Di fronte a un simile scenario, sarà necessario sfruttare il più possibile la tecnologia e quindi l'utilizzo di informazioni avanzate, sistemi di comunicazione, robotica, droni e tutto ciò che può essere utile a far aumentare la produzione agricola e, allo stesso tempo, a ridurre gli sprechi alimentari.
Nel passato era sufficiente aumentare i volumi di terra coltivata e utilizzare molta acqua e i giusti fertilizzanti. Questo ora non basta più.
Aumentare l'utilizzo della terra va infatti a discapito delle foreste e delle altre risorse naturali che possono andare perdute, mentre un eccessivo impiego di acqua, soprattutto in quelle zone del mondo che soffrono di siccità, risulta davvero dannoso. Anche l'utilizzo di colture geneticamente modificate sembra avere incontrato, nel tempo, diversi limiti.
Uno dei punti di partenza per far fronte alla richiesta di cibo sta sicuramente nella riduzione degli sprechi.
Anche se i dati non sono così certi, si stima che in alcune parti del mondo si arrivi a sprecare tra il 30 e il 50% del cibo coltivato.

Secondo i dati forniti dalla FAO il più alto spreco di cibo nel mondo riguarda frutta, verdura e tuberi. Ben il 45% di questi prodotti freschi viene perso. In Europa, in Nord America e in America Latina il 20% viene sprecato durante il processo agricolo. Un'altra importante quantità, sempre in Europa e nel Nord America, viene perdura durante il consumo.
Subito dopo frutta e verdura, sempre a livello di spreco, troviamo i cereali. Di questi ne viene perso il 30%. A seguire pesce e carne, il cui spreco incide rispettivamente per il 30% e il 20%.
Lo spreco di cibo ha un impatto negativo terribile per quanto riguarda l'ambiente: vi è infatti la perdita dell'acqua, dell'energia e del terreno utilizzato per produrre del cibo che in effetti non è stato consumato da nessuno.
Per ridurre lo spreco di cibo si dovrebbe partire dagli agricoltori. In modo particolare si dovrebbe migliorare la comunicazione perché gli agricoltori abbiano un'esatta consapevolezza in merito alle celle frigorifere disponibili e alle effettive possibilità di trasporto dei loro prodotti. Una soluzione veloce ma molto costosa potrebbe inoltre essere quella di installare impianti di refrigerazione in più aziende, migliorando anche mezzi di trasporto e magazzini.
Se si va poi ad analizzare l'anello della catena relativo alla fornitura ci si scontra con altri problemi. Spesso i prodotti sono brutti esteticamente, ma non per questo da buttare via. Per risolvere questa problematica si potrebbero sfruttare i social media per fare in modo di vendere questi prodotti poco attraenti, ma ugualmente commestibili, a una fetta di clientela interessata, magari a prezzi vantaggiosi.
Se poi il cibo è veramente inadatto al consumo umano, può essere sempre riutilizzato per l'alimentazione animale, la fertilizzazione o i biocombustibili.
Le aziende agricole potrebbero poi avvalersi di droni, robot e altri sistemi in grado di offrire, attraverso immagini termiche o immagini ad alta risoluzione, informazioni più dettagliate sullo stato delle colture. In questo modo si riuscirebbe ad aumentare le produzioni e ridurre gli sprechi.
La FAO si batte da anni per ridurre il più possibile lo spreco di cibo. Tra le iniziative più importanti cui ha preso parte è possibile ricordare "The Save Food" lanciata, assieme al Gruppo Messe Düsseldorf nell'ambito della fiera Interpack2011 dedicata al confezionamento e alla trasformazione tenutasi in Germania.
L'obiettivo di questa e di altre iniziative è quello di coinvolgere l'opinione pubblica rispetto a quanto sta accadendo nel mondo al fine di trovare soluzioni e metodologie condivise per ridurre l'inutile spreco di cibo.
Rielaborazione Fresh Plaza su fonte: www.fao.org, www.fortune.com