Scarti vegetali delle strutture ortofrutticole, quando e come destinarli alla mangimistica
Si comincia a parlare di economia circolare, dove i prodotti mantengono il loro valore aggiunto il più a lungo possibile e non ci sono rifiuti. Quando un prodotto raggiunge la fine del ciclo di vita, le risorse restano all'interno del sistema economico, in modo da poter essere riutilizzate più volte a fini produttivi e creare così nuovo valore.
Chiediamo all'avvocato Gualtiero Roveda (foto), consulente di Fruitimprese, in quale misura il settore agricolo sarà coinvolto nei progetti europei di economia circolare.
"L'agricoltura - esordisce Roveda - ha, tradizionalmente, sempre riutilizzato i suoi sottoprodotti con modalità circolari. Negli ultimi decenni, però, l'agricoltura industriale ha determinato una produzione più lineare, con sempre maggiore apporto di materie prime dall'esterno, l'esaurirsi di queste e la conseguente produzione di rifiuti da smaltire".
"L'agricoltura, tuttavia, produce molti scarti che possono trovare un ulteriore impiego, come ad esempio nella produzione di mangimi, di bioenergia e per il miglioramento della qualità del suolo attraverso l'interramento, attività che contribuiscono oltre che a un uso più efficiente delle risorse naturali anche a favorire la stessa competitività delle aziende agricole. La gestione efficiente e sostenibile delle risorse è già da tempo un obiettivo delle politiche di sviluppo rurale".
FreshPlaza (FP): Cosa si intende per Prodotto, Sottoprodotto e Rifiuto dal punto di vista legislativo?
Gualtiero Roveda (GR): Il Prodotto è quanto originato da un processo di produzione di cui è lo scopo principale. La definizione è di origine giurisprudenziale. Nella normativa nazionale non esiste una definizione ufficiale.
Il Sottoprodotto è tale se soddisfa tutte le seguenti condizioni:
a) la sostanza è originata da un processo di produzione, di cui costituisce parte integrante, e il cui scopo primario non è la produzione di tale sostanza;
b) è certo che la sostanza sarà riutilizzata da parte del produttore o di terzi;
c) la sostanza può essere utilizzata senza ulteriore trattamento diverso dalla normale pratica industriale;
d) l'ulteriore utilizzo è legale.
Rifiuto è, invece, qualsiasi sostanza di cui il detentore si disfi o abbia deciso o abbia l'obbligo di disfarsi. I rifiuti sono classificati, secondo l'origine, in rifiuti urbani o speciali e, secondo le caratteristiche di pericolosità, in rifiuti pericolosi e non pericolosi.
FP: Qual è la distinzione tra rifiuti urbani e speciali?
GR: Dipende dalla provenienza. Ad esempio i rifiuti domestici prodotti nell'abitazione di un agricoltore sono rifiuti urbani, mentre quelli prodotti in campo e/o in magazzino sono definiti speciali. I rifiuti derivanti da attività agricole e agro-industriali sono classificati come rifiuti speciali.
FP: Gli scarti di lavorazione di frutta e verdura possono essere ceduti per alimentazione animale?
GR: Se soddisfano tutte le condizioni per essere utilizzati come sottoprodotti la risposta è positiva. In particolare dovrà essere osservata la normativa in materia di mangimi per animali. Chi cede prodotti per mangimi è, infatti, direttamente responsabile della sicurezza mediante l'attuazione di procedure basate sull'analisi dei rischi, sul controllo dei punti critici (HACCP) e l'applicazione di buone pratiche igieniche. Inoltre i mangimi possono essere ceduti solo da stabilimenti registrati/riconosciuti ai sensi del Regolamento(CE) 183/2005.
In sintesi si deve trattare di scarti di prodotti per l'alimentazione umana, avviati all'alimentazione animale per motivi non sanitari, in quanto scarti del ciclo di condizionamento, eccedenze o prodotti non conformi agli standard stabiliti per il commercio,ad esempio per dimensione o malformazione.
Tutte le materie prime cedute per mangime, devono essere di qualità sana, genuina e commerciabile di modo da non rappresentare alcun pericolo per la salute degli animali, delle persone e dell'ambiente. Le materie prime per mangimi devono essere stoccate in bins di plastica all'esterno dei locali di lavorazione per un tempo molto breve. Se si innescano i fenomeni di fermentazione naturale, rientrano nella categoria dei rifiuti e come tale vanno gestite.