Kiwi italiano: tra assidua ricerca della qualita' e apertura di nuovi mercati
Costituito da nove importanti realtà italiane del settore (vedi notizia FreshPlaza del 20/08/2012), che insieme riuniscono il 20% della produzione italiana, Kiwifruit of Italy è intenzionato a crescere e a coinvolgere altri produttori ed esportatori nazionali per aumentare la qualità e, quindi, migliorare l’immagine e il valore del kiwi italiano.
"Al momento, i soci fondatori sono concentrati nelle attività di campo – spiega Fornari – per definire le linee guida dei programmi di monitoraggio relativi allo stadio di maturazione e la conseguente determinazione dei parametri di raccolta che garantiscano la miglior qualità organolettica e conservabilità dei frutti. Questo per noi è l’anno zero e dobbiamo costruire una base di dati solida su cui lavorare per sensibilizzare anche i produttori in fatto di parametri di raccolta, dimenticando la data come errato indice di riferimento".
"I controlli continueranno poi in magazzino con una valutazione per singola partita, oltre che dei calibri, dei parametri qualitativi come grado Brix e sostanza secca, che ci aiuterà a determinare come sia distribuita la qualità intrinseca all’interno delle forniture dei soci e a fissare i requisiti minimi per l’accesso a determinati mercati".
"Nell’ultima fase, un ente terzo verificherà che i parametri concordati siano rispettati da tutti i soci. Il prodotto che supererà tali controlli sarà quindi dotato di un marchio di qualità, appunto il logo del Consorzio Kiwifruit of Italy (qui accanto), che andrà ad accompagnarsi ai singoli marchi commerciali degli associati".
Le aspettative per la campagna entrante in termini di volumi e di qualità
"Ascoltando i nostri tecnici - commenta il presidente di Kiwifruit of Italy - ci sono pareri piuttosto contrastanti. In Italia sembra oramai confermato un calo della produzione di kiwi verde, in Piemonte in particolare, ma non si può al momento dire se questa contrazione sarà significativa a livello commerciale. Gli addetti ai lavori sono però fiduciosi, perché la mancanza di prodotto crea buone prospettive per la gestione commerciale".
"Tuttavia, per un paese come il nostro, che vanta una produzione di mezzo milione di tonnellate, basare le proprie politiche commerciali sulla scarsa disponibilità di prodotto stagionale non può dirsi una strategia sostenibile, soprattutto con gli andamenti incerti dei consumi attuali. Per questo le imprese socie del nostro Consorzio hanno deciso di collaborare per determinare strategie commerciali incentrate sull’accrescimento di valore del kiwi italiano".
Il kiwi straniero antagonista a quello italiano
"Oltre alla competizione con la produzione dei paesi dell’emisfero nord quali la Grecia, nella prima fase della stagione è ancora presente una coda di prodotto proveniente da Cile e Nuova Zelanda e la sovrapposizione per noi costituisce un problema, soprattutto nel caso del prodotto neozelandese che si presenta molto valido dal punto di vista qualitativo. In generale, comunque, la sovrapposizione determinata dall’allungamento della stagione dell’emisfero sud crea turbative sul mercato e scenari diversi su cui muoversi con cautela".
L’apertura del mercato sudcoreano al kiwi italiano
"Siamo ovviamente soddisfatti del risultato conseguito - dichiara Alessandro Fornari (vedi notizia FreshPlaza del 23/04/2012) - Apertura di nuovi mercati per noi significa nuove destinazioni per il nostro prodotto. Ora, però, va valutato il posizionamento del nostro kiwi in termini di prezzo e, in questo senso, dobbiamo darci delle regole per garantire la qualità a un mercato che è abituato agli standard elevati del prodotto neozelandese e interno. E' indispensabile, quindi, entrare in maniera coordinata e proporre un’immagine solida del kiwi italiano, in grado di competere con i migliori. In caso contrario, finiremmo per posizionarci su livelli di prezzi non soddisfacenti. Per questo motivo, come Consorzio Kiwifruit of Italy, insistiamo sui requisiti minimi per le spedizioni".
"L’apertura del mercato sudcoreano ha rappresentato un percorso lungo e complesso ed è necessario che il Sistema Italia funzioni al meglio se vogliamo essere competitivi nello scenario internazionale. Ci sono molti altri mercati da raggiungere, a cominciare dal Giappone, dove il lavoro fatto per le arance può servire da apripista per il kiwi, o anche altri paesi minori del sud-est asiatico verso i quali non è oggi possibile esportare a causa delle barriere fitosanitarie".
Contatti
Kiwifruit of Italy srl
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Web: www.kiwitaly.com