Firmato protocollo di intesa tra Agriventure e Unacoma
La stretta di mano tra Federico Vecchioni, presidente di Agriventure, e Massimo Goldoni, presidente Unacoma
Durante il convegno è stato descritto come gli agricoltori vivono il rapporto con le banche, a seguito di un’indagine.
"La nostra indagine – ha spiegato Camillo Gardini, presidente di Agri 2000 – è stata rivolta a 1200 aziende professionali, vale a dire quelle meglio strutturate e che hanno un fatturato capace di garantire al conduttore un reddito di almeno 35.000 euro l'anno, al netto delle sovvenzioni. Se le aziende di questo tipo incontrano una certa difficoltà ad accedere al credito, quelle più piccole e meno strutturate troveranno di certo ancora più ostacoli per ottenere un finanziamento".
Dalla ricerca emerge che gli agricoltori promuovono a metà le banche circa il trattamento che ricevono nel momento in cui chiedono un finanziamento. E ciò può dipendere dal fatto che la maggior parte delle banche, per quello che concerne le garanzie, guarda solo agli aspetti patrimoniali e trascura le altre componenti fondamentali per una impresa: la capacità imprenditoriale, il progetto di sviluppo e gli accordi di filiera. D’altro canto, la mancanza nella maggior parte delle imprese agricole italiane di un bilancio rende difficile agli istituti valutare in maniera adeguata il 'merito creditizio' delle aziende stesse.
Solo il 40% di coloro che nell'ultimo anno hanno chiesto un finanziamento, si ritiene molto soddisfatto del rapporto con l'istituto di credito. Il 48% invece esprime delle perplessità mettendo la crocetta sulla voce "abbastanza soddisfatto". L'11,4% dice di essere 'per niente' o poco' soddisfatto. Anche Agrifidi non raccoglie molte adesioni; infatti, anche per la scarsa diffusione territoriale delle strutture, solo il 23,7% degli intervistati si è rivolto loro per chiedere supporti per un migliore rapporto con le banche.
Va aggiunto che nel 2010, a causa della crisi, è crollato il numero di imprese che ha investito in innovazione: solo il 29% rispetto al 61% del 2007, un dato rilevato sempre da Agri 2000.
Fra coloro che hanno investito in innovazione, il 54% ha chiesto un aiuto alle banche, mentre il 46% ha provveduto con l'autofinanziamento.
Nel dettaglio, il 23,3% ha chiesto alle banche l'intera somma necessaria; il 12,8% ha integrato il mutuo con proprie risorse; il 12,3% si è rivolto alla banca e ha aggiunto i fondi del Piano di sviluppo rurale (Psr); il 5,6% ha chiesto il mutuo, ha messo del proprio e ha integrato col Psr; il 27%, come già accennato, ha investito solo di tasca propria e il 19% ha integrato l'autofinanziamento con il Psr.
"Dalla nostra indagine – ha aggiunto Gardini – emerge che gli agricoltori cercano di informarsi e confrontarsi quando si tratta di chiedere finanziamenti. Il 63,5% ha contattato almeno due istituti e, fra questi, il 25% si è rivolto a tre ed un terzo degli imprenditori agricoli ha chiesto un consiglio a referenti di fiducia al momento di dover scegliere la banca. Resta comunque un 36,5% di imprenditori che ha stima nella propria banca e mantiene rapporti solo con quella".
Ma la banca cosa chiede all'imprenditore? Nulla di nuovo sotto al sole: il 96,5% giudica e valuta a garanzia l'aspetto patrimoniale, mentre alcuni aspetti come i contratti di filiera, che garantiscono il reddito, sono stati presi in considerazione solo dal 20% degli istituti di credito.
Il convegno, organizzato in collaborazione con Unacoma e Agriventure, è stato chiuso da Federico Vecchioni, presidente di Agriventure: "Il sistema bancario deve proporre nuove idee e nuovi strumenti per avvicinarsi al mondo dell’agricoltura. Esistono ampi margini di crescita e, il nostro auspicio, è che il protocollo siglato possa favorire un rinnovato interesse verso la meccanizzazione e le innovazioni tecniche".