Come si spiega l'attuale (ri)diffusione cosi marcata di sintomi/danni da Psa? Siamo a 10 anni da quando abbiamo rivenuto e poi registrato la massiccia diffusione di questo batterio. Abbiamo da tempo evidenziato che è possibile convivere con questo patogeno, ma solo a patto che siano messe in atto una serie di misure preventive in maniera costante, indipendentemente dalla presenza o meno dei sintomi classici.
Cosa significa?
Le gelate tardive di quest'anno hanno aiutato non poco Psa, ma come ci sono state oggi, potranno ripetersi in futuro; quello che mi chiedo è se, nell'era dell'agricoltura di precisione, delle app, ecc, ecc, i kiwicoltori siano stati avvisati per tempo dei fenomeni avversi che avrebbero colpito i loro frutteti, come tutte le colture nel loro risveglio vegetativo. La prevenzione non può essere delegata a dei comunicati. Gli agricoltori devono essere seguiti sul campo e indirizzati concretamente nel mettere in atto tutte le misure agronomico-colturali e fitosanitarie possibili per limitare i danni derivanti da eventi avversi come quelli registrati nelle scorse settimane.
Quali trattamenti?
Ad oggi abbiamo a disposizione un'antagonista naturale (Bacillus amyloliquefaciens subsp. plantarum D747), registrato per proteggere le piante di actinidia da Psa nel periodo della fioritura, come di poter essere utilizzato in miscela ai Sali di rame durante l'intera stagione; inoltre per il 2017 si possono utilizzare 7 formulazioni a base di rame anche in vegetazione. Mi domando quanti hanno utilizzato/sono stati consigliati, prima e subito dopo le gelate recenti nel proteggere le piante con questi principi attivi. Non sono trattamenti risolutivi in quanto preventivi, ma sono comunque in grado di ridurre di molto i danni e quindi le ferite su cui poi Psa inizia il suo ciclo infettivo.
Quali accorgimenti?
La stagione, inclusa la difesa preventiva, si costruisce dal momento della raccolta; quello che osserviamo a primavera è legato a quanto adottato o meno nei mesi precedenti. Innanzitutto negli ultimi 2 anni c'è stata una riduzione di allerta/prevenzione rispetto a Psa. I trattamenti di cui sopra sono stati effettuati con molta meno continuità e costanza, sia in autunno/inverno, sia in vegetazione, rispetto agli anni precedenti. Pur se importanti, non basta un monitoraggio costante. Gli agricoltori, se non sono costantemente 'stimolati', sono soliti adoperarsi solo nel momento in cui che vedono i sintomi.
Ma la prevenzione come si può attuare in concreto?
A parte i trattamenti fitosanitari, gran parte delle patologie, ed a maggior ragione delle batteriosi, trovano terreno fertile e quindi diffusione per operazioni errate dell'uomo. Per esempio la potatura; a parte ridurre i tralci per la prossima stagione nel momento in cui abbiamo registrato importanti segnali da Psa nella stagione precedente, mi domando, quante squadre di potatori sono controllate affinché disinfettino con Sali quaternari di ammonio gli utensili passando da una pianta all'altra, o da un impianto all'altro? Quante di queste squadre di potatori sono sollecitati da chi di dover nel potare prima le piante sane e poi quelle che hanno presentato sintomi nella stagione precedente? Sono azioni a cui troppo spesso si da poco importanza pratica ma che, per un patogeno come Psa, che vive all'interno delle piante di actinidia e che esplica il proprio ciclo infettivo tramite ferite, risultano sostanziali.
Ulteriori attenzioni?
Siamo in un settore dove vengono proposte sempre più nuove varietà e questo è indubbiamente un segnale positivo, di vivacità e di sviluppo del settore. Tutto questo però deve far riflettere sia perché sono tutte suscettibili a Psa, sia tenendo nella dovuta considerazione la sanità dei porta-innesti ed essere sempre certi che non abbiano mostrato sintomi da Psa. La selezione recentemente proposta come tollerante a Psa (vedi notizia) è di particolare interesse e, per un suo concreto impiego su larga scala, andrà valutata nel tempo, e in differenti areali pedo-climatici.
Arriva il periodo della fioritura. Questa per l'actinidia, rispetto Psa, è una fase particolarmente delicata. Oltre alla protezione fitosanitaria (biologica) di cui dicevamo prima, mi domando quanti eviteranno di tirare il polline da maschi con sintomi per poi riutilizzarlo, o quanti utilizzeranno polline certificato come Psa free. Abbiamo recentemente intercettato insieme a Colleghi di UniBo Psa su polline proveniente dall'Argentina; il problema è noto, non si arresta, e non si deve sottovalutare.
Insieme ai precedenti, questi sono tutti aspetti legati tra di loro come in un puzzle, che necessitano di un'assistenza tecnica costante, di un'attenzione continua e di una sollecitazione dei kiwicoltori per portarli con soddisfazione a raccolto. La ricerca italiana, in questi anni, ha fornito molte indicazioni per differenti aspetti legati a Psa. A breve, per esempio, divulgheremo una ricerca dove si evidenzia come sia possibile impiegare sostanze di origine naturale al posto del rame (sempre meno impiegabile nel prossimo futuro) per contrastare efficacemente non solo Psa ma anche Pss e Pv anch'essi dannosi su actinidia; sta poi all'industria raccogliere i frutti della ricerca italiana e tramutarli in soluzioni pratiche.
Prof. Giorgio M. Balestra
DAFNE (Department for Agriculture, Forestry, Nature and Energy)
University of Tuscia
Via S. Camillo de Lellis
01100 Viterbo
Tel.: (+39) 0761 357474
Cell.: (+39) 333 4246404
Fax: (+39) 0761 357473
Email: [email protected]
Web: www.unitus.it
Skype: giorba5618
Pagina personale: www.dafne.unitus.it/web/interna.asp?idPag=1118