L'uso delle coperture su frutteto, oggi divenuta consuetudine per la maggioranza delle colture, ha in realtà una storia piuttosto recente. Negli anni '60, quando l'azienda Valente si è affacciata sul mercato con la produzione di pali in cemento armato precompresso, l'idea di coprire un frutteto non era di certo fra le priorità degli agricoltori, soprattutto per le condizioni climatiche più stabili rispetto a quelle attuali, con minor frequenza di eventi avversi.
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"Come risulta evidente, molte cose sono cambiate in poco più di 60 anni - si legge in una nota aziendale Valente - L'uso diffuso di reti per coprire i frutteti è iniziato a partire dagli anni '80, principalmente per proteggere i frutti dalle grandinate, per poi rivolgersi anche alla pioggia, all'ombreggiamento e culminando nei primi anni 2000 con l'introduzione delle reti per proteggere le colture dagli insetti. L'esperienza maturata in questi anni ha però portato negli ultimi tempi a capire che tali coperture, oltre ad assolvere alle loro funzioni specifiche, possono essere in realtà polifunzionali, cioè in grado di svolgere più compiti e offrire diversi tipi di protezione".
Ma l'aspetto più interessante è che l'uso di queste reti può migliorare anche la fisiologia delle piante sotto vari aspetti, garantendo un microclima migliore alle colture e conferendo loro molteplici vantaggi nel conseguimento di uno sviluppo vegetativo ideale.
"A questo proposito, una ricerca (Middleton e McWaters, 1996 – 2000) ha esplorato come l'uso di reti antigrandine nelle piantagioni di mele potesse influenzare la produttività e la qualità dei frutti; i principali parametri misurati includevano la temperatura dell'aria e del suolo, l'umidità relativa, l'intensità luminosa e la velocità del vento sotto le reti rispetto alle aree non coperte. I risultati hanno evidenziato chiaramente come le reti antigrandine aiutino a mantenere una temperatura più stabile sotto la copertura, riducendo lo stress termico sulle piante e portando a una maggiore resa dei frutti. Inoltre, si è osservato che le reti migliorano l'uso efficiente della luce fotosintetica da parte delle piante, riducendo durante i periodi di sole intenso il rischio di bruciature solari sulle foglie e sui frutti".
Oggi la situazione ambientale si è ulteriormente complicata, presentandosi con inverni miti e gelate tardive, piovosità concentrata e di maggiore intensità, frequenti eventi grandinigeni, eccesso di vento e insolazione e aumento dei patogeni alieni. Tutti fattori che portano alla considerazione che fare frutticoltura senza i sistemi di copertura del frutteto sia ormai impensabile.
A sostegno di questa tesi, numerose prove sperimentali condotte dal Dipartimento di Scienze e Tecnologie Agro Alimentari dell'Università di Bologna, dal Dipartimento di Scienze Agrarie, Alimentari e Ambientali dell'Università Politecnica delle Marche e dal Dipartimento di Scienze chimiche e geologiche dell'Università di Modena e Reggio Emilia. Anche l'esperienza diretta della Valente, forte degli innumerevoli impianti realizzati, porta alle stesse conclusioni.
L'ultimo esempio riguarda il confronto tra due coltivazioni attigue, una in campo scoperto e una coperta, con la stessa varietà tardiva di fichi. Già dopo pochi mesi, le piante sotto la copertura mostravano differenze evidenti rispetto a quelle scoperte in termini di vigoria vegetativa e rapidità di crescita.
In sintesi, sia le evidenze sperimentali sia quelle rilevate sul campo sembrano indicare chiaramente che le coperture multifunzionali agiscono direttamente sul miglioramento del microclima all'interno dell'impianto, favorendo una crescita più sana e produttiva delle colture.
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