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In crisi la cooperativa agricola Cepal di Lugo (RA): a rischio 200 lavoratori, oltre ai soci conferitori



La cooperativa Cepal di Lugo (provincia di Ravenna) è in forte crisi di liquidità e i soci produttori, se non si troveranno giuste aggregazioni o linee di credito, rischiano di non vedersi pagare i prodotti conferiti nel 2011. Le maestranze, nel frattempo, hanno manifestato giovedì 29 marzo 2012 davanti ai cancelli della sede di Lugo, esponendo un necrologio abbastanza inquietante: "Chiuso per lutto 1926-2012".

Secondo i sindacati Fai, Flai e Uila: "E' stata avanzata l'ipotesi di messa in mobilità dei 19 dipendenti a tempo indeterminato (impiegati e operai) e l'imminente sospensione delle lavorazioni della frutta che porta alla cessazione delle chiamate per i dipendenti avventizi (operai a tempo determinato in organico). Questi ultimi sono lavoratori che non sono coperti da nessun ammortizzatore sociale se non la disoccupazione agricola sulla base dei giorni lavorati".

Foto sopra e qui sotto tratte da "Il Resto del Carlino", venerdì 30 marzo 2012.


La cooperativa vanta una lunghissima storia, che la vede radicata nel territorio romagnolo dal lontano 1926. Da allora, Cepal opera sul territorio ravennate e, attraverso una rete di soci conferitori, esegue lavorazioni sulla frutta: mele, pere, kiwi, albicocche e pesche da immettere sul mercato italiano ed estero. Il marchio Cepal era leader in Italia e in Europa, soprattutto in Svizzera, Belgio, Francia e Inghilterra.



I sindacati Fai, Flai e Uila territoriali sono molto preoccupati per il futuro occupazionale dei lavoratori della Cepal: sono 15 mesi che i sindacati di categoria chiedono al presidente della cooperativa e al consulente esterno, che negli ultimi mesi lo ha affiancato (e che doveva mettere in atto un piano di sviluppo, il quale invece, in definitiva, si è dimostrato nebuloso e ha affossato la cooperativa), un piano di sviluppo e un piano industriale e di rilancio che tengano conto degli oltre 200 lavoratori - di cui il 90% donne - che, ogni giorno, svolgono la propria opera all'interno dei magazzini.

Non si sono ottenute risposte concrete e l'unica cosa che si è realizzata - che non era nei programmi prospettati in questi lunghi mesi - è stata la chiusura dello stabilimento di Conselice, con il trasferimento dei lavoratori sullo stabilimento di Lugo creando così grossi disagi.

Come dichiara a FreshPlaza un operatore del settore ortofrutticolo: "Molti importatori, clienti della Cepal, sono tutt’ora increduli della situazione. La Cepal è stata una cooperativa autonoma ed indipendente che ha fatto la storia in Romagna. Nel suo consiglio di amministrazione sedevano agrari, braccianti, affittuari, coltivatori diretti i quali, accantonate le varie ideologie politiche, collaboravano per il bene comune delle loro aziende e distribuendo reddito nella bassa Romagna".

Nei primi anni 2000, Cepal aveva un conferimento di oltre 35.000 tonnellate di prodotto, un fatturato di oltre 14 milioni di euro e lavorava in tre centri. "E' inspiegabile - prosegue l'operatore - come, avendo ben presente la responsabilità della valorizzazione della produzione dei soci, si sia potuti arrivare a questo triste momento".

All'orizzonte pare stia profilandosi per Cepal un'aggregazione con un cooperativa della zona, per poter dare una risposta ai produttori, i quali - dopo un'annata amara di risultati economici negativi - si vedono ora negare anche quella poca liquidità per poter continuare.

Le organizzazioni sindacali Fai, Flai e Uila chiedono con forza di sapere come intende muoversi la direzione aziendale, che idee e prospettive ci sono per il futuro degli oltre 200 dipendenti e auspicano che venga aperto un tavolo di confronto che porti finalmente ad azioni costruttive.

Inoltre, chiedono con forza alle istituzioni pubbliche regionali, provinciali e comunali di attivarsi per trovare una soluzione comune che eviti la perdita di un'attività storica come quella della cooperativa Cepal.

"La crisi dell'ortofrutta a livello mondiale - affermano i sindacati - e i consumi in calo su base nazionale sono alla base delle attuali difficoltà del settore. L'Emilia Romagna, leader da sempre per la sua filiera completa e la qualità del prodotto, dal campo al consumatore, con i suoi magazzini per la lavorazione del prodotto, sta subendo gravi danni a discapito di agricoltori e dipendenti".

Fonte: www.lugonotizie.it / Il Resto del Carlino