Visite ispettive in azienda: l'agguato e' dietro l'angolo
In particolare, sono temute le verbalizzazioni delle dichiarazioni rilasciate dai lavoratori agli ispettori del lavoro, in quanto rappresentano uno strumento probatorio importante e non sempre sono raccolte con modalità esenti da critica.
Chiediamo all'avvocato Gualtiero Roveda, consulente di Fruitimprese, quali sono le problematiche relative alle verbalizzazioni delle dichiarazioni. "Ai funzionari ispettivi - esordisce Roveda - compete un complesso di poteri autoritativi che comprende, oltre al potere di ispezione e di accesso, quello di ricerca di notizie e prove per verificare la corretta applicazione, da parte del datore di lavoro, delle norme che regolamentano il rapporto lavorativo".
FreshPlaza (FP): Ci risulta che il verbale dei funzionari ispettivi abbia particolare efficacia probatoria.
Gualtiero Roveda (GR): Gli ispettori nell'esercizio delle proprie funzioni rivestono la qualifica di pubblici ufficiali e il verbale fa piena prova, fino a querela di falso, dei fatti attestati avvenuti alla sua presenza o da lui compiuti.
FP: Cioè, il verbale fa piena prova del fatto che all'ispettore sono state rilasciate determinate dichiarazioni. Non è, tuttavia, provato che quanto dichiarato sia vero. E' così?
GR: Esatto. La fede privilegiata di quanto è scritto nel verbale non si estende alla verità sostanziale di quanto è stato riferito al verbalizzante. Ad esempio, se un lavoratore dichiara di aver lavorato diciotto ore consecutive senza mai riposare, il verbale che raccoglie la dichiarazione fa piena prova che la stessa sia stata rilasciata all'ispettore, ma non che sia vera la circostanza del lavoro ininterrotto per un periodo così lungo.
FP: Il magistrato Carofiglio, noto scrittore, afferma che ottenere date risposte piuttosto che altre dipende in gran parte anche dal modo e dal contesto in cui le domande vengono poste.
GR: E' verissimo. Elisabeth Loftus, nota studiosa della psicologia della testimonianza ed esperta di falsi ricordi, condusse nel 1984 un famoso esperimento, i cui risultati sono sempre stati riconfermati. Nel corso della sperimentazione mostrò a un gruppo di volontari il filmato di un incidente stradale.
Successivamente i soggetti furono divisi in due gruppi. A quelli del primo fu chiesto di stimare la velocità a cui procedevano le vetture quando si erano toccate, mentre a quelli del secondo fu chiesta la velocità delle auto quando si erano schiantate.
Quelli del secondo gruppo indicarono una velocità molto maggiore rispetto a quella del primo. Una settimana dopo ai due gruppi di volontari fu chiesto se sulla scena dell'incidente vi fossero stati vetri rotti. In realtà non vi erano vetri rotti, ma i componenti del secondo gruppo indicarono l'errata circostanza della presenza di vetri in percentuale doppia rispetto a quelli del primo. Tutto questo solo per effetto dell'uso di due diverse parole nella formulazione della domanda che sollecitava la memoria e la narrazione dei fatti.
FP: Occorre prendere atto che domande mal poste, anche se in buona fede da parte degli ispettori, possono pertanto mettere nei guai un imprenditore.
GR: E' vero. Ai dichiaranti devono essere poste domande chiare, comprensibili, non suggestive. La domanda, a seconda di come è posta, può avere risposte ben differenti. E' nota la storiella dei due frati fumatori. Uno dei due chiede al padre superiore: "Padre, è possibile fumare mentre si prega?" Questi risponde severamente: "Assolutamente no! Ci mancherebbe altro; quando si prega non si fuma!" Passa qualche giorno. L'altro frate va dal superiore e gli chiede: "Padre, mentre fumo posso pregare?". La risposta è altrettanto ferma: "Ma certo, fratello, ogni momento è buono per pregare!"
"Associazioni e consulenti - conclude Roveda - debbono vigilare sulla questione e segnalare le criticità rilevate in sede d'ispezione. Le imprese sono già abbastanza penalizzate dalla pressione fiscale, dall'inefficienza della pubblica amministrazione, dalla mancanza di strutture, di servizi e da un Paese che non fa sistema".