Cisgenesi: la politica deve compiere delle scelte
FreshPlaza (FP): Esistono aziende che stanno investendo su queste tecnologie e, se sì, di che tipo?
Fabio Veronesi (FV): Credo che investimenti in queste tecnologie, soprattutto quelle di genome editing, siano effettuati da tutte le aziende importanti. Naturalmente tutte le tecnologie sono coperte da brevetti e per la più recente (CRISPR-Cas9, acronimo che sta per l'enzima prodotto dal gene Cas9 e i Clustered Regularly Interspaced Short Palindromic Repeats, le ripetizioni palindromiche di gruppi di Dna estraneo disposti a intervalli regolari., ndr) c'è una disputa tra due ricercatori negli USA circa la titolarità dell'invenzione. Per quest'ultima - molto più facile da utilizzare rispetto alle precedenti (e quindi in fase esplosiva, sia per la ricerca che per il breeding) - sono disponibili kit commerciali.
Fabio Veronesi e la platea durante il convegno della Cdo agroalimentare organizzato a Imola il 6 dicembre
FP: In Italia si potranno mai utilizzare simili tecniche?
FV: Innanzitutto va chiarito che la cisgenesi (inserimento di geni da specie sessualmente compatibili mediante tecniche di ingegneria genetica) è stata definita da EFSA come analoga alla transgenesi (salvo che potrebbe presentare livelli di rischio minori) e dà origine a OGM secondo la definizione del Reg. 2001/18.
Una revisione della 2001/18 per esentare la cisgenesi dalla regolamentazione degli OGM sarebbe opportuna, ma non sembra sia prevedibile a breve. Di conseguenza, e contrariamente a quanto emergerebbe da dichiarazioni ministeriali, è molto improbabile che piante da cisgenesi possano essere coltivate in Italia.
A sinistra Fabio Veronesi, con il professor Angelo Frascarelli durante il convegno della Cdo agroalimentare organizzato a Imola il 6 dicembre
FP: E sul genome editing quali novità ci sono?
FV: Per quanto riguarda la tecnologia di genome editing, limitatamente alla sua applicazione per ottenere mutazioni di geni target, l'Unione Europea non ha voluto prendere posizione riguardo alla natura giuridica dei prodotti ottenuti. Il mondo della ricerca e l'industria sostengono che, in quanto mutanti che non contengono tratti di DNA estraneo, le piante ottenute dovrebbero essere esentate dall'applicazione delle leggi sugli OGM, come avviene per i mutanti indotti con i metodi "classici" (radioisotopi, mutageni chimici, ecc.). A maggior ragione, perché i mutanti da genome editing contengono solo la mutazione del gene target, e non altre mutazioni casuali come avviene invece per i mutanti tradizionali.
La corte Europea di giustizia è stata investita della questione da organizzazioni francesi: anche in questo caso rischiamo che i giudici decidano su questioni tecnico-scientifiche che i politici non riescono a dirimere. Se passasse il principio che tali nuovi mutanti non sono OGM, allora l'industria italiana sarebbe libera di investire.
FP: Quali politiche stanno adottando le multinazionali?
FV: Non ho notizie dirette, ma stanno naturalmente impiegando le nuove tecnologie. Tuttavia, a quanto risulta, non ne hanno l'esclusiva (a meno che non acquistino tutti i brevetti), tanto che anche aziende di minori dimensioni stanno partecipando alla corsa.
Nel mondo, le nuove tecnologie stanno già contribuendo a nuove varietà coltivate, come è già stato per gli OGM (oggi coltivati su 180 milioni di ettari). Dal punto di vista del breeder, ciò che sta cambiando è la precisione e rapidità nell'ottenimento di caratteri utili, che sicuramente sta registrando un'accelerazione notevole. Credo che la maggior precisione delle tecniche di modifica del genoma non potrà che aiutare la diffusione delle nuove tecnologie e delle varietà che ne derivano.
Il prossimo appuntamento della Cdo agroalimentare è il Forum che si svolgerà a Milano Marittima (Ravenna) il 27 e 28 gennaio 2017. Tutte le informazioni su www.cdoagroalimentare.it