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Il punto sulla situazione mondiale con Stefano Lugli, coordinatore dell'International Rootstocks Symposium

Cambia il clima, la ricerca deve adattarsi a nuovi scenari

L'innovazione in frutticoltura passa dalle nuove varietà che, da un lato, devono accontentare il produttore sul fronte delle rese/prezzi e, dall'altro, il consumatore per quanto concerne il gusto finale. Nel mezzo, ci sono mille sfumature. Per fare il punto sulla ricerca a livello mondiale, la fiera Macfrut (Rimini 8-10 maggio 2024) propone un Salone del Vivaismo. Stefano Lugli, già docente universitario e ora consulente, ne è il responsabile.

Freshplaza (FP): Perché questo Salone del Vivaismo può essere considerato di livello internazionale?
Stefano Lugli (SL): Il comparto vivaistico ha assunto in questi ultimi anni un ruolo fondamentale nello sviluppo delle filiere produttive frutticole a livello mondiale. Da sistema per lo più regionale, questo settore ha varcato i confini nazionali, divenendo prima comunitario e ora internazionale, per diverse ragioni: la globalizzazione dei mercati, la mutata geografia produttiva internazionale, l'evoluzione nelle tecniche di produzione, le nuove norme di commercializzazione dei materiali di propagazione e, non ultimo, le innovazioni introdotte a livello mondiale dalla genetica. Al centro del salone vivaismo di Macfrut ci sarà infatti un comparto in continua evoluzione, grazie al miglioramento delle tecniche di moltiplicazione delle piante in vivaio, alla transizione in atto dei processi di qualificazione e certificazione dei materiali di propagazione e dei sistemi di controllo del processo produttivo, tutti elementi imprescindibili per garantire la massima qualità dei prodotti finali, la piena rispondenza genetica-sanitaria e la completa tracciabilità delle produzioni vivaistiche.

FP: Da dove provengono i principali relatori?
SL: Quest'anno la parte convegnistica del Plant Nursery Area di Macfrut sarà dedicata ai portinnesti con International Rootstocks Symposium, una full immersion di due giorni organizzata insieme a SOI (Società di Ortoflorofrutticoltura Italiana) e CIVI Italia (l'organizzazione interprofessionale del settore) dedicata alle innovazioni genetiche articolata in quattro seminari di aggiornamento e approfondimento sui risultati della ricerca pubblica e privata di 25 progetti internazionali su melo, pero, drupacee e agrumi. Relazioneranno i maggiori esperti mondiali provenienti da Stati Uniti, Australia, Europa e ovviamente Italia.

FP: Non c'è vivaismo senza ricerca genetica: quali sono, secondo lei, le principali innovazione che si avranno nel breve periodo?
SL: Credo che riguarderanno i portinnesti, più che le varietà. Stanti i mutamenti in corso a livello globale, era giunto il momento di tornare a parlare di portinnesti e non solo di varietà. Infatti, le attuali tendenze in atto a livello mondiale implicano la necessità di generare innovazioni genetiche e tecnologie ed anche di iniziare a pensare ad una trasformazione dei modelli colturali attuali per far fronte, da un lato, ad una richiesta maggiore di sostenibilità delle produzioni frutticole e, dall'altro, all'urgenza di mettere in atto i necessari mutamenti per far fronte ai cambiamenti climatici in corso. In questo contesto, la ricerca sull'innovazione genetica dei portinnesti rappresenta una strada molto più efficace e lungimirante rispetto alla sfrenata e incontrollata corsa verso nuove varietà. In sostanza, il problema va risolto prima di tutto partendo dalla radice, cioè dal portinnesto.

FP: Quali problemi devono essere risolti?
SL: In diverse zone idonee alla frutticoltura si stanno diffondendo problemi degenerativi, con perdite produttive consistenti e numerose mortalità degli impianti, dovute a eventi estremi legati a nuove fitopatie e all'attuale crisi climatica. Tanto per fare qualche esempio, che riguarda da vicino la nostra regione, la degenerazione del pero, la moria del kiwi, le patogenie radicali nelle drupacee, le problematiche legate alla stanchezza del terreno. Circa l'ambiente, i sempre più frequenti eventi climatici estremi, con erratica distribuzione delle piogge, intense e alternate a periodi siccitosi prolungati, temperature estive elevate e prolungate, rendono meno resiliente un sistema basato su portinnesti deboli e poco esplorativi, con conseguente sofferenza delle piante. Gli interventi possibili per migliorare il sistema sono legati alla necessità di ricorrere a risorse genetiche più tolleranti agli stress abiotici e a perseguire operazioni colturali che permettano un migliore benessere della radice, in condizioni di limitata fertilità del suolo e di eventi atmosferici estremi. Occorre maggiore conoscenza e coscienza per poter migliorare 'il cuore e la mente' del nostro frutteto, partendo proprio dalle radici. Di questo si parlerà a Macfrut.

FP: In Emilia Romagna quale è la situazione del vivaismo?
SL: Il comparto vivaistico emiliano-romagnolo rappresenta una punta di diamante a livello nazionale e comunitario, grazie al ruolo programmatico svolto dalla Regione, ai servizi che il Centro Attività Vivasitiche fornisce a tutte le aziende aderenti al sistema di certificazione, alla numerosa adesione al CIVI Italia, ai livelli tecnologici raggiunti dalle singole aziende vivaistiche e dai laboratori di micropragazione presenti in regione, alla dimensione internazionale in ambiti come produzione, offerta varietale, commercializzazione ed export di piante di molti vivai regionali