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Accordo CREA-Nuvaut: l'uva da tavola pugliese investe nella ricerca perche' crede nel futuro

"Quando un contadino semina, non sa se raccoglierà. Di certo, però, se non semina, mai raccoglierà". Con questa metafora, Giacomo Suglia, amministratore unico del Consorzio Nu.Va.U.T (Nuove Varietà di Uva da Tavola), sintetizza per FreshPlaza le ragioni che hanno condotto una cordata di ben 24 aziende agricole ad avviare una collaborazione con l'ente di ricerca CREA al fine di selezionare e moltiplicare nuove cultivar promettenti di uva da tavola idonee al territorio pugliese. Il progetto è stato presentato ieri, 11 settembre 2018, alla Fiera del Levante di Bari.


Il tavolo dei relatori

La Puglia vanta un primato indiscutibile nel settore dell'uva da tavola, essendo la prima regione produttrice a livello europeo e la terza a livello mondiale. Secondo quanto ci riferisce il direttore del Centro CREA di Viticoltura ed Enologia, Riccardo Velasco: "Abbiamo cominciato già 15 anni fa un percorso di miglioramento varietale e oggi cominciamo a vedere i risultati. Non ci aspettavamo un riscontro da parte di una così ampia cordata di aziende di primo livello nel settore. L'obiettivo principale è quello di creare uno spazio per varietà di uva da tavola sviluppate da ricercatori italiani, che possano costituire un'alternativa valida rispetto alle cultivar sviluppate dai grandi nomi noti del breeding".

Velasco ci conferma che i risultati fin qui ottenuti sono molto promettenti: su 100 selezioni su cui si è lavorato, ne sono state individuate 36 di cui 12 verranno consegnate a gennaio per le prime prove in campo; 24 saranno registrate entro ottobre, mentre altre 64 verranno consegnate su un arco temporale di 10 anni. Tutte le uve sono senza semi o con semi appena abbozzati; inoltre presentano sfumature cromatiche che variano dal bianco, al rosa, al nero.

Il grande vantaggio è quello di essere state selezionate e prodotte in Puglia, rappresentando un'opportunità per le imprese di commercializzare uve valide sotto tutti i punti di vista, al contempo svincolandosi dal pagamento di royalty.

Velasco: "Il nostro fine è produrre delle novità e fare in modo che siano apprezzate. Questa cordata pubblico-privata costituisce un esempio positivo da far conoscere, se non potenzialmente estendere ad altri settori, come nel caso di agrumi, pomodori o pesche. In futuro lavoreremo anche sulla resistenza dei vitigni alle principali problematiche fitopatologiche, lavoro che già effettuiamo sull'uva da vino".



Giacomo Suglia conclude: "E' molto importante che i produttori si siano messi in gioco direttamente. Il primo passo era quello di stare insieme e investire risorse su questo programma. Da qui a un paio d'anni vedremo anche come regolarci per la commercializzazione, in modo da rientrare al meglio del nostro investimento. Considero questo progetto una grande occasione di arricchimento per il nostro territorio e di competitività per affrontare adeguatamente il futuro del settore".


Nel corso della presentazione del progetto è intervenuto anche il produttore Angelo Di Palma, sottolineando la valenza "senza precedenti" dell'accordo: "Noi imprese dobbiamo cominciare a ripensare come ottenere il nostro vantaggio competitivo. In un mercato globale, in cui i nostri competitor possono essere ovunque, il criterio di differenziazione non può più limitarsi al prezzo. Non possiamo più puntare su mercati massificati. Dobbiamo cambiare mentalità noi per primi, programmando le produzioni mediante le tecnologie dell'agricoltura 2.0 e facendo aggregazione, così come già accade in Spagna".

Guarda il video sull'intervento di Angelo Di Palma