In particolare, nel corso del convegno, alcuni tra i massimi esperti di fama internazionale ha esposto le più recenti acquisizioni tecnico/scientifiche in campo agroalimentare.
Con questo incipit è iniziata lo scorso 19 aprile 2013 la giornata dedicata alle biotecnologie all'Auditorium di Santa Apollonia Firenze.
L'idea di mettere insieme il meglio dei genetisti agrari e studiosi delle Scienze Agrarie italiani è stata data dalla distruzione dei campi dell'Università della Tuscia ad opera del Ministero dell'Ambiente e di concerto con il MIPAAF, dopo un esposto della Fondazione Diritti genetici di Mario Capanna.
Ha iniziato la giornata il prof. Rugini che con la sua relazione "La ricerca messa all'indice" ha raccontato l'esperienza del suo Campo Sperimentale dell'Università della Tuscia, ultimo rimasto in Italia a fare ricerca su piante GM, dopo una lunga battaglia iniziata mesi prima e paradossalmente vinta nella coda da Rugini, perché ha impedito al responsabile scientifico Fabrizio Fabbri della Fondazione Diritti genetici di studiare le sue piante estirpate. Il dott. Fabbri, tra l'altro, ha zero pubblicazioni scientifiche al suo attivo.
La ricerca era finalizzata a produrre piante resistenti a malattie per limitare l'uso di fitofarmaci, piante resistenti alla siccità per limitare l'uso di acqua e danni dal freddo, riduzione della mole delle piante per ridurre i costi della potatura e della raccolta. Piante di actinidia, ciliegio e olivo nel 2012 sono state trattate con disseccante chimico (la prima volta in oltre 10 anni di ricerca che si è utilizzata la chimica), estirpate e infine bruciate (vedi notizia su FreshPlaza del 31/10/2012).
Le conclusioni del prof. Rugini sono fondamentali per far ripartire la ricerca:
- Migliorare e aumentare la comunicazione - evitare quella distorta, ingannevole e faziosa.
- Creare una consapevolezza diffusa del valore della ricerca, e ottenere fiducia e appoggio dall'opinione pubblica (fornire conoscenze scientifiche, ed essere pronti ad ascoltare aspettative, dubbi, paure, emozioni, punti di vista diversi).
- Incoraggiare la ricerca pubblica che può esercitare anche un'azione di stimolo, di controllo e di garanzia su quella privata.
- Far capire che non si lavora solo per il profitto dell'agricoltore, ma per il benessere di tutti.
- Considerare le biotecnologie, per quelle che sono: una tecnica di miglioramento genetico!
- Dare ai Ricercatori la possibilità di lavorare per migliorare le tecniche di ingegnerizzazione:
- - uso di promotori sito-specifici, inducibili, etc.
- - potenziamento o repressione dei geni presenti dannosi
- - transgene non presente nei nuclei (polline non capace di trasmettere il transgene)
Le relazioni successive
Il Prof. A. Saltini, autore della monumentale Storia delle Scienze Agrarie, con la relazione "L'agricoltura moderna è creatura della scienza" ha illustrato come l'agricoltura sia nata dalla stessa scienza sperimentale che era alla base dalle scoperte di Galileo, Bacone, Leibnitz. In particolare tra il 1950 e il 2000 la popolazione del globo è raddoppiata, mentre la produzione di derrate agricole è triplicata grazie allo sviluppo tecnologie.
Sulla stessa scia la relazione del prof. M. Stanca, Presidente UNASA, che dopo una breve parentesi per presentare l'UNASA "Unione Nazionale delle Accademie italiane per le scienze applicate allo sviluppo dell'agricoltura, alla sicurezza alimentare e alla tutela ambientale" che ha come motto Science for Farming, ha presentato la relazione "Genetica agraria: passato, presente e futuro".
A seguire la relazione del prof. A. Alpi dell'Università di Pisa "Le reazioni agli stress delle piante" il quale ha sottolineato come gli stress abiotici limitino la produttività, e come siano in aumento le aree di desertificazioni, anche in Italia.
Argomento ripreso dal dott. Silvio Salvi dell'Università di Bologna con la relazione "La terra ha sete: le risorse dalle biotecnologie".
Le conclusioni del prof. P. Cravedi Università Cattolica del Sacro Cuore Piacenza con la relazione "La lotta biologica". La lotta biologica moderna offre molteplici nuove opportunità all'agricoltura sostenibile; la ricerca scientifica ha apportato fondamentali apporti sia di conoscenza, sia di applicazione e si auspica possa continuare a svolgere il suo indispensabile ruolo.
Non poteva mancare l'argomento sulle qualità nutrizionali dei cereali: la base della dieta mediterranea con la relazione del prof. A. Blanco dell'Università di Bari con la relazione "Genetica di una spiga di qualità". La qualità tecnologica e nutrizionale dei frumenti sono limitate con le tecnologie convenzionali.
Dalle relazioni è emerso che, impedendo la coltivazione di piante GM, si impoverisce il patrimonio agricolo italiano, non certo lo si preserva.
I vari relatori hanno richiamato la contraddizione che in Italia non si può fare ricerca OGM, ma si possono importare prodotti GM per l'alimentazione degli animali le cui produzioni vengono adoperate per l'ottenimento di prodotti tipici, vanto del nostro agroalimentare.
Altro punto più volte esposto riguarda gli alimenti biologici che non presentano qualità nutrizionali differenti dai prodotti dell'agricoltura convenzionale. Inoltre i relatori hanno evidenziato come la ricerca scientifica applicata all'agricoltura contribuirà a sfamare un pianeta di 7 miliardi d'abitanti esposto nei particolari dalla relazione di F. Salamini "Un pianeta da sfamare".
Ha concluso i lavori il presidente di AgronomiperlaTerrA F. Marino con la relazione "Nel nome del Buono, pulito e giusto" dedicata alle agricolture alternative: sinergica, permacoltura e soprattutto biodinamica, agricoltura sempre più presente nei contesti televisivi e fautrice di una visuale spirituale e antroposofica del mondo. Come molto spesso avviene, tali "alternative" vengono abbracciate dai molti che si ergono a paladini della ricomposizione degli equilibri tra l'uomo e le risorse, a discapito dell'agricoltura scientifica.
Nel workshop del pomeriggio, con gli interventi del vicepresidente di Futuragra S. dalla Libera, del presidente dell'AIF, Associazione Italiana Fertilizzanti. P.L. Graziano, F. Baglioni e dell'associazione agraria.org; sono emersi dubbi e perplessità su come la politica e l'informazione gestiscono il comparto primario e la ricerca ad esso collegato.
Partendo dal presupposto che compito primario dell'agricoltura è quello di dare da mangiare, impedire la ricerca costringerà il nostro comparto ad essere sempre meno autosufficiente.
Nel concludere il convegno, l'associazione AgronomiperlaTerrA ha proposto di continuare a sviluppare le idee emerse dall'intera giornata organizzando per il prossimo anno, nella città di Firenze, il Festival delle Scienze Agrarie. I presenti hanno accettato la sfida.