Le esportazioni di uve italiane potrebbero terminare tra pochissime settimane. Infatti, a causa della scarsissima offerta, gli operatori tendono a collocare la merce di preferenza dapprima nel mercato interno, dove i prezzi risultano comunque soddisfacenti.
"Stiamo centellinando le quantità in uscita, affinché si riesca a prolungare di qualche altra settimana la vendita dei grappoli. Se nello stesso periodo del 2023 partivano circa 10 pallet/giorno verso i Paesi Baltici e Scandinavi, ora non si superano i 4-5. È stata una stagione nervosa e altalenante sul fronte commerciale, sebbene i prezzi siano stati alti (e lo sono tuttora), con punte medie del +30% rispetto a un anno fa. Quotazioni che, durante i mesi di raccolta e vendita, non sono mai scese al di sotto di una certa cifra". A parlare da Taranto è Claudio D'Alba, CEO di Plantis Group, azienda pugliese attiva nell'export di prodotti ortofrutticoli.
Se con l'uva la commercializzazione è in dirittura d'arrivo, con le verdure invece si attende che le produzioni provenienti da alcuni Paesi europei, come Germania e Svizzera, finiscano la loro stagione, per dare spazio poi a quelle italiane, coltivate nei diversi areali.
"Crediamo di entrare nel clou non prima della prima decade di novembre. Solo allora potremo diventare più competitivi e indispensabili. Per ora le vendite di prezzemolo, aneto, bietola, cicoria, ravanelli, finocchio, radicchio e carote stanno procedendo con quotazioni mediamente più alte rispetto agli anni passati, ma poi seguirà presto un fisiologico calo dei prezzi. Finora però non si è mai registrato un forte e vero entusiasmo fuori dall'Italia. Siamo in attesa anche dell'arrivo di temperature più autunnali. Presto riprenderemo con gli agrumi, in particolare con le clementine, un prodotto tipico dell'arco jonico tarantino.
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