Agricoltura sostenibile e genome editing, appello della ricerca italiana all'Europa: Prima i geni
"Prima i geni: liberiamo il futuro dell'agricoltura" è un vero e proprio appello preceduto da 12 tesi per un'agricoltura nuova, equa e accessibile a tutti, a basso impatto ambientale oltre che più produttiva, preservatrice del ricco patrimonio di varietà colturali nostrane. E' la via italiana al nuovo miglioramento genetico.
L'iniziativa è promossa da SIGA-Società Italiana di Genetica Agraria, con il patrocinio della FISV-Federazione italiana scienze della vita e del CREA, il Consiglio per la ricerca in agricoltura e l'analisi dell'economia agraria.
Il documento, sottoscritto anche dalla Società Italiana di Biologia Vegetale e dall'Istituto di Genomica Applicata, è stato presentato nella mattinata del 22 giugno 2017 a Roma nella sala convegni del Capranichetta a piazzale di Montecitorio coinvolgendo istituzioni, comunità scientifica e attori della filiera agroalimentare.
Al centro di tutto il tema dell'unione tra sostenibilità e innovazione e un richiamo alla logica rifiutando i preconcetti come espresso dal professore Michele Morgante, presidente SIGA.
A presentare l'appello e le intenzioni del gruppo, oltre a Morgante anche Riccardo Illy, presidente del Gruppo Illy, Paolo De Castro, parlamentare europeo e vicepresidente della Commissione UE Agricoltura, Bartolomeo Amidei, membro della Commissione Agricoltura del Senato.
Alla successiva tavola rotonda "Innovazione per un'agricoltura sostenibile quali opportunità per l'Italia?", hanno preso parte anche Giuseppe Carli, presidente Assosementi, Marco Cappato, Associazione Luca Coscioni, Cinzia Coduti, responsabile Ambiente e territorio per la Coldiretti, Giuseppe Cornacchia, responsabile Dipartimento Sviluppo agroalimentare e territorio della Cia Confederazione Agricoltori italiani e Deborah Piovan, vicepresidente di Confagricoltura Rovigo.
Deborah Piovan, Giuseppe Carli, Marco Cappato
"Se le varietà prodotte con il genome editing saranno considerate 'OGM' – recita l'appello – tempi e costi di autorizzazione saranno tali che ne verranno di fatto impedite in Europa lo sviluppo e la coltivazione. La nostra agricoltura resterà sempre meno innovativa e diventerà marginale anche per la mancanza di risposte ai problemi specifici delle nostre colture".
Cinzia Coduti, Giuseppe Cornacchia, Michele Morgante
In caso contrario, quindi senza alcun apparentamento con gli OGM, "avremo mantenuto la tecnologia accessibile a tutti – si legge nel documento – quindi anche alla ricerca pubblica, alle piccole e medie imprese, alle startup. E' questo il modo migliore per garantire equità, sana competizione, controllo diffuso della tecnologia".
"E' una sfida che viene dal mondo dell'Agricoltura – ha detto Michele Morgante – in un momento in cui è necessario un minor consumo di risorse, di acqua a fronte di una richiesta di cibo che sarà sempre maggiore. Serve più resistenza a siccità, freddo, insetti e infezioni. L'abbassamento dell'impatto ambientale deve quindi essere una priorità. Il miglioramento genetico esiste già in natura e l'uomo lo ha incoraggiato millenni fa con la selezione e l'addomesticamento delle piante fino all'attuale genomica".
Michele Morgante, presidente SIGA
Questa conclusione collima con quanto contenuto nel preambolo del documento-appello nei primi tre punti: "La Storia è cominciata con il miglioramento genetico delle piante. Non solo la storia dell'agricoltura. Con l'aiuto della scienza siamo solo diventati più bravi a fare quello che abbiamo sempre fatto. Ma è cambiato il mondo. L'agricoltura italiana è nata da tante innovazioni genetiche. Che col tempo sono diventate tradizioni".
"Il genome editing sembra cucito sulla realtà italiana, preservandone la grande varietà di colture – ha proseguito Morgante – Bisogna considerare che a volte le varietà non sono incrociabili proprio per preservare le particolarità territoriali come nel patrimonio vitivinicolo, ma il genoma editing può rafforzare la resistenza delle singole cultivar. Stessa cosa per i tanti tipi di agrumi nostrani, pomodori, ortaggi, non incrociabili per non far sparire il grande patrimonio italiano: l'unica difesa è il genoma editing".
"Ci vuole controllo normativo che consideri l'innovazione genetica senza però accumunarla agli OGM che sono tutt'altra cosa – ha concluso il presidente di SIGA – Con l'editing non si inserisce alcun gene estraneo, la natura del prodotto rimane tale e quale, non ci sono patrimoni genetici aggiunti se non quelli caratteristici delle singole piante. Solo per fare uno dei tanti esempi possibili, il grano duro Senatore Cappelli che oggi tutti considerano un patrimonio storico, è invece frutto di una innovazione umana come tante altre materie prime agricole che solitamente vengono considerate tradizionali. Quindi, sì alla logica e no ai preconcetti".
"Attenzione sempre maggiore dei consumatori sulla sostenibilità – ha detto Riccardo Illy – Biologici e Biodinamici sono i filari-principe. Il genome editing ha il pregio di intervenire sulla genetica delle singole varietà mantenendole in purezza. Comunque nella vita di ogni giorno il genoma delle piante viene modificato da raggi gamma, dagli ultravioletti e dalle ibridazioni. Con l'editing invece si opererà in maniera più mirata. All'Unione Europea devono comprendere che non ha nulla a che vedere con gli OGM e che viene incontro alle esigenze delle piccole aziende".
Riccardo Illy
"La tecnologia OGM è ormai sorpassata – ha sottolineato l'onorevole De Castro – mentre la tecnologia di miglioramento genetico non fa che portare avanti cambiamenti naturali anticipandoli. Oggi il problema fondamentale è produrre di più e in maniera sostenibile. Molti paesi del mondo hanno iniziato a consumare come le nazioni industrializzate. Serve più cibo ma non si devono spargere sui terreni agricoli del mondo masse di concimi, anticrittogamici e altri trattamenti chimici".
Paolo De Castro
"I costi di accesso a questa tecnologia del genome editing sono relativamente più bassi, quindi accessibili a tutti", ha concluso De Castro.
"Dubito sarà così facile introdurre queste nuove tecniche – ha rimarcato Bartolomeo Amidei – Quali paure? Il principio di precauzione potrebbe prevalere sui valori scientifici reali. Non mi sta bene avere paura di un'evoluzione che farebbe compiere un grande salto di qualità. Occorrono scelte di buon senso nell'interesse del consumatore senza dover cassare i risultati della scienza. L'etica deve avere il suo giusto ruolo, ma la scienza non può essere battuta dal pregiudizio".
Il sentiment delle persone sui nuovi metodi di editing genetico sembra favorevole; è quanto traspare da una ricerca commissionata a TEIA, azienda che opera nel settore dei Big Data Analytics & Social Business Intelligence.
Un'analisi effettuata sui principali canali web e social analizzando il contenuto di 16.432 conversazioni avvenute nella Rete sul tema del miglioramento genetico, ha messo a confronto due aspetti: l'atteggiamento nei confronti degli OGM e quello verso il CRISPR (Clustered Regularly Interspaced Short Palindromic Repeats) alla base dell'editing genetico.
L'analisi ha rivelato che gli utenti hanno un atteggiamento positivo per gli OGM pari al 43%, mentre la quota a favore del genome editing sale al 62%. Il nuovo metodo viene percepito come reale passo avanti per l'agricoltura e per la medicina. E' un argomento nuovo fra i naviganti della Rete ma, secondo la rilevazione, si è già conquistato il 15% delle discussioni sul web.
"Sono risultati molto incoraggianti – ha sottolineato Michele Morgante – Si sta facendo strada una consapevolezza nuova e più documentata sulle opportunità derivanti dalle nuove scoperte scientifiche e sulle loro possibili applicazioni anche in agricoltura. Questa analisi suggerisce che il dibattito sui nuovi metodi di editing genetico è oggi guidato da argomentazioni scientifiche. Il nostro impegno è che rimanga tale valorizzando le opportunità per il sistema produttivo agricolo italiano e il ruolo della ricerca pubblica".
Autore: G.G. per FreshPlaza