La sala del meeting.
"La maggiore criticità è dovuta alla difesa fitosanitaria, perché abbiamo un numero importante di trattamenti specie per la ticchiolatura e specie per le varietà sensibili come la Golden Delicious", sostiene Fabrizio Dolzani della Fondazione Mach.
I trattamenti portano a fenomeni di deriva (quando i trattamenti finiscono cioè in aree non desiderate) e di conseguenza a una difficile convivenza tra produttori e non, specie dove i due sono confinanti. Per raggiungere l'obiettivo della sostenibilità, durante la giornata tecnica sono state proposte diversi possibilità, a partire da nuove strutture per gli impianti.
Un momento della 19esima Giornata Tecnica "La frutticoltura nella Valle del Noce". (Fonte foto: Facebook - Fondazione Edmund Mach)
Per quelli già esistenti e in produzione e per i quali si prevedono ancora alcuni anni di produttività "è fondamentale ridurre il volume delle piante fino a massimo 3 metri d'altezza e arrivare a pareti più strette attraverso una potatura di contenimento", continua Dolzani; mentre per evitare la deriva alla Mach hanno studiato l'uso di barriere naturali (come le siepi) e artificiali (come i teli antipioggia), così come una gestione più oculata degli atomizzatori.
Sugli impianti nuovi invece "dobbiamo pensare a una diversa struttura: frutteti pedonabili o semipedonabili per una gestione da terra, con piante a taglio ridotto, da 2,5/3 metri massimo e pareti strette. Una soluzione che permette anche la copertura con reti antinsetto monofilari, la meccanizzazione di alcune operazioni come il dirado e la potatura, e in fase di difesa meno dispersione perché si usano volumi minori", spiega Dolzani.
Ma soprattutto "possiamo pensare a varietà resistenti o comunque meno sensibili", che abbiano così bisogno di minori trattamenti. Com'è stato rimarcato ieri, c'è un crescente interesse verso questo tipo di varietà, specie se ticchiolatura-resistenti (TR), sia da parte dei consumatori sempre più attenti al tema dei residui sia da parte della Gdo, che in diversi casi chiede prodotti con residui massimi anche molto inferiori rispetto a quelli ammessi per legge. "Di varietà resistenti – riprende Dolzani - si parla già da anni e quelle licenziate sono già diverse, ma non avevano avuto un riscontro oggettivo da parte di consumatori e produttori perché probabilmente non avevano qualità organolettiche confrontabili"; almeno finora.
Il pubblico di ieri a Cles. (Fonte foto: Facebook - Fondazione Edmund Mach)
Infatti, continua, "negli ultimi anni sono arrivate varietà resistenti alla ticchiolatura e all'oidio con caratteristiche paragonabili, se non superiori alle varietà tradizionali. In Europa sono 3.500 gli ettari piantumati con queste cultivar e probabilmente il dato è sottostimato". In Italia sono diverse le varietà TR testate; troviamo mele come, in breve:
- Isaaq®, mela snack brevettata dal CIV – Consorzio Italiano Vivaisti e che matura 10 giorni prima della Golden;
- Renoir, altra mela del CIV, matura 10 giorni prima di Golden ed è autodiradante;
- Topaz, ottenuta dall'incrocio tra Rubin e Vanda, matura 5 giorni prima della Golden ed è di colore rosso striato;
- Opal, un incrocio tra Golden Delicious e Topaz;
- Crimson Crisp®, precoce su Golden di 8 giorni, dalla produttività buona e costante, è di color rosso brillante e allega 1/2 frutti per mazzetto;
- Fujion®, un altro risultato del CIV, di epoca Fuji; il frutto è di color rosso striato;
- Inored Story®, francese che matura 2 settimane dopo Golden, compatta, colora bene anche in coltivazioni ad altezze più basse
- le mele a polpa rossa, un segmento che sta destando interesse sia nel mondo della ricerca sia in quello della produzione;
- Lumaga Galant®, una varietà in fase pre-commerciale (cfr. articolo correlato)
"Sicuramente – riprende Dolzani - le pratiche colturali e le alternative varietali aiutano a contenere l'uso di prodotti fitosanitari e ad andare verso gli obiettivi del PAN (Piano d'Azione Nazionale). Non devono essere limitati a ridosso delle aree sensibili, ma anche su superfici più ampie".
Un momento della 19esima Giornata Tecnica "La frutticoltura nella Valle del Noce". (Fonte foto: Facebook - Fondazione Edmund Mach)
La sostenibilità chiama, e fa rima con responsabilità: "apparteniamo a un sistema complesso", rimarca Massimiliano Gremes di Melinda; un sistema che, rimanendo nella sola Val di Noce, comprende 400mila tonnellate di mele prodotte all'anno, 4mila e passa agricoltori con aziende anche di ridotte dimensioni (la media è di 2 ettari per azienda). "E' un territorio vocato difficile da gestire, ma fortunatamente viviamo di un forte radicamento della cooperazione", sottolinea Gremes; questo ha permesso a Melinda e associati di fare non pochi passi in avanti proprio verso la sostenibilità. Leggasi, per citare alcuni casi, lo svecchiamento del parco macchine, specie degli atomizzatori, o ancora il passaggio in toto (al 100%) al sistema della confusione sessuale per la lotta alla carpocapsa, mentre ora sono allo studio sistemi di confusione che richiedono 2 dispenser per ettaro contro i 550 per ettaro di oggi. Similmente, c'è l'obiettivo di arrivare entro il 2017 alla completa informatizzazione dei Quaderni di Campagna, per monitorare i trattamenti.
"Certamente – conclude Gremes - non abbiamo fatto tutto, c'è ancora tanto da fare, ma dobbiamo soprattutto noi produttori farci un'esame di coscienza ed effettuare tutte le operazioni per il percorso indicato dal PAN, che è lo stesso indicato da Melinda da anni e anni (in una parola: sostenibilità). Ognuno deve pensare a comportarsi bene. Con questo possiamo fare un altro salto di qualità. Gli strumenti li abbiamo, l'informazione l'abbiamo, ora la palla passa a tutti noi".
Contatti:
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