Taranto: polemica tra organizzazioni agricole e Ministro Clini su chi avvelena chi
"Un sospetto, quello del ministro, che per quanto ci riguarda è una vera e propria corbelleria -attacca Giovinazzi - L'inquinamento con la catena alimentare non ci azzecca nulla per due motivi: il 90% della carne italiana proviene dall'estero e, ad esempio, tutte le verdure non rientrano nelle derrate in cui si può accumulare diossina. Allora cosa c'entra la catena alimentare con le malattie diffuse a Taranto, Statte e nell'intera provincia?".
Alle dichiarazioni rilasciate dal Ministro dell'Ambiente, così ha reagito il Presidente della Coldiretti Puglia Pietro Salcuni: "Ci costituiremo parte civile in tutti i procedimenti tesi ad accertare responsabilità in ciò che è accaduto, per tutelare le imprese agricole che, oltre ad essere coinvolte loro malgrado nella difficile vertenza ambientale che ha ferito duramente il territorio della provincia di Taranto, registrano pesanti perdite in termine di immagine e di reddito".
"Bisogna verificare immediatamente - prosegue Salcuni - l'effettivo stato di salute della catena alimentare di quell'area, individuando e rimuovendo gli eventuali problemi laddove venissero riscontrati. E' un dovere naturale ed un impegno politico consequenziale al progetto di difesa del territorio che è espressione e culla della varietà e qualità dei prodotti agroalimentari".
"Vogliamo che venga tutelato e rispettato il nostro modello di agricoltura – incalza il Direttore della Coldiretti Puglia, Antonio De Concilio - costruito attorno al territorio e alla certezza di sicurezza alimentare e ambientale da garantire ai cittadini-consumatori. Chiediamo una presa di coscienza e una forte partecipazione ad un "problema" che condiziona non solo il reddito e lo sviluppo, ma pregiudica la vita stessa dell'individuo. Il territorio è lo strumento per offrire bellezze, bontà e genuinità, quindi anche occasione di autentico miglioramento della qualità della vita, non sacrificabile sull'altare di uno sviluppo apparente e non sostenibile".
L'agricoltura jonica, con una superficie totale di 31.657 ettari, riesce a raggiungere mediamente una Produzione Lorda Vendibile di 470 milioni di euro e rappresenta una realtà economica importante per l’intera regione, con punte di eccellenza nei comparti dell’uva da tavola e da vino, orticolo, agrumicolo e del lattiero-caseario.