"La disinformazione viaggia sul web: "State attente a mele, fragole e pesche"
Si parte subito con un bel ceffone alla mamma di turno, alla quale viene propinata la classifica dei 5 cibi più contaminati, manco fossimo a Chernobyl nell'aprile del 1986. Comunque per la rivista (online in questo caso) bisognerebbe stare lontano da mele, pesche e frutta da albero. A parte che non si sa bene cosa sia la frutta da albero, dato che anche mele e pesche, si presume, siano nella categoria. In tal modo, utilizzando a proprio piacimento dei presunti dati Efsa, si suggerisce alla lettrice di non comprare la "frutta da albero", o al massimo comprare biologico.
Peccato che qualcuno non sappia che la lotta integrata, praticata in Italia, porta ben al di sotto di qualsiasi soglia di tolleranza i residui. Forse i dati presi in considerazione derivavano da prodotti di importazione. Ma non è dato a sapere.
Dopo la frutta da albero, ecco che non bisogna comprare fragole, frutti di bosco e uva, perché contenenti pesticidi oltremisura. Proseguendo nella lettura c'è il sospetto che chi ha elaborato l'articolo sia a digiuno delle leggi, dei controlli, e di quanto impegno migliaia di agricoltori stanno mettendo nel conseguire i patentini per l'uso dei fitofarmaci, spendendo centinaia di euro per regolare le proprie attrezzature. Sperando, comunque, di fare sempre meno trattamenti possibili perché costano. E perché distribuire fitofarmaci non piace a nessuno.
Ma no, per qualcuno è meglio spaventare la gente e continuare scrivendo che lattuga e spinaci sono sporchi. Sì, magari di terra, che si lava via, mentre le competenze di qualcuno sarà difficile renderle linde.
Questo nostro servizio non ha lo scopo di denigrare il lavoro altrui, bensì dare una chiave di lettura più consona e il giusto rispetto a tutti gli operatori della filiera ortofrutticola.