Come sottolineato da Gianni Tacconi si tratta di una problematica non soltanto produttiva ma anche sociale: "Alcune aziende colpite non sanno cosa altro fare e molte persone sono state costrette a cambiare lavoro. C'è anche una sensazione di rabbia e impotenza, perché mancano i soldi per la ricerca. Anche chi vive di commercio del kiwi non si è ancora organizzato per fare massa critica, per esempio destinando un centesimo al kg per la ricerca in questa direzione. Io, in tanti anni di lavoro, non solo non ho mai visto destinare 1 cent/kg alla ricerca, ma neppure 1 cent in assoluto".
Secondo Tacconi, gli unici ad essersi mossi, al momento, sono il Consorzio di tutela del Kiwi di Verona e gli assessori di alcuni Comuni che fanno capo all'assessore di Sommacampagna (il signor Allegri): "Stanno spingendo per ottenere qualcosa: sono stati anche dal sottosegretario all'Agricoltura per sensibilizzare su questa problematica".

A sinistra pianta con apparato radicale sofferente. A destra grossa radice marcescente.
La rapidità del fenomeno del collasso delle piante colpite da moria, si spiega anche per il fatto che le radici di una pianta di kiwi cominciano a morire già 4-5 ore dopo l'asfissia. Quello che lascia perplessi è che il fenomeno stia attaccando su terreni dove il kiwi veniva coltivato già da 30 anni.