Pesche piatte: storia evoluzione e sfide illustrate alla 60ma Mostra Pomologica di Roma
Questa la premessa generale del convegno dedicato alle pesche, in particolar modo a quelle piatte (o platicarpa che dir si voglia), organizzato sabato 23 luglio 2016 dal CREA-FRU, Centro di Ricerca per la Frutticoltura di Roma in occasione dell'annuale Mostra Pomologica, giunta quest'anno alla sua 60ma edizione.
Il tavolo dei relatori. Da sinistra a destra: Davide Neri, Ignasi Iglesias Castellarnau, Marco Eleuteri, Marcello Cutuli e Ignazio Verde.
L'excursus, introdotto dal direttore del CRA-FRU, Davide Neri, ha visto gli interventi di ricercatori, imprenditori, relatori provenienti da altre discipline, oltre a ospitare una importante delegazione iraniana composta dai principali rappresentanti della Repubblica dell'Iran presso le Nazioni Unite a Roma, guidata dall'ambasciatore Majid Dehghan Shoar.
L'ambasciatore iraniano insieme a Davide Neri.
Il gene della pesca piatta e la sua diffusione
In quanto al tratto genetico responsabile della forma piatta delle pesche (e nettarine), è un connotato che si trova in un solo "locus" (S) sul cromosoma 6 del pesco. "Sappiamo dove si trova - spiega il ricercatore CREA-FRU Ignazio Verde nella relazione introduttiva - ma non è stato isolato. E' collocato tra i 315 geni di un certo tratto del DNA, ma si può cercare di 'avvicinarlo' solo mediante l'uso di marcatori molecolari, non sempre però predittivi al 100% rispetto al connotato desiderato".
La platea.
Grazie a un approfondito studio da parte del gruppo di Genetica Molecolare del CREA-FRU (in collaborazione con vari istituti internazionali) su 120 accessioni di pesco, è stato possibile per i ricercatori individuare 62 tipologie di pesche piatte, raggruppabili in tre diversi cluster: uno di origine orientale; il secondo facente capo alle platicarpa del tipo Tabacchiera siciliana, paraguayo spagnolo e a cultivar cinesi; il terzo cluster facente capo alla Stark Saturn, a sua volta derivazione di altri parentali.
Ignazio Verde (in foto qui sopra) spiega: "La presenza nel medesimo raggruppamento di pesche piatte cinesi e siciliane potrebbe essere stato determinato dai viaggi dei missionari italiani in Cina nel 1600 o viceversa, considerando anche la presenza di tipologie spagnole nello stesso cluster, dalla diffusione di pesche piatte da parte di Spagnoli di ritorno dalla Cina, che abbiano fatto stanza anche in Sicilia". Chissà che però in tutto questo non c'entri anche Marco Polo, è stato notato dalla platea.
L'importanza del miglioramento genetico
Fino agli anni Ottanta, cioè fino all'epoca dell'affermazione della Stark Saturn, la coltivazione delle tipologie tradizionali di pesche piatte (come la Tabacchiera siciliana) era possibile solo in aree ristrette, a causa della scarsa resistenza al freddo della pianta; inoltre, i frutti risultavano troppo delicati (con spaccature nella cavità calicina, distacco della buccia alla raccolta, suscettibilità alle manipolazioni), con scarsa pezzatura e scarso sovraccolore e una shelf life troppo breve per poter essere commercializzati in mercati distanti dai luoghi di produzione.
Nel ripercorrere le tappe storiche del miglioramento genetico della platicarpa, il ricercatore CREA-FRU Marcello Cutuli (in foto qui sotto) sottolinea: "L'arrivo della Stark Saturn, sviluppata dalla stazione sperimentale agricola del New Jersey e poi concessa in licenza ai vivai Stark Brother's, rivoluzionò tutto".
La nuova varietà di pesca platicarpa si distingueva dalle sue antenate principalmente per essere più resistente al freddo. Presentava inoltre frutti qualitativamente superiori: con una buccia più sottile e colorata, una polpa più gustosa e saporita e con una conservabilità maggiore.
Tali caratteristiche spinsero anche l'Istituto Sperimentale di Frutticoltura di Roma ad avviare a propria volta un programma di miglioramento genetico, che migliorò ulteriormente la qualità del frutto, estendendo sensibilmente il calendario di raccolta. I ricercatori denominarono quella nuova famiglia varietale "UFO". Oggi il calendario di maturazione va, per le pesche piatte, da maggio a ottobre; più breve quello delle nettarine piatte.
Si possono ripercorrere tutte le tappe di questa storia nell'articolo a cura di Marco Eleuteri, intitolato "Pesche platicarpa, l'evoluzione della specie: dalla Tabacchiera alla Saturnia®". Eleuteri è stato presente nell'occasione del convegno come relatore, in veste di rappresentante della prima azienda italiana (l'agricola Eleuteri, associata alla Aop Armonia) ad aver investito convintamente nella coltivazione e nella valorizzazione delle nuove varietà di platicarpa (clicca qui per approfondire l'intervento di Eleuteri).
Marco Eleuteri
La ricerca prosegue; CREA-FRU ha presentato nell'occasione tre nuove selezioni (Livia, Cornelia e Lucilia) che, su oltre 424 selezioni in stato avanzato di valutazione e oltre 2mila semenzali, presentano un comportamento costante negli anni.
I prossimi traguardi del breeding in questo segmento, che deve mantenere sempre un occhio di attenzione verso le esigenze commerciali, sono: pesche piatte di tipo "stony hard" (caratterizzate da scarsa o nulla emissione di etilene alla maturazione), a polpa rossa, deantocianiche, che recuperino i caratteri organolettici delle tradizionali Tabacchiere e che presentino caratteri di rusticità per agevolare la coltivazione in un clima che cambia.
E la Spagna?
Il primo paese al mondo per superfici e commercio di pesche piatte (paraguayos) e nettarine piatte (platerinas) è la Spagna. Cosa dire della storia, evoluzione e sfide che attendono questo Paese e la sua ricerca frutticola?
A dipingere un quadro completo e dettagliato della situazione è stata una figura di spicco: l'insigne Prof. Ignasi Iglesias Castellarnau dell'istituto di ricerca IRTA (Catalogna - Spagna). Alla sua relazione è dedicato un nostro approfondimento a parte (clicca qui per accedere all'articolo).
Per una galleria fotografica sulla Mostra Pomologica 2016, clicca qui!