Alcune testimonianze sul reale impatto dell'embargo russo lungo la filiera
Ma questa chiusura della frontiera russa è davvero così ermetica? A tastare il polso tra gli stand della fiera di Bolzano la risposta sembra essere doppia: 'Off limits' se le mele le produci o le commercializzi, 'mica tanto' se invece lavori in altri anelli lungo la filiera.
Martijn Meeuwse.
"Nell'Europa dell'Est l'impatto dell'embargo è chiaro", spiega Martijn Meeuwsee, management director dell'olandese Ribbstyle il quale produce vernici per i rivestimenti isolanti delle celle frigo. "Per fortuna - continua - abbiamo come clienti molte aziende che non sono in Europa, così il blocco delle frontiere non ci ha influenzato più di tanto: siamo riusciti anche a concludere dei contratti in Russia, dal momento che anche se vogliono essere indipendenti hanno comunque bisogno di quelle 'materie prime' che noi possiamo fornirgli. L'impatto è stato decisamente maggiore sui produttori e su chi commercializza frutta e verdura. Aziende come la nostra vengono colpite solo indirettamente".
Da sinistra a destra: Martijn Meeuwse (RibbStyle), Francesca Gentilini (interprete), Erik Van Der Zwet (Besseling Group) e Johan Muis (Salco).
Dello stesso avviso anche Erik Van Der Zwet, anche lui olandese, ma del gruppo Besseling, specializzato in impianti di misurazione, tecniche di conservazione in atmosfera controllata e impianti frigoriferi: "Per noi - spiega Van Der Zwet - l'embargo russo è una cosa nuova e non ci ha ancora toccati direttamente, perché forniamo attrezzatura, non frutta, tant'è che lì abbiamo ancora diversi progetti attivi, specialmente a Rostov. Ma ha effetto sui nostri clienti, che non possono spedire la propria frutta, sicché non hanno i fondi necessari per effettuare altri investimenti, e cercare nuovi mercati richiede tempo. Tutto ha un effetto, è il principio dell'azione-reazione".
Erik Van Der Zwet.
"In Russia il problema dell'embargo non ci colpisce direttamente, ma lì molte aziende olandesi che vendono mele hanno avuto dei problemi, mentre a noi è ancora permesso esportare le nostre porte", commenta Johan Muis, sales manager della Salco; la ditta propone speciali porte per le celle ad atmosfera controllata.
Johan Muis.
"Oggigiorno - riprende Meeuwsee - se vuoi sopravvivere devi lavorare su scala internazionale e non fare più affidamento esclusivo sui paesi europei o occidentali. Ci sono molti mercati che sono in grande crescita: l'India, il Cile, e lentamente sta crescendo pure la Cina; la differenza tra questi paesi e l'Europa è enorme. Se in Europa parliamo per ogni impianto di 8, 10, alle volte 12 celle frigo, in India la scala è decisamente superiore: si parla in media di 30 stanze, alle volte anche di 50. Fanno progetti in grande e con la disponibilità finanziaria per portarli a termine".
"Vanno forte i nuovi mercati, come Canada, Brasile, India, Cina; anche gli Stati Uniti, dove tra una settimana farò il mio primo viaggio d'affari, nella West Coast. Abbiamo un progetto nella British Columbia e un altro nel Michigan. Ci puntiamo molto, perché è un paese con grandi opportunità", spiega Van Der Zwet.
"Da anni - chiude invece Muis - facciamo affari in Brasile, India, America, pure in Russia. Chi sta crescendo molto è l'India, dove spediamo il 20% delle nostre porte".