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I dati del rapporto annuale Ismea

L'export agroalimentare italiano vale 33 miliardi di euro

L'annuale rapporto Ismea - Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare sulla competitività dell'agroalimentare italiano (Check up 2014) indica come nel mondo la quota di mercato italiana sia in contrazione, al pari di molti altri big: Paesi Bassi, Francia, Spagna, Belgio, Canada, Regno Unito. Stabile la quota di Stati Uniti e Germania, mentre nell'ultimo decennio risulta in crescita quella di Brasile, Cina, Argentina, India, Thailandia, così come quella di molti paesi dell'Est europeo, della Russia e della Turchia; questi ultimi, pur avendo quote relativamente piccole, si stanno dimostrando molto dinamici. Ma veniamo all'Italia.

L'import-export italiano
Nel 2013 l'Italia ha esportato prodotti agroalimentari (una categoria che oltre a frutta e ortaggi comprende molte altre categorie come carni, latticini, commodities e molto altro) per 33,333 miliardi di euro, coprendo il 3% della quota mondiale e attestandosi al 10 posto nel ranking mondiale. Rispetto all'anno precedente le esportazioni sono cresciute del 4,7% registrando così un rallentamento del tasso di crescita: rispetto all'anno precedente il tasso di crescita delle esportazioni era stato di un +5,6% nel 2012 e di un +8,3% nel 2011.


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Sempre nel 2013 l'Italia ha importato prodotti agroalimentari per 38,975 miliardi di euro, attestandosi così come il settimo maggiore importatore mondiale.


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L'esportazione italiana di frutta (fresca e secca)
Dei 33,333 miliardi di export agroalimentare italiano, 3,057 provengono dall'esportazione di frutta fresca e secca: si tratta del terzo prodotto agroalimentare maggiormente esportato, con il 9,2% del totale nazionale.

Rispetto al 2012 c'è stata una crescita del 2,3% rispetto al 2011, un valore però lontano da quel +18,5% registrato nel 2010 sul 2009. Negli ultimi 5 anni, il valore di queste esportazioni è cresciuto in media di appena l'1,4% (+3,4% considerando la media dell'ultimo decennio).


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A livello mondiale, in fatto di esportazioni di frutta, l'Italia viene molto dietro a Spagna e Stati Uniti; nel 2013 la quota d'esportazione dell'Italia era inferiore a quella dei Paesi Bassi e al pari di quella della Cina (che però sta registrando una crescita), del Cile e della Turchia.

A livello mondiale, i due maggiori importatori sono Stati Uniti e Germania, mentre nell'ultimo decennio sono cresciute molto le importazioni da parte di Cina e Russia. Ebbene, nei due più lontani tra i mercati appena citati, cioè Stati Uniti e Cina, l'Italia praticamente non esporta quasi niente.

Le conserve
Al quarto posto tra i prodotti agroalimentari italiani maggiormente esportati figurano le preparazioni di ortaggi, legumi e frutta. Valgono 2,918 miliardi di euro e coprono l'8,8% del valore totale. Rispetto all'anno precedente si registra un +2,5%, più o meno in linea con gli anni precedenti: si è notata una crescita media del 4,2% e del 4,3% considerando rispettivamente gli ultimi 5 e gli ultimi 10 anni.

In fatto di conserve di ortaggi, legumi e frutta l'Italia è uno dei più importanti esportatori a livello mondiale. Sul mercato statunitense, principale importatore mondiale, nel 2013 l'Italia aveva una quota dell'1,5%. Quote poi dell'1,8% e del 4,4% rispettivamente in Canada e in Giappone. In tutti e 3 questi paesi si è registrata una crescita, ma lo spazio di manovra è limitato a causa della forte concorrenza nel settore, in primis da parte della Cina, leader di mercato e che negli ultimi anni ha registrato una grossa crescita nell'export. In Europa pesa invece la concorrenza di Paesi Bassi, Belgio e Spagna (che si è fatta largo in Francia e in Regno Unito).

Ortaggi, legumi freschi e secchi
Rappresentano il nono prodotto agroalimentare italiano maggiormente esportato, per un valore di 1,348 miliardi di euro, il 4% del totale. Rispetto al 2012 si è vista una crescita del 4,9%.

In questo settore il ruolo dell’Italia nel mondo è decisamente marginale, specie se confrontato con i produttori europei (Francia e Spagna) e con i grandi snodi commerciali europei (Belgio e Paesi Bassi).

Tra i grandi esportatori figurano Cina, Messico, Stati Uniti e Canada, mentre tra i più dinamici si notano Marocco e India. Anche in questo caso i maggiori acquirenti sono Stati Uniti e Germania, mentre Belgio e Russia negli anni hanno accresciuto di molto la loro domanda. I principali sbocchi per l'Italia sono Austria e Francia, ma solo nel primo paese i prodotti made in Italy godono di un buon posizionamento (qui la Spagna ha perso quota).

In Russia, la quota italiana era in crescita da 10 anni, sebbene fosse ancora marginale; nel 2013 si attestava all'1%; qui la domanda è soddisfatta soprattutto da Turchia in primis, poi da Cina, Paesi Bassi, Spagna, Polonia, Egitto e Marocco. L'embargo russo ha poi posto un brusco stop all'export agroalimentare occidentale.

L'agroalimentare nel mondo
Il mercato agroalimentare mondiale è fortemente polarizzato: 10 paesi (l'Italia è il decimo) coprono il 53,4% delle esportazioni mondiali di questo genere di prodotti: un business che per i 10 big vale 574,191 miliardi di euro, una cifra che sale a poco più di 1.048 miliardi se si considerano invece i primi 80 paesi esportatori di prodotti agroalimentari.


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Stando agli ultimi dati disponibili citati da Ismea e risalenti al 2012, le esportazioni di frutta fresca e secca valevano 54,999 miliardi di euro, ossia il 6% dell'export di tutti i prodotti agroalimentari. Rispetto all'anno precedente (2011) c'è stata una crescita dell'11,5%.

Sempre nel 2012, l'export di ortaggi e legumi freschi e secchi ha generato un flusso di 39,971 miliardi di euro, il 4,4% del totale mondiale. Un timido +1,9% rispetto al 2011.

Le esportazioni di preparazioni di ortaggi, legumi e frutta hanno valso nel 2012 40,547 miliardi di euro, il 4,4% del totale mondiale e in crescita dell'8,6% rispetto all'anno prima.

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