Dura lotta sul mercato delle pomacee
Pressione sui prezzi
"La nostra fortuna sta nel non essere dipendenti dalla Russia e nel fatto che già da anni possiamo contare sui nostri clienti fissi in nazioni come Germania, Scandinavia e Inghilterra - continua Boussier - Ma anche in queste nazioni sono presenti dei competitori. A causa dell'embargo russo, ora tutti vendono i loro prodotti a prezzi stracciati e non possiamo farci niente. Possiamo solo continuare a consegnare i prodotti, ma i prezzi sono estremamente sotto pressione. Quest'anno con molta probabilità si riuscirà a mandare avanti l'attività, ma non otterremo grandi margini di guadagno".
Per quanto riguarda i prezzi, la situazione è già stabile da un po'. "Le mele vengono vendute con maggior difficoltà per via della concorrenza polacca. Per quanto riguarda le pere, il prezzo di costo per un kg di pere non smistate è di circa 0,35 euro. Si aggiungono anche i costi di smistamento e per il coltivatore la quotazione arriva a 0,40/0,42 euro. Per le pere migliori, vengono pagati da 0,40 a 0,45 euro, dunque il prezzo medio è di circa 0,30/0,32 euro. Di conseguenza, lavorano sempre in perdita".
Jacky indica che il prezzo per le mele di qualità va da 0,40 a 0,45 euro, ma anche che in generale, le quotazioni sono inferiori. "L'unico vantaggio sul mercato è che il frutto destinato all'industria di trasformazione sta diventando più costoso".
Commercializzazione non ideale
Alcuni coltivatori non hanno raccolto la produzione, lasciando i frutti sugli alberi; ciononostante le quantità nelle celle frigorifere sono ancora notevoli. "Molti hanno deciso di rischiare e hanno riempito le celle con la speranza di ottenere qualche profitto".
Secondo Boussier, al momento non si registra una buona commercializzazione. "E' difficile dire cosa succederà. Naturalmente, non dipende tutto dalla Russia, visto che anche la Polonia ci crea problemi, immettendo tonnellate di mele su diversi mercati a prezzi bassi. Le esportazioni verso la Germania continuano a procedere bene, ma qualcosa sta cambiando. Solitamente, verso questa nazione esportiamo il 50% della frutta e il 50% della verdura, ma ora queste percentuali si sono trasformate nel 25% per la frutta e il 75% per la verdura."
Boussier riferisce che, nel frattempo, vengono esportate sempre più pere verso alcune delle ex Repubbliche Sovietiche. "Si tratta di una tendenza in corso già da alcune stagioni, ma resta ancora da vedere come continuerà nel contesto attuale".
Nuovi mercati?
"Accedere a nuovi mercati è un must, una necessità. Lo è sicuramente di più ora che la Russia ha chiuso i confini" crede Boussier. Le possibilità di individuare delle soluzioni a breve termine per la vendita di grosse quantità in altri mercati sono limitate.
"Grazie alla loro buona conservabilità, le pere Conference sono il prodotto d'esportazione ideale per i mercati lontani. Tuttavia, non sarà facile. In Medio Oriente per esempio, la ruvidità della buccia è vista come un difetto. Qui, le pere Conference sono considerate di II categoria. Ci vorrà del tempo prima che un mercato possa utilizzare un prodotto così nuovo. Inoltre, ora ci è consentito l'accesso a determinati mercati, ma ci vorranno dei mesi prima che si possa realmente cominciare, anche perché spesso impongono dei rigidi requisiti. I cinesi, per esempio, scelgono personalmente i frutteti da cui vogliono i prodotti. Questo rende le cose ancora più difficili. Non si ha più nessuna libertà" conclude Boussier.
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