Cina: crescono produzione, domanda e import di ciliegie
Ciliegie
Nel 2015 la produzione cinese di ciliegie crescerà, secondo le stime, di 250mila tonnellate (+14% sull'anno precedente) per via di una maggiore piantumazione nelle principali provincie di produzione: Shandong, Shaanxi, Sichuan, Henan, Hebei. L'unica eccezione è rappresentata dalla provincia di Yantai, la maggiore provincia cinese produttrice di ciliegie, dove viceversa gli ettari coltivati sono in calo per via anche di una primavera più fredda del normale. Il rapporto dell'USDA parla di 100mila ettari coltivati quest'anno a ciliegio in Cina, contro i 90mila dell'anno scorso; meno del 5% dei ceraseti cinesi sono sotto serra.
Le basse temperature primaverili di quest'anno hanno limitato la fioritura, ma hanno anche portato alla formazione di frutti dalla pezzatura e dal gusto superiori all'anno passato. In totale, sono più di 20 le varietà di ciliegie coltivate in Cina, a partire dalla Red Lantern, la più piantata in assoluto; ma i produttori della provincia di Yantai la stanno progressivamente sostituendo con la Early Beauty (simili alle Bing), caratterizzata da un gusto migliore e da una pezzatura maggiore. Dopo la Red Latern le varietà più piantate sono Sweetheart, Rainier, Van e Lapins.
Almeno nel Nord della Cina le ciliegie sono il principale frutto consumato, con una domanda rapidamente cresciuta negli anni, spinta dai prezzi in calo per via dell'aumento di produzione e della diffusione dell'e-commerce (cfr. FreshPlaza del 03/07/2015).
Secondo i dati di Alibaba, la principale piattaforma di vendite online in Cina, nel 2014 le vendite su Internet di ciliegie sono più che triplicate rispetto agli anni precedenti. Inoltre il miglioramento della catena del freddo e delle catene logistiche hanno permesso a questo frutto, anche d'importazione, di raggiungere anche le zone più remote del paese, tanto che anche nella Cina meridionale sta crescendo il loro consumo, pure in momenti controstagionali come può essere appunto durante il Capodanno cinese, che cade a gennaio o febbraio.
Per far fronte all'aumento della domanda interna, specie nelle grandi metropoli come Shanghai, l'importazione invece schizzerà del 50%, fino a 100mila tonnellate. Il 70% delle ciliegie d'importazione proviene dal Cile, maggiore fornitore della Cina; seguono gli Stati Uniti (visti in Cina come l'epitome delle ciliegie di qualità) con il 16% delle importazioni (poco più di 10mila tonnellate). In totale sono solo sette le nazioni autorizzate ad esportare ciliegie fresche in Cina, che si conferma un mercato dalle frontiere rigide se si pensa che non è concessa l'importazione di altri prodotti come ad esempio le pesche.
Shanghai è la principale porta d'ingresso nel paese per le ciliegie made in USA, mentre Guangzhou è il principale porto d'ingresso nel Sud della Cina, mentre Pechino e Dalian lo sono per il Nord. Parallelamente, anche le principali compagnie aeree della Cina hanno iniziato a trasportare ciliegie sia in importazione che per trasportarle all'interno della nazione in città come Changsha e Kunming.
Viceversa la Cina non esporta ciliegie fresche per via della frammentazione del mercato interno che non permette una standardizzazione del prodotto; insomma in Cina in fatto di ciliegie ogni zona è una repubblica a parte; gioca inoltre a sfavore anche la difficoltà di trasportare per lunghe tratte un prodotto fresco così delicato.
Complice l'aumento di produzione in Cina, il costo al dettaglio delle ciliegie è in calo, ma questo rimane ancora il prodotto fresco più caro sul mercato. A giugno, nello Yantai, un chilo di Early Beauty, veniva scambiato anche a 6,7 dollari al chilo. Le ciliegie prodotte sotto serra battono quotazioni ancora maggiori, nonostante un drastico crollo negli ultimissimi anni. Nel 2013, nella provincia di Shandong, un chilo di ciliegie da coltura protetta sotto serra veniva quotato 32 dollari, quest'anno si è scesi a 9,7 dollari al chilo.
Pesche e nettarine
La stima per la produzione 2015 di pesche e nettarine in Cina è di 13,6 milioni di tonnellate, un +4% rispetto all'anno precedente, nonostante una primavera più fredda del solito nel Nord del paese. Sono 800mila gli ettari coltivati, in leggera crescita rispetto agli anni passati, visto che questa coltura continua a regalare soddisfazioni ai produttori, tanto che sono in molti ad aver estirpato pere e uva in favore appunto di pesche e nettarine. In media un ettaro di pesche produce, a seconda dell'areale e della varietà, dalle 30 alle 60 tonnellate e un pescheto è anche più facile di altri frutteti da gestire.
Il consumo di pesche rimane importante in tutta la Cina e, complice la difficoltà a stoccare questi frutti per molto tempo e le difficoltà di trasporto (vedi il fatto che in questo caso del boom dell'e-commerce agroalimentare non se ne vede l'ombra), sono state studiate e piantumate varietà che potessero essere coltivate e raccolte in periodi diversi dell'anno, allungando così la stagione, mentre i produttori hanno creato frutteti vicino a praticamente ogni città del paese per un trasporto più facile.
Se la Cina non importa pesche e nettarine (non è concesso) ne esporterà nel 2015 – secondo le previsione dell'USDA - circa 80mila tonnellate, il 20% in più del 2014. I maggiori importatori sono paesi geograficamente vicini, come Kazakistan, Vietnam, Russia.
In commercio il costo delle pesche è in calo rispetto agli anni passati, con l'unica eccezione rappresentata dalle pesche precoci raccolte nella provincia di Zhejiang alla fine di maggio e commercializzate a 1,6 dollari al chilo in aumento sugli anni precedenti. Il motivo del calo complessivo dei prezzi di vendita è duplice. C'entra l'aumento della raccolta, ma pure la corruzione. Sì, perché una recente campagna anti-corruzione ha costretto i produttori che solitamente vendevano anche in modo clientelare a prezzi alti ad agenzie ed enti pubblici o governativi ad abbassare i prezzi per trovare clienti sui mercati pubblici e più trasparenti.
Rielaborazione FreshPlaza su fonte United States Department of Agriculture.