Le informazioni sono di ispirazione tecnica (ad esempio il fatto che ci vogliono circa dieci anni per completare il processo che dalla sperimentazione porta alla commercializzazione di una nuova varietà; alcune varietà di uva senza semi sviluppano semi dopo qualche anno di produzione) ma anche di natura "gossip" (agli Emmy Awards 2014 erano nel menù della cena di gala due nuove varietà di uva senza semi: Cotton Candy, varietà bianca dal gusto di zucchero filato, e Witch Fingers, varietà nera dagli acini allungati come dita di strega), fino ai consigli per una corretta conservazione (la temperatura ideale per l'uva è -0,5° C).

Apparentemente utili per incuriosire il consumatore, le "20 cose che non sapevi sull'uva da tavola" risultano però un interessante ripasso anche per il più esperto degli operatori.
Italia
Negli anni '50 l'Italia esportava uva da tavola Chasselas (ma è un vitigno da vino) prodotta sulle colline di Savignano sul Panaro (MO) e Monteveglio (BO) verso la Svizzera su vagoni ferroviari chiamati "ghiacciaie", perché riforniti di stecche di ghiaccio che mantenevano bassa la temperatura del prodotto durante il viaggio.
Secondo i dati Istat, ogni anno l'Italia esporta circa 20.000 camion di uva da tavola. Su un camion ci sono oltre 2 milioni di acini, quindi l'Italia potenzialmente fornisce 5 acini di uva a ogni abitante del mondo.
Il maggior mercato di esportazione per l'uva italiana è la Germania che, per il 75%, consuma uve senza semi.
L'uva Red Globe in Italia assume di norma una colorazione viola scuro, sgradita ai consumatori asiatici che, invece, la preferiscono rosso-amarena chiaro.
Stati Uniti
Il più importante ente sviluppatore di nuove varietà di uva da tavola è l'Agenzia federale statunitense USDA.
Non a caso, negli Usa le vendite al dettaglio di uva da tavola valgono 2,5 miliardi di dollari, il 9% delle vendite del settore ortofrutticolo. Non solo, il 40% dei consumatori statunitensi è più propenso ad acquistare uva dopo avere saputo che è fonte di antiossidanti.
Gli Stati Uniti sono il maggiore importatore mondiale di uva da tavola: ne acquistano circa 570.000 tonnellate ogni anno, con un incremento del 70% negli ultimi venti anni. Ma gli Stati Uniti esportano anche: nel solo 2013, hanno spedito in Cina oltre 68.000 tonnellate di grappoli.
Negli scaffali della Gdo
Drahorad ha appuntato anche alcune stranezze presenti nei punti vendita della Grande distribuzione organizzata. Sulle etichette di Coop Italia, ad esempio, le uve senza semi sono chiamate "apirene", termine tecnico corretto ma forse poco comprensibile ai consumatori. Il discount italiano DPiù, invece, vende come cat. II l'uva Italia che i fornitori marcano come cat. I sugli imballaggi.

Durante certi periodi promozionali l'uva rossa senza semi è la referenza più venduta nei supermercati inglesi. Prima dell'introduzione della varietà Crimson Seedless (la più prodotta in Sudafrica), l'uva rossa rappresentava mediamente il 5-8% delle vendite della categoria uva.
Infine, l'uva è considerata il prodotto più a "rischio incidenti" nel punto vendita al dettaglio, seconda solo ai funghi. Dopo che anni fa una consumatrice era deceduta in seguito alla frattura del bacino procurata scivolando su un acino d'uva, i supermercati inglesi hanno reso obbligatoria la confezione in cestino o busta chiusa.
Embargo russo
Perù, Turchia, Kazakistan e Cina sono i paesi che, dopo la dichiarazione di embargo il 6 agosto scorso, stanno sostituendo l'Italia come fornitori di uva della Federazione russa.
Intanto, da quattro anni, un produttore di uva di Mazzarrone (CT) sta producendo uva in Perù, esportandola poi in tutto il mondo.