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L'album di famiglia di Fruitimprese alla sua settantacinquesima assemblea nazionale

La lunga storia dell'ortofrutta italiana raccontata dai protagonisti di ieri, oggi e domani

Ne hanno viste di tutti i colori, nella loro lunga esperienza professionale, attraversando diverse rivoluzioni di tipo politico, sociale, economico (e valutario) e passando da un'Italia quasi incontrastata al vertice del commercio ortofrutticolo europeo nel dopoguerra, fino a una situazione di oggettiva difficoltà sul fronte dei consumi, della competizione esterna e di rapporto tra costi e ricavi. Sono gli uomini di Fruitimprese che hanno celebrato, in occasione della 75ª assemblea nazionale, il traguardo di una storia fatta non solo di frutta e di imprese, ma di passaggi epocali, con grandi trasformazioni, vittorie, sfide, difficoltà e qualche sconfitta.

La sala.

Il tutto si è condensato nell'evento dal titolo "Uno sguardo al passato per costruire il futuro". che ha visto un aperto dialogo e confronto con la frontiera della scienza da una parte, impersonata dal professor Silvio Salvi dell'Università di Bologna e con l'interlocuzione politica dall'altra, rappresentata dai massimi vertici istituzionali incluso il ministro dell'Agricoltura Francesco Lollobrigida e i due europarlamentari Paolo De Castro e Salvatore De Meo. I lavori sono stati moderati dalla giornalista Silvia Marzialetti de Il Sole 24 Ore.

Il passato: riavvolgendo il nastro dei ricordi dal 1949
Quest'anno la relazione del presidente Marco Salvi, giunto a concludere il suo quarto mandato, si è dipanata attraverso tutti gli eventi fondamentali della storia dell'associazione, corredati da fotografie dell'epoca (considerando che si è partiti dal 1949). Da un contesto in cui l'ortofrutta italiana si interfacciava con i mercati generali ed esportava quasi senza competizione in tutto il resto d'Europa, si è vista la nascita e il consolidamento delle grandi catene distributive, oggi diventate quasi le uniche interlocutrici. Le esportazioni dopo il 1993, con il completamento del mercato europeo comune (MEC), sono cresciute, complice una valuta nazionale (all'epoca, la Lira) molto competitiva rispetto alle più forti valute estere.

Oggi, dopo 30 anni, come ha ricordato Marco Salvi, le catene distributive sono diventate colossi da miliardi di euro: "E pensiamo che, nella classifica generale, i nostri supermercati Conad e Coop figurano soltanto verso il ventesimo o trentesimo posto!". Il 2002 ha visto poi, a seguito anche dell'adozione dell'Euro come moneta unica, il sorpasso da parte della Spagna sull'Italia: un sorpasso che non si è mai fermato. Oggi l'Italia esporta ortofrutta per oltre 5 miliardi di euro, contro addirittura i 16 miliardi della Spagna.

Marco Salvi durante la sua relazione.

L'excursus storico si è concluso con una slide che riepiloga quanto Fruitimprese valga oggi: "Siamo una vera e propria associazione di filiera - ha sottolineato il presidente Marco Salvi - Dal lato produttivo aderiscono a noi alcune importanti organizzazioni di produttori e fanno riferimento ai nostri associati circa 20.000 aziende agricole, siamo operatori internazionali, rappresentiamo infatti tanti esportatori, ma anche i più importanti importatori rientrati alla base all'inizio degli anni 2000. Contiamo inoltre importanti aziende agroindustriali, come quelle del comparto frutta secca e delle patate, infine fanno capo a Fruitimprese anche alcune compagnie internazionali di primo livello e, recentemente, sono dei nostri anche alcune centrali di acquisto delle catene di distribuzione estere".

Giuseppe Calcagni durante il suo intervento.

I risultati raggiunti sono stati dovuti all'impegno, alla volontà di rischiare, allo spirito visionario e creativo di tanti protagonisti, imprenditori in campo ortofrutticolo, che negli anni hanno fatto la storia di Fruitimprese e che, non senza commozione, il presidente onorario Giuseppe Calcagni ha voluto ricordare e omaggiare in apertura della tavola rotonda che ha visto anche la partecipazione di altri illustri esponenti del comparto: Luigi Peviani (presidente e AD Peviani Spa, nonché past president Fruitimprese), Nicola Pizzoli (presidente Pizzoli SpA), Claudio Mazzini (resp. settore freschissimi COOP Italia) e Claudio dall'Agata (DG Consorzio Bestack).

I protagonisti della tavola rotonda insieme alla moderatrice.

Le sfide del presente
Tutta questa pregressa esperienza e attuale struttura non bastano però da sole per affrontare un contesto internazionale sempre più complesso e preoccupante. In anni recenti e tuttora, diversi mercati si sono ridimensionati per l'export ortofrutticolo italiano. Pensiamo ad esempio alla Libia, all'Egitto e, oggi, al blocco del Canale di Suez che ostacola i flussi commerciali verso l'Asia. Nel frattempo, altri paesi che si rivolgevano solo in parte al mercato europeo, come la Turchia o l'Egitto, tendono a inviare merci in sovrabbondanza verso il Mediterraneo invece che approcciare destinazioni diventate più a rischio. I cavalli di battaglia dell'Italia rimangono sicuramente le mele, l'uva da tavola e il kiwi, anche perché qui si sono viste numerose innovazioni.

Il 2023 si è chiuso con il record del valore delle esportazioni italiane di ortofrutta fresca che è in crescita del 9,1% rispetto al risultato dell'anno precedente. I dati Istat hanno evidenziato un valore esportato di 5,780 miliardi di euro contro poco meno di 5,3 miliardi del 2022, in controtendenza le quantità esportate che calano di poco meno di un punto percentuale, a 3,483 milioni di tonnellate.

Cresce però a due cifre l'import, che segna un +13,6% in volume e un +15,7% in valore. Ne risente pesantemente la bilancia commerciale che vede ridursi il saldo a poco più di 543 milioni di euro, in calo del 29,7% rispetto al dato del 2022. Da esportatore netto, l'Italia dopo 75 anni è diventata insomma importatore netto.

La platea, con molti dei protagonisti del settore.

Il nostro paese è inoltre esposto a cambiamenti climatici che hanno compromesso intere produzioni: è il caso delle pere, sofferenti già da diverse stagioni e la cui produzione si è andata assottigliando, passando da 700 mila tonnellate fino alle attuali 150 mila e aprendo la strada alla concorrenza da parte di altri produttori (Belgio Paesi Bassi e Portogallo). E mentre i consumi flettono e i costi delle imprese si fanno sempre più onerosi, con un deficit di manodopera rispetto al fabbisogno, le politiche comunitarie non sembrano essere state particolarmente accorte a evitare ulteriori gravami al settore, tanto da scatenare proteste recenti da parte degli agricoltori e vedere alcuni ritocchi e revisioni soprattutto per quanto attiene la normativa sugli agrofarmaci. Rimangono però sul tavolo decisioni che incideranno sui prossimi anni: in primis la nuova normativa sugli imballaggi, che colpirà pesantemente prodotti deperibili come frutta e verdura.

Marco Salvi ha voluto comunque esprimere apprezzamento per le politiche che il governo sta attuando da quando si è insediato, riconoscendo che "gli interventi per il nostro settore sono stati molti e ben strutturati. Ci riferiamo all'ingente ammontare di risorse destinate ai contratti di filiera, ma anche agli aiuti per i comparti in crisi, come quello delle pere e del kiwi, che sono serviti a dare fiducia alla produzione in un momento di grande sconforto. I fondi per la cosiddetta "cambiale ortofrutta" sono andati esauriti in poche ore, a dimostrazione che il settore è ricettivo e apprezza l'approccio pragmatico con cui Ministero e ISMEA stanno gestendo le risorse disponibili. Abbiamo infine apprezzato la presenza del ministro Lollobrigida tra gli stand delle principali fiere di settore all'estero, qualcosa a cui non eravamo più abituati e che avvicina le istituzioni agli operatori e si accompagna al consueto ottimo lavoro dell'ICE per la tutela del nostro export".

La frutticoltura del futuro, ha ricordato Marco Salvi, avrà inoltre bisogno di adeguati finanziamenti al fine di implementare nuove metodologie di coltivazione che la rendano più resiliente ai cambiamenti climatici e per difendersi dall'attacco di nuovi parassiti.

Tutti i rappresentanti istituzionali che sono intervenuti hanno sottolineato e ribadito la centralità dell'agricoltura, non soltanto per il futuro nazionale ma per quello europeo, dichiarandosi pronti a superare le divisioni per presentarsi con una strategia coerente e condivisa in tutte le sedi opportune. Purtroppo il peso specifico dell'Italia nella Commissione agricoltura UE non sembra particolarmente rilevante e quindi a maggior ragione vanno salutate con grande soddisfazione le modifiche che l'Italia è riuscita a introdurre in regolamenti che sarebbero stati molto ardui da rendere operativi, come quello sulla limitazione agli agrofarmaci. C'è la sensazione che, diversamente dagli anni Cinquanta e inizio anni Sessanta, in cui gli Stati europei siglarono trattati che condividevano le strategie per superare le difficoltà (nacque allora anche la PAC-politica agricola comune, per incentivare l'agricoltura a crescere), oggi invece gli interessi di parte prevalgano in un contesto in cui anche le modalità di voto consentono manovre ricattatorie dell'uno contro l'altro.

Francesco Lollobrigida, Ministro dell'agricoltura

Certamente, tanto il ministro dell'Agricoltura Lollobrigida quanto i suoi colleghi all'Europarlamento hanno precisato che i problemi non sono soltanto esterni. Purtroppo l'Italia è in ritardo anche su molti fronti interni: dalla logistica arretrata al sistema mercatale parcellizzato, fino alla mancata raccolta delle acque piovane o al mancato riutilizzo di quelle reflue. Servirebbero strategie di medio lungo periodo, ma le risorse sono limitate. Tuttavia il Ministro ha lasciato intendere, senza però entrare in dettaglio, che saranno a breve implementate altre azioni a sostegno dell'agricoltura.

L'europarlamentare Paolo De Castro.

Paolo De Castro, da parte sua, non ha nascosto gli squilibri che il conflitto in Ucraina ha generato anche da un punto di vista dei flussi di importazione di merci agricole da quel paese, ribadendo che c'è la necessità però di fare bene i compiti anche a livello nazionale, per esempio nell'ambito delle pratiche sleali. A sua volta, Salvatore De Meo ha stigmatizzato la normativa sulla riduzione del packaging per i prodotti ortofrutticoli, raccontando un aneddoto relativo al criterio con cui il Legislatore ha imposto il divieto di utilizzo di imballaggi monouso per frutta e verdura fresca sotto 1,5 kg ("perché proprio 1,5 kg?", ha chiesto De Meo, ricevendo come risposta che quello sarebbe il peso che ragionevolmente una donna può portare in una sporta a mano!).

L'europarlamentare Salvatore De Meo.

Il futuro: nuove tecniche genetiche altamente promettenti
Di fronte a cambiamenti in atto non reversibili - climatici e demografici, così come sottolineato durante la tavola rotonda nella seconda parte dei lavori - e tornando alla citazione di Nazzareno Strampelli fatta dal ministro Lollobrigida, la ricerca scientifica, soprattutto quella genetica, rimane un veicolo fondamentale per un futuro sostenibile e competitivo della nostra agricoltura. Ciò è emerso chiaramente dalla brillante relazione introduttiva del presidente della Società Italiana di Genetica Agraria, Silvio Salvi (ma non ha relazioni di parentela con Marco Salvi! Ndr), il quale ha ben delineato le grandi fasi storiche delle modifiche operate sulle piante dall'umanità fin dagli albori dell'agricoltura, affinché si adattassero maggiormente alle esigenze alimentari delle popolazioni. Oggi, dopo tre grandi periodizzazioni della genetica che hanno portato fino alla soglia del transgenico, la nuova frontiera è quella del genome editing, noto in Italia come TEA-Tecniche di evoluzione assistita, di cui sarà finalmente possibile la sperimentazione in campo.

Il professore e genetista Silvio Salvi durante la sua brillante relazione in apertura dei lavori.

Attraverso minuscole e mirate alterazioni del genoma vegetale si stanno già ottenendo risultati straordinari: funghi che non imbruniscono, banane che si conservano quasi un mese, pomodori nutraceutici che riducono la pressione arteriosa, kiwi con fabbisogno di ore di freddo modificabile per adattarne la produzione anche a zone non idonee, possibilità di ottenere portinnesti in grado di trasferire benefici genetici alle piante innestate. Siamo solo all'inizio di una nuova "rivoluzione verde" (come quella che fu di Strampelli per il grano) in cui l'Italia può tornare protagonista e su cui l'Europa potrebbe cominciare ad attrarre non solo investimenti pubblici, ma anche privati.

Angelo Benedetti ha concluso i lavori ricordando l'importanza di soddisfare i consumatori, veri arbitri per il futuro dell'ortofrutta

In conclusione dei lavori, lo sponsor UNITEC (giunto per inciso ai suoi 100 anni di storia!) per voce del suo Presidente e Amministratore delegato Angelo Benedetti ha sottolineato l'importanza dell'esperienza gustativa del consumatore nell'apprezzamento o nella delusione di fronte all'offerta di frutta e verdura; cosa per cui avere a disposizione sofisticate tecnologie progettate su misura per le esigenze dell'impresa ortofrutticola che voglia portare solo frutta buona da mangiare sul mercato diventa un fattore di crescita per tutto il settore.