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A cura di Alina Fiordellisi

La prospettive del biologico secondo Unaproa

Un'intervista a Rosario Provino (nella foto), consigliere di Unaproa, presidente della Aop Sicilia, l'Associazione delle organizzazioni di produttori ortofrutticoli più rappresentativa della Regione Sicilia, specializzata nella produzione di agrumi. Le sue valutazioni sulla campagna di commercializzazione e sulle prospettive di crescita della domanda interna.

Qual è la sua valutazione complessiva sulle prospettive della campagna di commercializzazione 2007/2008 delle arance?
Quest'anno la produzione di arance si è attestata su quantitativi in linea con i precedenti anni. La caratteristica qualitativa di quest'anno è che l'arancia, a causa dello stress idrico verificatosi nel periodo primaverile-estivo, si presenta con un calibro piccolo o molto piccolo (8 e 10), che viene destinate in buona parte alla trasformazione, o alle mense scolastiche e ospedaliere che richiedono proprio arance di calibri piccoli.
Rispetto ai prezzi, posso dire che, a differenza di quanto accade solitamente, quest'anno la campagna di commercializzazione è partita con prezzi alquanto contenuti. Il mercato al momento penalizza il calibro piccolo. Va sottolineato che quest'anno ha registrato una riduzione del 56% circa della compensazione finanziaria comunitaria per le arance destinate alla trasformazione industriale.
Nutriamo buone aspettative per quanto riguarda il mercato delle arance pigmentate, il tarocco e il moro, anche se è ancora presto per fare delle previsioni dal momento che la loro maturazione avviene a partire da gennaio e febbraio.

La produzione biologica di arance rappresenta uno dei mercati attualmente più interessanti, non soltanto per il mercato interno ma anche per l'esportazione in paesi come la Germania e l'Austria. Quali sono a suo avviso le prospettive di sviluppo per il settore biologico?
I produttori nostri associati sono in gran parte specializzati in produzioni biologiche di arance, che vengono commercializzate in paesi come la Germania e la Francia, a cui si è aggiunta di recente anche la Gran Bretagna. Quello inglese è il mercato che sta crescendo di più in tutta Europa, un mercato che è molto attento alla qualità e che ha fissato una serie di parametri restrittivi per la commercializzazione di arance biologiche.
In questi tre paesi il nostro prodotto viene venduto molto bene, in particolare presso le catene specializzate che commercializzano solo linee biologiche.
Le prospettive di sviluppo del comparto biologico si mantengono buone, anche se la crescita non è paragonabile a quella esponenziale degli anni scorsi. La domanda proveniente da Germania e Francia si mantiene ora a livelli stabili, mentre il mercato inglese avanza con un + 15-20% l'anno.

Considerato che la domanda interna di arance si mantiene da anni sugli stessi livelli, quali strade si possono intraprendere per ampliare la domanda di arance (e in generale di agrumi) riuscendo a trovare nuove destinazioni per le nostre produzioni anche in paesi extra europei? Le diverse modalità di trasformazione degli agrumi (succhi, confetture, ecc.) quanto possono incidere su questa domanda?
Gli italiani certamente non possono mangiare più arance di quelle che consumano: rispetto all'arancia, la clementina è più veloce e più facile da sbucciare e da mangiare, soprattutto per i bambini, e quindi ha consumi costantemente in crescita. In presenza di una domanda interna di arance che rimane pressoché costante, il nostro intento è quindi di puntare sulla produzione biologica, non solo perché presenta ancora margini di crescita, ma soprattutto perché nel biologico abbiamo conquistato maggiori fette di mercato. La Spagna infatti, che era già molto competitiva sulla produzione convenzionale, non ha dovuto cercare, come invece abbiamo fatto noi italiani, nuovi sbocchi competitivi e quindi oggi nella produzione biologica è un po' in ritardo.
Per quanto riguarda i nuovi sbocchi commerciali, stiamo puntando molto sui nuovi paesi dell'Est Europa: si tratta di un mercato complesso ma che ha buone potenzialità, perché adesso il potere d'acquisto di questi paesi è in forte aumento e di conseguenza è in crescita la domanda di prodotti ortofrutticoli freschi di qualità.

Fonte: Agricoltura italiana