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"Confagricoltura Piacenza: "Disastro annunciato: serve riscrivere le politiche del territorio"

Confagricoltura Piacenza sta effettuando in queste ore il censimento dei danni all'agricoltura causati dall'esondazione dei corsi d'acqua, Trebbia e Nure in primis, che hanno interessato numerose aziende agricole e altrettante coltivazioni.



"Innanzitutto vogliamo esprimere la nostra solidarietà e la nostra vicinanza agli imprenditori e ai cittadini che hanno subito danni - dice Enrico Chiesa, presidente di Confagricoltura Piacenza - e riteniamo che queste siano le ore dei soccorsi e della gestione della prima emergenza. Ma vogliamo che queste siano anche le ore per gridare tutto il nostro sdegno per la situazione, abbondantemente annunciata, che si è venuta a determinare. Si registrano allagamenti con danni alle abitazioni, ai magazzini e ai campi coltivati, nei quali è ancora presente il pomodoro, il mais e le altre colture foraggere".

"Chiediamo la proclamazione dello stato di calamità naturale - spiega Chiesa - anche se sappiamo che, se va bene, le imprese potranno contare al massimo su qualche sgravio fiscale e contributivo. L'eccezionalità dell'evento non deve essere un alibi per fuggire dalle responsabilità di chi ha il compito di governare il territorio, e che in questi anni ha sempre ascoltato le istanze sbagliate, di chi professa la conservazione museale dell'ambiente".

"Come si fa, oggi, a sorprendersi dell'esondazione dei corsi d'acqua? - continua Confagricotura - Gli alvei non possono essere toccati, il loro livello supera ormai il piano di campagna, la vegetazione ostacola il deflusso e intasa le arcate dei ponti facendoli crollare. Le campagne vengono allagate, i fondi per le calamità naturali sono stati svuotati e si invitano le imprese ad assicurarsi contro i rischi, ma le coperture non sono previste perché siamo nel campo, appunto, delle calamità naturali. Che politica è questa?"

"Discorso a parte, e non meno paradossale, è quello dell'irrigazione. Quando chiediamo acqua per irrigare, ci sentiamo rispondere che è un bene pubblico e ci dobbiamo mettere in coda rispetto a tutti gli altri utilizzatori, ludici compresi. Quando invece i corsi d'acqua esondano ce la dobbiamo tenere, e ci sentiamo dire che è un evento eccezionale e non veniamo risarciti dai danni procurati dal medesimo bene pubblico.

Di eccezionale, conclude Chiesa, c'è solo l'ignavia chi non ha il coraggio di affrontare i problemi per quelli che sono, e di mettere la sicurezza delle persone e delle cose davanti alle stucchevoli esigenze dei paladini del mondo migliore, ai quali bisogna spiegare, una volta per tutte, che il loro meglio, ammesso che lo sia veramente, è sempre nemico del nostro bene".
Data di pubblicazione: