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Concluso in Portogallo il VI Meeting europeo con 350 professionisti del settore

Castagno, servono piu' superfici per soddisfare la domanda crescente di prodotto fresco e trasformato

Si è concluso sabato 12 settembre 2015 il VI Meeting europeo sul castagno che quest'anno si è tenuto in una delle aree a maggiore vocazione castanicola del Portogallo, nei comuni di Villa Pouca Aguiar e Valpaços.



Organizzato da Refcast e Areflh, in collaborazione con le istituzioni locali, il Congresso ha visto la partecipazione di oltre 350 professionisti del settore provenienti da sette Paesi europei: Spagna, Portogallo, Francia, Italia, Ungheria, Slovenia, Inghilterra. I Paesi terzi erano rappresentati da Turchia, Cile e Stati Uniti.

Buona la rappresentanza italiana, costituita da una ventina di operatori, in particolare commercianti di castagne e di marroni interessati alla produzione del Portogallo, Paese dal quale l'Italia riceve quasi un quinto del totale delle importazioni nazionali che, l'anno scorso, hanno toccato le 38.000 tonnellate.


I relatori e gli organizzatori del Convegno.

Al meeting erano presenti anche ditte di macchine selezionatrici e per il condizionamento le quali trovano in questo paese un fertile mercato proprio grazie al dinamismo che contraddistingue il settore.

Apprezzata la partecipazione dei ricercatori italiani, che hanno fornito utili indicazioni circa le problematiche fitosanitarie del castagno. Oltre al problema del Cinipide, che nel complesso sembra procurare ancora oggi danni lievi, la preoccupazione dei produttori portoghesi è dovuta a cancro del castagno (nella foto sotto), mal dell'inchiostro e Cidia. Patologie che creano problemi anche nei nostri castagneti.



La crescente richiesta di castagne, sia per il mercato fresco che per l'industria di trasformazione, ha dato vita soprattutto in Spagna e in Portogallo a forti investimenti nel settore. In particolare, il Portogallo ha investito in nuovi impianti: dati recenti parlano di circa 1.000 ettari l'anno.

Secondo Bernard Guerin, presidente del Sindacato nazionale dei produttori di castagne francesi - per fare fronte alle richieste del mercato ed evitare la massiccia invasione di frutti provenienti da Paesi terzi, in particolare da Cina e Turchia - servono almeno 40.000 ettari di nuovi investimenti.

Per quanto riguarda le relazioni presentate al convegno, Ivo Poli della Associazione "Città del Castagno" ha illustrato i dati relativi a un'indagine sulla presenza delle castagne nella Grande distribuzione organizzata (rilevazioni effettuate dal CSO di Ferrara per conto della stessa associazione, ndr). Lo studio, il primo nel suo genere, mette in evidenza come l'offerta delle castagne fresche sui banchi della Gdo sia limitata a tre-quattro mesi, troppo poco per fidelizzare il consumatore. Dall'indagine emerge anche una leggera preferenza per il prodotto sfuso e nel sacco di rete rispetto al altri tipi di confezioni. I prezzi al consumo, invece, sia per le castagne che per i marroni, si collocano tra i 6 e gli 8 euro per il prodotto di prima qualità.



Luciano Trentini, vicepresidente di Areflh, ha presentato un'analisi sui possibili interventi in Italia, finanziabili con il Psr e con l'OCM Ortofrutta per sviluppare le azioni delle quali il sistema castanicolo necessita, evitando un esborso finanziario stimato tra i 60 e gli 80 milioni di euro. Risorse che potrebbero essere meglio utilizzate e a vantaggio della produzione.

"Ogni singola regione - ha detto Trentini - ha fatto scelte diverse, in funzione delle proprie caratteristiche produttive, ma, nel complesso, vanno tutte verso il recupero dei castagneti esistenti o il mantenimento di quelli produttivi, la salvaguardia del territorio ed eventuali nuovi investimenti. L'orientamento poi verso la produzione bio è diventata una realtà e una necessità. Per soddisfare le esigenze del mercato ma anche per effettuare la lotta biologica al Cinipide. Risorse importanti sono destinate anche alle aziende interessate alla produzione del legno di castagno e la successiva lavorazione del legno a livello industriale, assecondando i trend della bioedilizia".


Al centro, il Ministro dell'Agricoltura portoghese, Assunção Cristas, tra Luciano Trentini, Josè Gomez Laranjio, presidente di Refcast e i sindaci di Vila Pouca de Aguiar e Valpaços.

Il ruolo della castanicoltura a livello europeo è stato analizzato in una tavola rotonda (nella foto sopra i partecipanti con il Ministro dell'Agricoltura portoghese, signora che ha concluso i lavori) alla quale hanno partecipato lo stesso Trentini, l'europarlamentare Nuno Melo della Commissione agricoltura, incaricato di presentare al Parlamento europeo il nuovo rapporto sull'OCM Ortofrutta, e José Gomez Laranjo, professore all'Università di Tras-os Monte e di Alto Douro.

Tra le conclusioni, è emersa la necessità di fare uscire la castagna dal contesto di nicchia per farla confrontare a pieno titolo con gli altri prodotti ortofrutticoli. A tal riguardo, Melo ha assicurato il suo impegno per far sì che possa essere considerata un frutto ad alto valore aggiunto, sia fresca che trasformata (con consumi in forte aumento). Tanto più che la castagna può vantare numerosi riconoscimenti a livello comunitario, tra produzioni di qualità a Indicazione geografica protetta (IGP) o Denominazione di origine protetta (DOP).