Con l’aumento dell’Iva, consumi alimentari ancora piu' sottoterra
Serve più cautela quando si interviene sul capitolo cibo e bevande, che costituisce il cuore dei consumi - osserva la Cia - soprattutto per le famiglie numerose che destinano oltre un quinto (il 20,9%) della spesa media mensile ai generi alimentari.
Escludendo beni di prima necessità come pasta e pane, infatti, l’aumento dell’Iva a luglio dal 21 al 22% riguarderà prodotti di largo consumo come acqua minerale, vino e spumanti, succhi di frutta, caffè e bevande gassate - ricorda la Cia - mentre al rialzo dal 10 all’11% saranno interessati alimenti base come carne, pesce, uova, ma anche zucchero, riso e yogurt.
E’ chiaro quindi l’impatto devastante che questa misura avrà sul portafoglio degli italiani - sottolinea la Cia - e certo non basterà la riduzione dell’Irpef a bilanciarlo. Tanto più che aumentando l’Iva non si rischia soltanto la diminuzione del volume dei consumi, ma anche quella del potere d’acquisto e dei redditi percepiti delle famiglie.
Insomma - conclude la Cia - l’Italia corre il pericolo di pagare un conto salatissimo, in una situazione già estremamente critica. L’aumento dell’Iva non può essere la soluzione per rimettere in piedi un Paese in piena spirale recessiva.