Batteriosi del kiwi: quali strategie di attacco utilizza Psa e come reagiscono le piante di actinidia al batterio
Lo studio - finanziato dal Ministero Italiano per le Politiche Agricole e Forestali (MIPAAF) e sviluppato dal gruppo di ricerca di Fitobatteriologia del DAFNE, Università della Tuscia, in collaborazione con il Centro di Miscroscopia Elettronica dell'Ateneo di Viterbo ed il Centre for Ecosystem Studies dell'Università olandese di Wageningen - è stato pubblicato questo mese sulla prestigiosa rivista scientifica internazionale Phytopathology (Autori: Marsilio Renzi, Paul Copini, Anna R. Taddei, Antonio Rossetti, Lorenzo Gallipoli, Angelo Mazzaglia, and Giorgio M. Balestra, 2012. "Bacterial Canker on Kiwifruit in Italy: Anatomical Changes in the Wood and in the Primary Infection Sites". Phytopathology 102, 9, 827-840. http://dx.doi.org/10.1094/PHYTO-02-12-0019-R) dove, in virtù della sua rilevanza scientifica, la stessa rivista ha voluto dedicare la copertina alla ricerca.
Molti aspetti inerenti la biologia e l'epidemiologia di Psa richiederanno nel prossimo futuro differenti ed approfonditi studi. La presente ricerca, effettuata in Italia, ha studiato l'infezione e la diffusione da parte di Psa nello xilema e nel floema di piante di Actinidia chinensis e di A. deliciosa sia mediante la realizzazione di esperimenti con inoculazioni artificiali, sia in virtù di studi di piante di Actinidia spp. naturalmente affette dal cancro batterico. In particolare sono state effettuate analisi istologiche e dendrocronologiche.
Lo studio ha dimostrato che il batterio può infettare le piante di actinidia attraverso aperture naturali e lesioni.
In impianti di actinidia naturalmente infetti, Psa è presente nelle lenticelle nonché nel tessuto alterato del floema sottostante circondato da lesioni nel periderma, evidenziando l'importanza e il ruolo fondamentale delle lenticelle come via d'ingresso utilizzata dal batterio.
Densità e dimensioni di lenticelle su pianta sana (a sinistra) e affetta da Psa (a destra).
Nel caso di avanzati stadi d'infezione da Psa, si osservano necrosi del floema spesso seguiti da alterazioni del cambio e da infezioni dei vasi xilematici.
Dal punto di vista anatomico, le piante di actinidia infette evidenziano dei cambiamenti nel legno come la riduzione degli anelli di accrescimento, una drastica riduzione dei vasi e la formazione di tille che si sviluppano all'interno dei vasi colonizzati da Psa.
In pieno campo, in piante naturalmente attaccate dal batterio, questi cambiamenti si verificano entro un anno dopo che i sintomi sono stati osservati a livello fogliare, indicando un lasso di tempo di differenti mesi tra i sintomi primari e quelli secondari.
Mediante l'applicazione di metodologie dendrocronologiche, è stato possibile studiare l'azione di Psa sul cambio, rivelando un'alterazione dello stesso durante la stagione di crescita.
Una volta penetrato all'interno dell'ospite, in virtù della capacità di colonizzare i differenti vasi (floematici e xilematici), Psa dimostra quindi di poter raggiungere e di sopravvivere agevolmente anche a livello degli apparati radicali e pertanto, le pratiche di capitozzatura e/o di eventuali innesti, in piante già gravemente affette da Psa, risultano inutili nell'eliminare il patogeno e dannosi perché ne favoriscono la sopravvivenza e la successiva ulteriore diffusione.
"La ricerca ha il compito di produrre e divulgare conoscenze", commenta il Dr. Balestra, coordinatore della ricerca "siamo fiduciosi che questi risultati permettano di apprendere pienamente molti aspetti fondamentali legati alla biologia ed all'epidemiologia di questo batterio, come alla reazione delle piante di actinidia a seguito di un infezione da Psa, approntando quindi misure opportune".
"Come sempre accade, anche in questo caso la potenza degli elementi naturali evidenzia la precarietà delle scelte dell'Uomo - conclude Balestra - la Natura esprime sempre, in positivo o in negativo, tutta la sua Forza e nessuna strategia di mercato può sostituirsi a quanto è nell'essere dei processi biologici; i sistemi naturali non possono essere arrestati, forzati o modificati, solo a volte accompagnati; spetta quindi alle Istituzioni con i loro indirizzi, e agli addetti ai lavori, con il loro equilibrio, operare nell'interesse dell'intera filiera".
Per maggiori info:
Dr. Giorgio M. Balestra - Ricercatore
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