Caivano (NA): interviene la Cassazione su un sito sequestrato nell'ambito dell'inchiesta Terra dei Fuochi
L'intera vicenda "Terra dei Fuochi" comincia con un sequestro di oltre 40 ettari di terreno nell'autunno del 2013. La Procura di Napoli, sulla base di analisi effettuate volontariamente dagli stessi produttori, chiede il sequestro di pozzi, terreni e prodotti, ritenendo che vi siano contaminanti nelle acque usate per irrigare, in quantità tale da costituire un pericolo per la salute pubblica. L'ipotesi è avvelenamento.
Da quella zona si esportano prodotti in tutto il mondo, in particolare al nord Europa, soprattutto per il canale della grande distribuzione. Il danno non è quantificabile.
Dalle analisi risulta però che di prodotto avvelenato non c'è l'ombra. Le colture vengono dunque dissequestrate e possono essere commercializzate. Gli imprenditori agricoli devono disporre di nuovo tutti i controlli sui prodotti e a proprie spese. Ad alcuni di Caivano, dopo le accurate analisi, viene permesso di commercializzare i prodotti, che risultano sani. I terreni e i pozzi però continuano a restare sotto sequestro.
A questo punto si decide di reagire. Un imprenditore agricolo la spunta, grazie alla recente sentenza di dissequestro da parte della Cassazione. Nelle motivazioni, quest'ultima muove alcune obiezioni al Tribunale del Riesame: innanzitutto, il Testo unico ambientale viene interpretato e citato a sproposito, senza un'analisi del rischio e uno studio su quel territorio, che invece la legge prevede. In secondo luogo, per la Corte Suprema in assenza di prodotto avvelenato non c'è prova di avvelenamento e quindi di pericolo per la salute pubblica.