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Il resoconto di FreshPlaza

"Granata (Opera) a Rovigo: "Nelle pere ci siamo ritagliati il ruolo di price setting, ma ora serve massa critica"

A Rovigo, Luca Granata, direttore generale di Opera, aveva già incontrato i frutticoltori. Era aprile 2015 e, all'epoca, l'aggregazione che oggi dirige era ancora un'ipotesi. Lunedì sera, 15 febbraio 2016, è tornato nella stessa sala, sempre ospite di Confagricoltura, ma la situazione è cambiata: oggi Opera ha alle spalle l'esperienza di mesi di lavoro e quasi un'intera campagna commerciale giocata sul campo. "Ora non è più teoria, è pratica", chiosa il direttore.

Pericoltura italiana double face tra problemi e opportunità
Spiega Granata che "i risultati di Opera si comprendono meglio nel contesto", e così snocciola alcuni dei principali dati sulla pericoltura italiana: consumi in calo (-2%) a eccezione del segmento ready-to-eat, ma soprattutto un panorama formato da 30.900 ettari coltivati; 3.500 aziende produttrici per una media di 8,8 ettari coltivati ciascuna; 750mila tonnellate prodotte in media nell'ultimo triennio per una produttività media di 24 ton/ha; più di 30 cooperative, più di 70 operatori commerciali, una capacità di conferimento di 6mila tonnellate al giorno.


Luca Granata, direttore generale di Opera, durante l'intervento a Rovigo.

A leggere i dati, i nodi (e i problemi) del settore vengono subito al pettine. Parliamo di iperframmentazione e concorrenza interna ("ci affanniamo gli uni e gli altri per ridurre i prezzi. Non sappiamo nemmeno quanti sono gli operatori commerciali, almeno 100 che vendono a un numero ristretto di persone"), sovradimensionamento ("abbiamo una capacità di confezionamento tripla rispetto al necessario"), bassa produttività ("perché gli impianti sono vecchi, dovremmo arrivare almeno a 30 ton/ha"). "L'agricoltura italiana – continua il direttore generale di Opera - sta prendendo legnate da chi ha costi del lavoro più bassi, ma anche da chi ce li ha più alti, come Pesi Bassi e Nuova Zelanda, e come tutte le altre colture, il pero ha molti problemi e anche la pera non sta dando soddisfazioni agli agricoltori".

Ancora – dai dati forniti lunedì a Rovigo – un ettaro coltivato a pero richiede 11mila euro di costi fissi, che salgono a 18mila considerando anche quelli variabili. "Abbiamo calcolato – continua Granata - che negli ultimi 3 anni la rendita media di una buona fetta di soci di Opera, rappresentativa del panorama nazionale, è stata di 11.208 euro/ettaro. Questa è un'azienda che chiude. La situazione non è sostenibile: la pericoltura italiana è sul punto di collassare".


Il pubblico lunedì a Rovigo, a destra Luca Granata.

Se il punto di non ritorno è annunciato come temporalmente vicino, per risolvere alcuni dei problemi di cui sopra serve tempo. Si stima una decina d'anni per aumentare la produttività, tra estirpo dei pereti più vecchi, nuove piantumazioni ed entrata in produttività. Allo stesso modo, si stima servano da 3 ai 5 anni per sistemare ed efficientare le strutture, ma si tratterebbe – è stato spiegato lunedì – di guadagnare solo pochi centesimi di euro al chilo.

"La parte principale – chiosa Granata - che si può risolvere domani è il prezzo di vendita. Perché la pera ha un'opportunità unica che in Italia hanno poche altre colture: ha rilevanza planetaria. Come nel kiwi, la pericoltura italiana ha una leadership mondiale. Ci supera solo la Cina, che però coltiva frutti che nulla hanno a che vedere con quelli che si conoscono in tutto il mondo. In questa stagione, Opera ha rappresentato 210mila tonnellate di pere; più del Cile e il doppio del Sud Africa".

Scherza il direttore generale di Opera: "chiederemo al Cile di associarsi", poi prosegue; "L'Italia è il principale player dell'emisfero Nord e quelli del Sud non sono concorrenti, ma potenziali partner. Ma, a dire la verità, non stiamo parlando di tutta l'Italia, perché le pere si fanno in un fazzoletto di terra. in un raggio di 65 km si fanno 600mila ton, con tutti che hanno gli stessi problemi. Se (tutti i produttori di quell'area compresa tra l'Emilia-Romagna, che da sola rappresenta il 65% della produzione italiana e il Veneto, il 12% del nazionale, ndr) si mettessero insieme non ci sarebbe un solo player, uno solo che potrebbe fare a meno di loro. Interessante?", dal pubblico lunedì sera qualcuno commenta con un "Eh sì".


Luca Granata, direttore generale, mostra alcuni dati su Opera.

"Non servono – riprende Granata - alleanze transcontinentali o trans-regionali. Bastano quattro gatti che si mettono insieme. Mi pare di essere in pasticceria con una torta dietro al vetro: quel vetro vien voglia di spaccarlo. Basterebbe andare d'accordo col produttore dietro l'angolo e che parla lo stesso dialetto". Quello dell'aggregazione è proprio uno degli obiettivi di Opera. "Aggregati potremmo esportare, incentivare i consumi, fare politiche di marca, modificare ed efficientare gli impianti; ma sembra che agli agricoltori italiani piaccia perdere soldi da soli piuttosto che guadagnarne in compagnia. La concorrenza fa bene solo a chi compra. Se qualcuno vi dice che la concorrenza fa bene, chiedetegli perché".

La prima (stagione) di Opera
Questo ci porta ai risultati di Opera in questa prima stagione di vita e qui si potrebbero citare le circa 207mila ton (tra fresco e destinato alla trasformazione) conferite, il 27% della produzione nazionale, o i 93 milioni di fatturato raggiunti dall'inizio della stagione alla prima settimana di febbraio, ma forse i dati più salienti – specie per un pubblico di produttori com'era quello di Rovigo – sta qui di seguito.


Pere targate Opera.

"Abbiamo iniziato – spiega il direttore - a calcolare i prezzi sulla base di quello che serve agli agricoltori, introducendo il POP – Prezzo Obiettivo Produttore e l'obiettivo era fare il 20% in più della media dell'ultimo triennio e probabilmente ci arriveremo. Abbiamo un piano di liquidazione ai produttori che non stiamo rispettando, perché liquidiamo prima e nessuno si lamenta, ma miglioreremo anche il cash flow".

Sul fronte commerciale, invece, la novità principale è arrivata probabilmente dalla 'rivalutazione' dello scarto. "Il gusto – spiega Granata – è dato dal rapporto tra il grado zuccherino e l'acidità e le pere piccole sono meglio delle grandi, ma ci lasciamo condizionare dalle dimensioni. Di tutte le pere conferite a Opera, 177mila sono per il fresco e, di queste, la metà sono 65-, scarto quindi: anzi no, ce lo siamo messi in testa noi che sono uno scarto". Così, sugli scaffali della Gdo è arrivato il pack da 3 pere calibro 55, venduto a 99 centesimi di euro: "E' una soluzione win win per tutti e all'agricoltore liquidiamo 60 eurocent/kg per delle pere un tempo considerate di scarto".


A Rovigo nell'incontro organizzato nella sede di Confagricoltura. Da sinistra Massimo Chairelli, direttore di Confagricoltura Rovigo, Stefano Casalini, presidente dell'OOAA locale, e Luca Granata, direttore generale di Opera.

"Nelle ultime quattro ettimane – continua - stiamo vendendo più del previsto e abbiamo alzato il prezzo dei calibri centrali delle Abate di 5 centesimi, e ne abbiamo ancora il 30% in magazzino. Ci siamo presentati a Fruit Logistica, dove nessuno parla di pere, e per la prima volta nella mia vita mi è capitato di raccogliere ordini per la settimana successiva".

Capitolo export. Sempre a Berlino, continua il direttore di Opera, "ho assaggiato la pera Rocha portoghese e se loro riescono a venderla all'estero, anche noi possiamo vendere le Abate. Abbiamo portato le pere a Hong Kong dove vogliono i calibri 55/60 e l'anno prossimo saremo a Singapore; semplicemente abbiamo preso le statistiche di belgi e olandesi (sul dove esportavano) e andiamo là a spaccargli i denti, perché le nostre Abate sono migliori delle loro Conference".


Lo stand di Opera a Fruit Logistica 2016.

Un terremoto
Probabilmente però, il maggiore successo commerciale di Opera è stato un altro e ha a che vedere con la mission di Opera e anche con il modo in cui vengono determinati i prezzi di vendita. "Con 200mila tonnellate in mano a Opera – riprende Granata - gli altri aspettano di sapere a che prezzo vendiamo per offrire le pere a 1 centesimo in meno: l'abbiamo visto con la Carmen, pur essendocene poca, e abbiamo tenuto su le braghe, perché così ci siamo ritagliati il ruolo di price setting", di quelli cioè in grado di influenzare il prezzo di vendita.

Ma vediamolo, il caso della Carmen, citato lunedì perché trattandosi di una pera estiva la commercializzazione è già conclusa e i dati sono definitivi. Anche per questa pera, la Camera di Commercio di Ferrara ha stimato i prezzi di liquidazione al produttore minimi e massimi, rispettivamente 71 e 77 eurocent/kg, ma Opera è riuscita a liquidare la Carmen a poco più di 83 centesimi, proprio evitando il rilancio al ribasso del prezzo che si verifica spesso, se non sempre, in situazioni di offerta frammentata.

"Quest'anno – riprende Granata - i commercianti hanno pagato il doppio per l'Abate, ma è stata una percezione, una suggestione dettata dal fatto che sul mercato era arrivata Opera".


"Un anno, proviamoci per un anno": Luca Granata esorta all'aggregazione.

Le note dolenti
Tutto rose e fiori? No, e il direttore generale di Opera non nasconde che "sappiamo che abbiamo fatto pochissimo e che potevamo fare meglio (ad esempio ha ammesso problemi nei destoccaggi della Conference, sui cui si sta correggendo il tiro), ma qualche idea sul futuro ce l'abbiamo. Il nostro unico problema è che siamo piccoli, ci mancano i volumi" per raggiungere gli obiettivi di Opera, tra cui la creazione di una marca di pere leader nel mondo (cfr. FreshPlaza del 16/02/2016).

Da qui una chiamata all'aggregazione rivolta ai pericoltori (e com'è stato a Rovigo, seguiranno altri incontri del genere). "Il prezzo di quest'estate – conclude Granata - è stata emotività, ma quest'emotività è finita. I prossimi mesi saranno cruciali più di quelli passati. Proviamoci un anno, anche solo un anno, a mettere insieme mezzo milione di tonnellate di pere; mal che vada, poi ognuno per la sua strada; ma almeno ci togliamo uno sfizio. Facciamoci gli applausi quando liquideremo 75 centesimi al chilo a tutti i pericoltori. Con le pere sarebbe una sciocchezza".


Atos Bortolotti, vicepresidente di Opera, a Rovigo.

Al riguardo, emblematico l'intervento lunedì di Atos Bortolotti, vicepresidente di Opera e presidente di una cooperativa di produttori del Polesine, Perarte, (ex Opera, prima di cedere il nome alla newCo): "La domanda – ha chiesto ai produttori presenti in sala - è: ci va bene il sistema com'è andato finora? Per noi, no. E' imprevedibile. Un mercato che dipende da tutti, tranne che da noi".

Contatti:
Opera Sca - Società Cooperativa Agricola
Via Bruno Tosarelli, 155
40055 Villanova di Castenaso (BO) - Italy
Tel.: +39 051 780201
Fax: +39 051 6062851
Email: [email protected]
Web: www.operapera.it