Ortofrutta: quale confezione? Se n'e' parlato a Macfrut con Bestack e i big del settore
Giovedì 24 settembre ad aprire la seconda giornata delle kermesse ortofrutticola è stata la tavola rotonda organizzata da Bestack (il consorzio nazionale dei produttori di imballaggi in cartone ondulato per ortofrutta) e CSO-Centro Servizi ortofrutticoli su "Le confezioni in ortofrutta", durante la quale è stata presentata un'indagine condotta dal CSO nel quadriennio 2011-2014 su un campione di soci aderenti al progetto, per vedere quali sono gli imballaggi più utilizzati nell’ambito dei mercati tradizionali italiani, della Grande distribuzione organizzata italiana (GDO) e nei canali esteri.
"Il nostro campione copre circa il 3% della commercializzazione italiana di ortofrutta - ha esordito Elisa Macchi, direttore del CSO - Abbiamo raccolto i dati aziendali relativi a: periodo di rilevazione (2011-2014), numero di imballaggi utilizzati con la specifica della specie (pesche e nettarine, pere e kiwi), destinazione (mercato estero e mercato interno), tipologia di imballaggio (legno, cartone, plastica monouso e riutilizzabile, altro). Complessivamente la base di soci intervistata a campione ha una produzione di oltre un milione di tonnellate annue, per circa 100-120mila imballaggi utilizzati. Ha inoltre un'importante componente di export, oltre il 45%, quando la media italiana è circa 33%".
I dati emersi dallo studio sono risultati particolarmente interessanti, e hanno messo in luce potenzialità del settore da sviluppare in futuro, e criticità invece che andrebbero affrontate con priorità.
"Mentre nei canali tradizionali c'è maggiore potere di scelta, nella GDO la scelta di una tipologia di confezione piuttosto che un'altra è pressoché obbligata - ha sottolineato Stefano Soli, direttore marketing di Valfrutta Fresco - L'imballaggio, dunque, non può essere considerato a prescindere dall'ambito logistico. Guardando al futuro, la mia domanda è: come saranno i centri logistici del domani? Quando tutto sarà robotizzato, ci sarà l'obbligo di standardizzazione: il rischio è quello di perdere in emotività del prodotto a favore dell’omologazione".
Dall'intervento del direttore marketing di Valfrutta Fresco è emersa anche una problematica, che è quella delle situazioni di grigio normativo che si riscontrano in particolare nei mercati generali, dove, in alcuni casi, anche tipologie di imballaggi monouso come il cartone e il legno, vengono in realtà impropriamente riutilizzate e rimesse in circolazione.
Tornando al ruolo del packaging nella valorizzazione del prodotto e del brand, il direttore del consorzio Kiwigold Alessandro Fornari ha sottolineato come il cartone ondulato sia la confezione ideale per quei prodotti nuovi e innovativi che hanno necessità di farsi conoscere. "Il nostro prodotto viene pensato in senso strategico insieme alla sua confezione. E il cartone ondulato non solo ci consente una massima personalizzazione nei punti vendita e sui banchi della GDO, ma ha anche le caratteristiche tecnologiche necessarie a supportare il trasporto verso le mete lontane, garantendo protezione, ventilazione del prodotto e maggiore shelf life".
"Creare valore vuol dire offrire dei prodotti che vengano riconosciuti dal consumatore - gli ha fatto eco Alberto Garbuglia, consigliere delegato di Origine Group - che sono genuini e di qualità e che fanno bene alla salute e anche allo spirito. L'ortofrutta ha questi valori, che vanno comunicati e valorizzati: per farlo ci vuole un imballaggio che li veicoli e li faccia capire a consumatore stesso. Il cartone si presta a questo".
"L'obiettivo dell'indagine che abbiamo chiesto di realizzare al CSO è quello di creare una banca dati sull'utilizzo delle diverse tipologie di confezioni di ortofrutta - ha spiegato il direttore di Bestack, Claudio Dall'Agata - Se ne parla tanto, ma spesso senza numeri sufficienti. Oggi noi vogliamo definire un trend e identificare come gli imballaggi possano effettivamente contribuire in termini strategici a creare valore alla produzione, individuando case history di successo in termini economici. In ultima analisi, questo vuole essere uno stimolo, per gli operatori della filiera, perché quello che abbiamo davanti sia un anno in cui lavorare per affinare quello che si deve fare in futuro".
"Il prossimo step - ha concluso il presidente di CSO Paolo Bruni - sarà quello di allargare il campione considerato, costruendo una base di analisi maggiormente rappresentativa. Andremo a studiare, per canale commerciale di specializzazione, casi aziendali con specifiche politiche commerciali e diversi gradi di utilizzo delle diverse tipologie di imballaggio, al fine di stabilire una connessione economica tra tipologia di imballaggio utilizzato e valore aggiunto creato alla produzione. A parole si parla tanto dell'importanza delle confezioni. Abbiamo bisogno dell'aiuto di tutti per capirlo meglio".