Gli incentivi previsti dal Governo di Mosca stimoleranno la domanda di tecnologia italiana
L'annuncio dell'embargo agroalimentare è stato accolto positivamente da molte aziende agricole e anche dalla pubblica amministrazione di molte regioni della Federazione russa. Lo stop alle importazioni dovrebbe durare un anno, ma per molti produttori si tratta di un'occasione unica per aumentare le proprie quote di mercato.
Dopo l'Unione doganale eurasiatica con Bielorussia e Kazakistan, il Governo russo sta portando avanti trattative con Azerbaijan, Serbia, Cina e Cile per coprire il fabbisogno di produzioni agricole.
Ovviamente, gli agricoltori russi non approvano questi accordi: se lo Stato già adesso cerca di stipulare i contratti con gli altri paesi emergenti per la consegna di ortofrutta, allora è probabile che per loro resterà sempre poco spazio sugli scaffali dei supermercati.
Intanto, nel mese di ottobre si prevede un aumento dei prezzi delle mele del 30-40%. E, dall'inizio del 2014, i prezzi delle mele sono già aumentati del 10,4%.
In ogni caso, considerando i futuri effetti dell'embargo, a fine agosto il primo ministro russo Dmitry Medvedev ha annunciato un programma di sviluppo del settore lungo tre principali linee guida: ammodernamento dell'industria sementiera (attualmente la Russia importa l'80% di semi di barbabietola, il 65% di orticole e circa il 30% di semi di patate), sviluppo del settore ortofrutticolo con incremento della coltivazione sotto serra e investimenti per la realizzazione di centri logistici, di conservazione e trasformazione.
Complessivamente, il programma attuale prevede entro il 2020 finanziamenti federali per 1,8 trillioni di rubli (circa 46 miliardi di euro); per il solo biennio 2015-2016 si parla di quasi 15 miliardi di euro. Per potenziare lo sviluppo dei centri logistici, destinati anche alla conservazione di ortofrutta, la Federazione russa ipotizza un altro investimento di oltre 2 miliardi di euro entro il 2020.
Krasnodar
Krasnodar, la principale regione produttrice di ortofrutta in Russia, ha le potenzialità per rifornire almeno altre 10 regioni delle sue stesse dimensioni.
(Foto: Meteoweb.eu).
Eugene Kritsky, capo del Dipartimento per lo sviluppo della frutti-viticoltura del locale ministero per l'agricoltura, ha recentemente spiegato che i meleti della regione occupano quasi 34.000 ettari e la raccolta è sempre soddisfacente. E, se lo Stato compensasse i maggiori costi, così come fanno all'estero, per il comparto sarebbe molto più facile crescere.
Nella regione, gli impianti di melo sono comunque in aumento ma, per sostituire l'offerta dei produttori esteri, sarebbe necessario aumentare anche la superficie destinata a peri, peschi, susini e ciliegi.
Al momento, il programma di sviluppo non è ancora stato pubblicato ma, secondo anticipazioni, già nel 2014 l'amministrazione della regione investirà 100 milioni di rubli (2,5 miliardi di euro) per l'acquisto di moderne tecnologie per la coltivazione di frutteti, mentre per il 2015 sono pianificati altri 500 milioni di rubli (12,5 miliardi di euro). L'anno prossimo, inoltre, gli investimenti saranno concentrati nella costruzione di nuovi magazzini per la conservazione di frutta e verdure, nell'acquisto dei macchinari per migliorare il livello di meccanizzazione delle aziende agricole e nell'installazione di impianti anti-grandine.
In questo contesto, si inserisce il Progetto Agri Mec House, promosso da Unioncamere Emilia-Romagna, Promec Modena e Consorzio Cermac per la creazione di un polo tecnico di assistenza post-vendita condiviso nel Distretto della Russia del Sud. Del progetto, come anche degli standard qualitativi in Russia e delle potenzialità su quel mercato per l'alta tecnologia italiana si parlerà mercoledì 24 settembre alle ore 15.00, in occasione della fiera Macfrut di Cesena, durante il convegno "Russia: nuove opportunità per le tecnologie italiane?".