Verona: il punto sulle cause della batteriosi del kiwi e sulle strategie di lotta
Si è svolto in data 25 maggio 2010, presso la Sala Conferenze di Veronamercato, un incontro tecnico sulla emergente problematica del cancro batterico del kiwi, che ha visto l'intervento, come principale relatore della serata, del ricercatore e batteriologo Marco Scortichini del CRA di Roma.
Dopo un'introduzione a cura di Giovanni Zanini e Alberto Saccardi del servizio fitosanitario della Regione Veneto, il dott. Scortichini ha presentato un'ampia relazione su origine, diffusione, cause, manifestazioni e attuale stato della ricerca per quanto attiene strategie di prevenzione e cura della batteriosi dell'actinidia.
Marco Scortichini del CRA - Centro Ricerca per la Frutticoltura di Roma.
Già dal titolo della relazione "Aggiornamenti sul cancro batterico del kiwi giallo e verde", si è voluto evidenziare il passaggio della fitopatia dalle iniziali manifestazioni su kiwi a polpa gialla (Jin Tao, Hort/16A e altre) alle varietà a polpa verde (Hayward in primis), che erano apparse in una prima fase meno suscettibili all'attacco del batterio.
Il patogeno coinvolto è lo Pseudomonas actinidiae, riscontrato finora in Giappone (per la prima volta nel 1989), Corea del Sud (1994), Iran (1994), Italia (1994, a Roma e successivamente a Latina e Frosinone). Il dott. Scortichini ha però precisato che, da analisi molecolari effettuate in laboratorio, risulta che il ceppo batterico responsabile per i nuovi scoppi epidemici del 2009-2010 a Latina e Roma (nonché rintracciato anche nel ravennate e, ad aprile 2010, in provincia di Treviso) è di tipo diverso da quello della batteriosi del 1994.
Inoltre, nell'epidemia recente, tutti i ceppi isolati da specie e cultivars diverse di actinidia, anche coltivate in aree geografiche lontane tra loro (Latina-Roma e Ravenna), sono risultati molto simili tra di loro, cosa che farebbe propendere per una probabile origine unica dell'epidemia.
La sala dell'incontro.
Cosa sappiamo dello Pseudomonas actinidiae
Il patogeno coinvolto nella batteriosi dell'actinidia (o cancro batterico del kiwi) è loPseudomonas Syringae pv. actinidiae, da non confondersi con lo Pseudomonas Syringae pv. syringae, il quale, pur provocando sintomi molto simili a quelli degli stadi iniziali della batteriosi, è assai meno virulento e aggressivo.
Il ben più temibile Pseudomonas actinidiae si configura come un patogeno specifico, in quanto colpisce solo ed esclusivamente il kiwi. Al momento, non esistono cultivars resistenti all'attacco di questo batterio, il quale colpisce la pianta dall'esterno e dall'interno.
Il batterio appare favorito da condizioni di umidità e di basse temperature (risulta attivo anche a zero gradi); le piante colpite possono rimanere asintomatiche per tutto l'inverno e cominciare a manifestare i sintomi della malattia (il cui decorso è piuttosto rapido) solo alla ripresa vegetativa.
Al momento, le conoscenze sul ciclo della malattia sono solo preliminari.
Nella foto: piante inoculate (ai lati) con l'attuale ceppo di Pseudomonas actinidiae, nel confronto con un esemplare di controllo (al centro). Si notano molto bene gli effetti devastanti della batteriosi, tra l'altro manifestatisi a distanza di soli 4-5 giorni dall'inoculazione del patogeno.
Cause che predispongono all'infezione
In linea generale, il patogeno attacca la pianta laddove essa presenti ferite e/o aperture. Sono pertanto moltissime le cause che possono predisporre una pianta all'infezione: dal gelo che spacca i tronchi, alla grandine, alle azioni di potatura, allo sfregamento contro recinzioni, tubi o elementi di sostegno/legatura, fino alla fisiologia stessa della pianta.
Nelle varietà di kiwi giallo, per esempio, il tronco e i rami sono naturalmente dotati di numerose "porosità" (lenticelle) che costituiscono altrettante "porte e finestre" per l'accesso del patogeno.
Anche la raccolta dei frutti, con il distacco degli stessi dai peduncoli, i quali poi rimangono sul ramo, costituisce uno dei momenti a rischio di esposizione all'attacco del patogeno, in quanto ogni singolo peduncolo costituisce un'apertura utilizzabile dal batterio per introdursi nella pianta.
La diffusione del batterio, una volta insediatosi, è estremamente subdola: basta infatti una raffica di vento per disseminare migliaia di patogeni a distanze anche di diversi chilometri.
La galleria degli orrori: i sintomi
La relazione del dott. Scortichini ha poi proposto alla platea una galleria fotografica relativa alla sintomatologia delle piante colpite da cancro batterico del kiwi. Si tratta di una vera e propria galleria degli orrori, che testimonia anche della notevole forza aggressiva della fitopatia, in grado di stroncare completamente le piante.
Il materiale infetto, inoltre, diventa pericoloso veicolo di contaminazione per tutte le piante circostanti e anche per quelle distanti, data la possibilità, come detto sopra, che il patogeno possa essere trasportato altrove da venti, piogge e correnti.
Segni di necrosi nelle foglie.
Maculature fogliari di diverse forme. In questo caso, potendo tale sintomo dipendere da diversi patogeni, è bene effettuare un'analisi diagnostica del materiale infetto.
Il caratteristico "essudato rosso" dai tronchi delle piante in avanzato stato di contaminazione.
La situazione dei tessuti vegetali al di sotto della corteccia.
Che fare?
Su questo punto, il dott. Marco Scortichini è stato assolutamente chiaro e drastico: "Ai primi accenni di infezione in una pianta, tagliarla o eradicarla senza indugio, ma non bruciare il materiale infetto, bensì allontanarlo immediatamente dall'area produttiva, isolarlo e far intervenire il servizio fitosanitario".
"Lo scoppio dell'epidemia è stato talmente rapido e dirompente, da aver colto tutti alla sprovvista, tanto i produttori, quanto noi ricercatori", ha aggiunto Scortichini.
Il CRA-Centro per la Frutticoltura di Roma sta al momento sperimentando diverse strategie di trattamento preventivo e curativo, per individuare quali procedure agronomiche risultino più efficaci nel contrasto alla fitopatia.
Si riporta qui di seguito la slide su alcuni criteri per il controllo della batteriosi in campo, risultati fin qui validi:
Clicca qui per un ingrandimento della slide.
Le misure necessarie
I ricercatori hanno anche individuato tutta una serie di misure assolutamente necessarie sia nel caso di impianti già colpiti dalla batteriosi, sia in quelli ancora indenni ma a rischio contagio.
Clicca qui per scaricare le seguenti slide:
1) Misure necessarie in situazioni di emergenza, su impianti già colpiti
2) Misure necessarie per impianti con o senza malattia
3) Misure necessarie per impianti in aree a rischio, con o senza malattia
4) Altre misure necessarie
Per maggiori informazioni:
Marco Scortichini
Centro di ricerca per la frutticoltura (Roma)
Via di Fioranello, 52
00134 - ROMA
Tel: +39-06-7934811
Fax: +39-06-79340158
E-mail: [email protected]