Il parere si basa su una disamina di tutti i dati pubblicati sulla prevalenza delle allergie alimentari in Europa. Per ogni prodotto alimentare o sostanza presente sull'elenco degli allergeni si danno informazioni su:
- prevalenza delle allergie in popolazioni non specifiche;
- proteine note per essere allergeni alimentari;
- reattività crociata;
- effetti della trasformazione degli alimenti sull'allergenicità di un alimento o di un ingrediente;
- metodi per rilevare allergeni e alimenti allergizzanti, quali spettrometria di massa e tecniche di analisi del DNA, nonché il più comune approccio immunologico;
- dosi alle quali si è osservato lo scatenamento di reazioni avverse in soggetti sensibili.
Circa il 75% delle reazioni allergiche tra i bambini sono causate da uova, arachidi, latte vaccino, pesce e noci. Circa il 50% delle reazioni allergiche tra gli adulti si verificano venendo a contatto con frutti che scatenano reazioni crociate al lattice, con la famiglia delle Rosacee (che comprende mele, pere, ciliegie, lamponi, fragole e mandorle), con le verdure della famiglia delle Apiaceae (che include il sedano, le carote e le erbe aromatiche), con varie noci e con le arachidi.
Il gruppo di esperti scientifici NDA ha osservato come l'opportunità di determinare soglie per taluni alimenti allergizzanti abbia attirato molta attenzione da parte degli organismi di regolamentazione, delle associazioni dei consumatori e dell'industria. Il parere scientifico riassume gli approcci di valutazione del rischio che potrebbero essere di ausilio a chi deve assumere decisioni in materia di gestione del rischio in merito all'etichettatura degli allergeni.
Questi sono: la tradizionale valutazione dei rischi utilizzando il metodo della dose senza effetto avverso osservabile (NOAEL) e i fattori di incertezza; la dose di riferimento (BMD) e l’approccio del margine di esposizione (MoE); nonché i modelli probabilistici. Il gruppo di esperti fa rilevare che lo scopo di questa valutazione del rischio (ad esempio l'esenzione dall’obbligo di etichettatura) e la determinazione del livello di rischio che può essere ritenuto accettabile per la popolazione costituiscono decisioni in ambito di gestione del rischio, e pertanto non competono all'EFSA. Il gruppo di esperti raccomanda che le indagini sul consumo di alimenti siano mirate a raccogliere dati sui modelli di consumo alimentare in soggetti allergici e a esaminare in che modo tali dati siano da metter in relazione con la popolazione generica che non presenta allergie alimentari.
Il parere scientifico dell'EFSA è riferito ad allergie alimentari immuno-mediate, a celiachia e a reazioni avverse ai solfiti negli alimenti. Non si riferisce a reazioni avverse al cibo non immuno-mediate, spesso note come intolleranze alimentari. Il documento rappresenta un aggiornamento del precedente parere EFSA sugli allergeni pubblicato nel 2004.