Il clima degli ultimi mesi è risultato sfavorevole alla produzione durante l'estate e penalizzante per il consumo durante l'autunno: "Troppo miti le temperature da settembre ad oggi per pensare che il consumatore abbia voglia di mettersi a cuocere le patate - sottolinea Domenico - Il che si somma alla competizione derivante dall'abbondante disponibilità di altri ortaggi di stagione, a prezzi competitivi per via del surplus produttivo innescato proprio dal clima temperato".
Si avverte poi, sul mercato delle patate, lo scompenso derivante dalla brusca chiusura delle frontiere russe, con ingenti quantitativi di merce polacca e romena che tentano altre vie per collocarsi in commercio, a prezzi stracciati; il tutto non manca di riflettersi drammaticamente sulle quotazioni: "Parliamo, in Europa, di prezzi al quintale che sono forse solo un quinto o un sesto rispetto a quelli registrati l'anno scorso; in Italia abbiamo perso per strada due terzi del valore di mercato delle patate. In ogni caso, stiamo parlando di quotazioni abbondantemente inferiori al pareggio economico con i costi sostenuti".
Il tutto in un contesto nel quale, se è vero che le produzioni al Nord Europa (in specie Francia, Belgio e Paesi Bassi) sono risultate superiori alla campagna precedente, l'incidenza di prodotto non idoneo alla commercializzazione è particolarmente elevata: "Siamo nell'ordine di un 20-30% di scarto e tuberi spesso non idonei allo stoccaggio per lunghi periodi di tempo. Perfino in Germania, dove i magazzini di solito immettono aria dall'esterno per raffreddare i tuberi, le temperature più elevate della media hanno compromesso la conservabilità e stanno affrettando le operazioni di smaltimento della merce, con ulteriore pressione al ribasso sui mercati".
Anche il settore delle patate da industria sta giocando a sfavore: "Per i coltivatori che sono garantiti dalla stipula di contratti già prima della raccolta, ogni volume aggiuntivo rispetto al pattuito può essere collocato sul mercato libero per racimolare ulteriori introiti; a quel punto, qualunque prezzo va bene perché il grosso è già contrattualizzato. Con offerte a soli 1,50 euro al quintale diventa allora molto difficile cercare di spuntare qualcosa in più".
L'unica speranza, secondo l'imprenditore, è che una volta smaltito il grosso del prodotto non immagazzinabile e una volta defalcati gli scarti, il mercato si confronti con gli effettivi volumi disponibili e si riprenda: "Non vedo però possibili inversioni di tendenza almeno fino a gennaio 2015".
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