Impianti superfitti di amarene: un convegno fara' il punto della situazione
Sopra e sotto: impianti "pedonali" di amarene ad alta densità di piantagione (1600 alberi / ha) al 7° anno dall'impianto presso il Centro didattico sperimentale di Cadriano (BO).
"Ripercorrendo il percorso già avviato con successo nell'olivicoltura super intensiva in diverse aree mediterranee, Italia compresa" spiega il Dr. Stefano Lugli del Dipsa - Università di Bologna "si è voluto impostare una prova sperimentale al fine di verificare se anche il ciliegio acido (Amarene - P. cerasus var. caproniana L. Gaudin) possa adattarsi a modelli super fitti con un grado di meccanizzazione pressoché integrale nelle diverse operazioni, in particolare potatura e raccolta: interventi da realizzarsi con modalità in continuo lungo il filare e con l'ausilio di macchine scavallatrici. Tutto ciò in controtendenza rispetto alle linee guida seguite negli impianti tradizionali che sposano invece il trinomio bassa densità / elevato sviluppo chioma / raccolta in discontinuo, con l'utilizzo di scuotitori del tronco".
Particolare della fruttificazione del nuovo genotipo di amarene sperimentato negli impianti fitti e superfitti.
Le caratteristiche del sistema
In generale, la funzionalità di questi nuovi modelli d'impianto è strettamente legata all'adozione o di portinnesti nanizzanti o, in alternativa, di varietà (autoradicate) geneticamente caratterizzate da scarsa vigoria. "L'obiettivo finale - prosegue Lugli - è quello di contenere, naturalmente, lo sviluppo delle strutture scheletriche portanti dell'albero, limitando la crescita vegetativa in altezza entro i 2,5-3,0m. Al tempo stesso, lo sviluppo laterale dovrà garantire un'elevata superficie esterna della chioma, una sorta di parete continua sempre ben illuminata e caratterizzata dalla presenza di numerosi rami laterali fruttiferi (rami misti) costantemente rinnovabili".
"Altri requisiti che la varietà deve possedere per questa tipologia di impianto sono l'elevata fertilità (auto compatibilità), la costanza produttiva e la naturale attitudine a produrre su gemme a fiore inserite sui rami di un anno".
Sopra e sotto: impianti specializzati di amarene realizzati secondo tecniche tradizionali: sesti larghi (6m x 4m), basse densità di impianto (400 alberi / ha) e raccolta meccanica in discontinuo con scuotitori del tronco.
Decisivo il fattore varietale
Uno studio preliminare effettuato a Bologna sul panorama varietale nazionale ed europeo ha portato a considerare non adatte a queste tipologie di impianto le varietà attualmente coltivate.
"Successivamente - continua il Responsabile del progetto - grazie a una collaborazione internazionale con reciproci scambi di nuovo materiale genetico, sono stati esaminati alcuni genotipi americani di ciliegio acido ottenuti dal breeding condotto alla Cornell University, NY USA. Dal processo di screening effettuato a Bologna è emerso come, tra queste selezioni di amarene, una in particolare presentava le caratteristiche vegetative e produttive richieste abbinate a un'ottimale attitudine alla raccolta meccanica, grazie ai bassi valori di forza di distacco peduncolo / frutto".
"Inoltre, sul piano qualitativo, questo nuovo genotipo, al momento in fase di brevetto, non solo è risultato idoneo al processo di trasformazione industriale ma presenta anche caratteristiche carpologiche (elevate dimensioni delle drupe) e organolettiche (ottimo rapporto zuccheri / acidi) che lo rendono potenzialmente adatto a un duplice utilizzo, per il fresco (con raccolta manuale) e per l'industria (con raccolta meccanizzata)".
Nuovi impianti pedonali di amarene, alla III foglia, ad altissima densità (2500 alberi 7 ha) realizzati da Università di Bologna e azienda agricola Piombini Ivo di Casinalbo (Modena).
La sperimentazione in corso
Una volta confermate queste caratteristiche, si è provveduto alla moltiplicazione (micropropagazione) della selezione e alla realizzazione di un primo ceraseto sperimentale messo a dimora nel 2010 presso l'azienda agraria dell'Università di Bologna a Cadriano, con distanze di 4,0m x 1,5m corrispondenti a una densità di 1600 piante per ettaro (foto).
Un secondo impianto sperimentale è stato realizzato più recentemente (2015) presso l'azienda agricola Piombini Ivo a Casinalbo (Mo) mettendo a confronto tre sesti di impianto: 4,0m x 1,0m (2500 alberi / ha), 4,0m x 1,5m (1600) e 4,0m x 2,0m (1250).
Macchina scavallatrice americana, utilizzata per la raccolta in continuo di piccoli frutti e di amarene in sistemi di coltivazione superintensivi.
Il convegno "Le amarene, piccoli frutti dalle grandi potenzialità"
Oltre a ripercorrere un percorso pieno di storia e tradizione, il convegno (Formigine, domenica 4 giugno 2017) vuole focalizzarsi sulle più recenti innovazioni tecniche sperimentate oltreoceano nella coltivazione delle amarene e sul progetto che coinvolge l'Università di Bologna sui sistemi di impianto super intensivi integralmente meccanizzabili.
"Inoltre - continua Lugli - in questa giornata parleremo anche delle proprietà del frutto di amarena, un prezioso alleato per la salute, un alimento funzionale dalle interessanti capacità nutrizionali ed in grado di apportare all'organismo molteplici benefici".
Decisamente mica male per questo piccolo grande frutto! Così una domanda che vuole essere un invito a tutti voi a seguire il convegno, sorge spontanea: chissà dove possono arrivare le amarene, e dove possiamo arrivare noi se le sapremo valorizzare e coltivare con tecniche sempre all'avanguardia? Arrivederci al Castello di Formigine!
Clicca qui per scaricare la locandina del convegno.
Il convegno è ad ingresso libero, ma è gradita la prenotazione:
Comune di Formigine (MO): 059 416333
Email: [email protected]
Nel pomeriggio, appuntamento con la quinta edizione della festa "Amarenando". Le famiglie si ritrovano assieme per trascorrere una giornata all'aria aperta, in allegria, tra giochi, buone merende e balli contadini. Tutto questo nelle campagne formiginesi, immersi nelle belle piantagioni di amarene di Ca del Rio in Via Bassa Paolucci, 55 a Casinalbo (MO).