO.RI.MI. Donato Aicale

Questo territorio è costituito prevalentemente da montagne (46,8%) e colline (45,13%), e ingloba una grande e preziosa biodiversità. Strettamente legato alle tradizioni gastronomiche locali vi è, indiscutibilmente, il mondo dei funghi.


Qui un esempio di modalità di coltivazione.

Infatti la ricchissima presenza di funghi nella cucina locale, che da sempre si è approvvigionata nei boschi, in tempi più recenti ha stimolato la volontà di sfruttare economicamente la coltivazione di alcune specie, come il pregiato Cardoncello (Pleurotus Eryngii).


Fungo Cardoncello, una prelibatezza della cucina lucana.

A tal fine si è reso indispensabile coniugare le tradizioni locali con l'introduzione di nuovi e organizzati processi produttivi, tant'è che nel 2004 si è costituito il Consorzio Ricerche Micologiche (CO.RI.MI.), proprio allo scopo di avviare la divulgazione, l'assistenza tecnica, la ricerca e la formazione nel settore della micologia applicata.



Oggi il Consorzio raggruppa alcune tra le principali aziende operanti nel settore della produzione del Cardoncello in Basilicata e Puglia (sette in tutto), allo scopo di preservare le specie fungicole autoctone. Tra le varietà più a rischio vi è, appunto, il Pleurotus Eryngii. La principale causa è da attribuire alla pratica della monocoltura e all'uso frequente dei diserbanti, che rende difficile la crescita del Cardo e della Ferula su cui il fungo stesso si sviluppa.

La possibilità di selezionare e produrre in Regione ceppi di Pleurotus Eryngii indigeni costituisce l'elemento essenziale per arrivare alla certificazione di origine del Cardoncello Lucano, che costituirà senza alcun dubbio l'obiettivo più importante del percorso intrapreso dal CO.RI.MI.



"Il Consorzio non è semplicemente un'aggregazione di fungicoltori - dice il presidente, Donato Aicale - ma la condivisione di un percorso di crescita attraverso la realizzazione e la diffusione di supporti formativi, studi di fattibilità, indagini di mercato e campagne pubblicitarie. Registriamo una scarsa conoscenza generale sugli aspetti nutrizionali e nutraceutici del fungo Cardoncello che vogliamo colmare, informando correttamente il consumatore finale".

Il Consorzio, in questo modo, vuol favorire la crescita di una moderna imprenditoria agricola che, da una parte, possa diventare elemento di presidio del territorio, ai fini della sua difesa e conservazione e, dall'altra, protagonista di iniziative produttive in grado di creare valore aggiunto e di assicurare adeguati livelli di reddito.



Le tecniche per la coltivazione dei funghi
"Le cellule del fungo, prelevate direttamente dai cardoncelli spontanei raccolti nel loro ambiente naturale - spiega Aicale - vengono portate in laboratorio e moltiplicate in barattoli di vetro su farina di riso e vermiculite in ambiente sterile. Dopo che il substrato è stato completamente colonizzato dalle spore, il micelio prodotto viene moltiplicato in sacchi di plastica che contengono grano o miglio sterilizzato, fettuccine di barbabietola, melasso ecc".

"Dopo circa sessanta giorni di incubazione, il substrato ottenuto (panetto) può essere avviato alla coltivazione del fungo. L'interramento dei pani, in serre aperte, può avvenire tutto l'anno, in relazione all'andamento stagionale e alle zone di coltivazione. La coltivazione all'aperto, invece, viene fatta su terreno opportunamente protetto dal sole con rete ombreggiante al 90%, sorretta da normali archi per serre".

Contatti:
CO.RI.MI. (Consorzio Ricerche Micologiche)

Via Anzio,36
85100 Potenza - Italy
Tel.: 339 4900089
Email: [email protected]