"La qualità è l'elemento chiave per la competitività del settore. E' essenziale, senza di lei non si va da nessuna parte - ha dichiarato Grande - Rappresenta un fattore sempre più importante, soprattutto in relazione alle condizioni di fortissima concorrenza in cui opera il mondo agroalimentare. Il mercato sente la necessità di soddisfare le esigenze nutrizionali di salubrità e gradevolezza organolettica. Questo implica un confronto tra i vari partner: tra Paese e Paese, tra cliente e fornitore, tra produttore e consumatore".
Per il settore agricolo, far propri i temi della qualità diventa un imperativo ai fini della competitività. "Il consumatore desidera un'ampia gamma di scelta, vuole garanzie sulle caratteristiche igienico-sanitarie e sta diventando sempre più attento al gusto e al rapporto qualità/prezzo".
Cosa chiede la GDO?
"La Grande distribuzione - continua Grande - chiede il rispetto delle buone pratiche agricole; la certificazione GlobalGAP per i metodi di coltivazione e lavorazione del terreno; l'allungamento del periodo di forniture con l'inserimento di nuove varietà (cultivar più produttive e con maturazione a scalare); il rispetto dei disciplinari di produzione, garantendo la salubrità del prodotto, con l'utilizzo di agrofarmaci ammessi; il rispetto dei capitolati di produzione; infine, la tracciabilità del prodotto dal campo al consumatore".
Gli stabilimenti ortofrutticoli devono essere forniti di certificazioni IFS e BRC ed essere adeguati agli standard richiesti. Lo standard BRC costituisce un modello riconosciuto in Inghilterra e oggi in rapida diffusione nel resto dei paesi europei. Può essere paragonato a un capitolato che lega i fornitori qualificati all'azienda di distribuzione. Stabilisce infatti le specifiche strutturali per gli ambienti produttivi, le caratteristiche di prodotto e di processo e le norme comportamentali per il personale. Lo standard IFS, per i paesi dell'area centro-europea (Austria, Svizzera, Francia e Germania), ha lo scopo di favorire l'efficace selezione dei fornitori food a marchio della GDO, sulla base della loro capacità di fornire prodotti sicuri, conformi alle specifiche contrattuali e ai requisiti di legge.
"Facendo delle verifiche nella zona, molte strutture non possiedono questi requisiti - ha spiegato Grande rivolgendosi alla platea di soci della OP Natura e di agricoltori locali presenti - Mentre il possesso di queste certificazioni facilita il rapporto con la GDO".
Come Just Quality effettua i controlli per conto della GDO
"In campo, innanzitutto chiediamo la ragione sociale dell'azienda agricola interessata e la certificazione GlobalGAP. Effettuiamo poi il rilevamento delle coordinate GPS dell'azienda, un parametro sempre più richiesto dalla GDO, l'identificazione dei lotti e il controllo dell'analisi multiresiduale che in questa zona scarseggiano, a quanto ho potuto constatare - ha continuato il manager - Successivamente eseguiamo il campionamento di valutazione della qualità del prodotto, la valutazione della salute dei vegetali, il controllo del peso e della qualità interna dei prodotti".
"Negli stabilimenti, controlliamo se l'azienda soddisfa i requisiti in materia di igiene e il possesso delle certificazioni IFS-BRC e GlobalGAP; esaminiamo i lotti in entrata e in lavorazione, prelevando dei campioni; controlliamo l'analisi multiresiduale; verifichiamo la qualità (peso, durezza, temperatura, grado zuccherino e sapore)".
Just Quality interviene quando ci sono problemi in una determinata zona di produzione, se ci sono reclami da parte dei clienti (cattiva frigoconservazione, per esempio). "In questo caso, il nostro intervento è mirato a risolvere i problemi cercando di ridurre al minimo i reclami da parte dei clienti. Non è possibile, per esempio, inviare alla GDO clementine con semi etichettate come se fossero senza semi, agrumi o frutti con difetti (come quelli nella foto sopra). E' in campo che va fatta una prima selezione: è da qui che parte la qualità. E' inutile portare la merce in magazzino, altrimenti".
La qualità si fa prima in campo poi nello stabilimento di lavorazione. C'è bisogno di comunicazione tra il tecnico e il commerciale: deve essere chiaro cosa si produce, come farlo e quando.
Innovazione
Grande ha inoltre affrontato il tema del cambiamento e dell'innovazione. "Verrebbe da chiedersi: innovarsi sì, ma come? Inventiamoci qualcosa di nuovo: qualità è anche questo, è un concetto globale, non legato solamente alla bontà del prodotto. La presentazione deve fare la sua parte per esempio, anzi è fondamentale per fare la differenza".
Packaging per due uve di diversa nazionalità (israeliana e spagnola).
Packaging biodegradabile. Secondo Grande si tratta di una occasione di crescita, non di costi in più da affrontare.
"E' necessario guardare oltre il proprio naso e non aver paura dell'ignoto. Puntare su ogni tipo di innovazione - prosegue Grande - Anche le partnership con le catene della GDO sono importanti, bisogna farle entrare nell'ambito produttivo per un maggiore know how e per produrre in base ai criteri dei supermercati".
Come è cambiato il modo di fare la spesa
Sul finire della sua presentazione, Grande ha fatto cenno ai social network come nuova tipologia di comunicazione, soprattutto tra i giovani, e alle innovazioni messe in atto già da anni in altri paesi nei modi di fare la spesa: e-commerce, supermercati virtuali (come quello Tesco in Corea del Sud - cfr. FreshPlaza del 30/06/2011) e altro.
E per chiudere, un sorriso non si disdegna e fa bene alla salute!
Contatti:
Giacomo Grande - manager per l'Italia
Just Quality
Cell.: (+39) 348 5175102
Email: [email protected]
Web: www.justq.eu
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Just Quality è una società spagnola specializzata in controllo della qualità di frutta e verdura fresca. Il lavoro aziendale è orientato sia alle centrali ortofrutticole sia a trader, supermercati e a tutti coloro che operano nella distribuzione di ortofrutticoli. Just Quality sviluppa la sua attività sia all'origine sia alla destinazione ed è permanentemente presente in oltre 15 Paesi. I suoi tecnici designati possono operare in tutto il mondo.